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Daredevil – Rinascita

2025
Titolo Originale:
Daredevil: Born Again
CAST:
Matt Murdock / Daredevil (Charlie Cox)
Wilson Fisk / Kingpin (Vincent D'Onofrio)
Heather Glenn (Margarita Levieva)

Il nostro giudizio

Daredevil – Rinascita è una serie tv del 2025 ideata da Dario Scardapane e Matt Corman e Chris Ord.

Sono passati dieci anni dall’apparizione di Daredevil sul piccolo schermo. Esplosione, più che apparizione. Fu amore a prima vista, rimanemmo a bocca aperta davanti a uno spettacolo così violento, oscuro, rabbioso e realistico. La vetta assoluta della tv supereroica, parente stretta, peraltro, del Batman di Nolan. Hell’s Kitchen come Gotham, e i combattimenti a mani nude così furiosi da farci ripensare a The Raid, e anche al cinema coreano più feroce. Tre stagioni e stop. Seguite da sei anni di preghiere, invocazioni e bava alla bocca, alla bocca di un vastissimo fandom. Alla fine hanno funzionato. Dopo l’incoraggiante cameo di Charlie Cox/Matt Murdock in Spiderman No Way Home, Daredevil is born again. Tra i fan c’è sempre stata anche una coppia di registi che amiamo molto da queste parti: Justin Benson e Aaron Moorhead, passati in pochi anni dal dirigere piccoli gioielli fotticervello horror/sci-fi realizzati con due soldi, a varcare la scintillante porta d’ingresso di casa Marvel. Prima Moon Knight, poi Loki, e ora si ritrovano a coprodurre (e dirigerne gli episodi chiave) la rinascita di Daredevil. Che non è una quarta stagione, ma nemmeno un reboot del tutto estraneo. La nuova serie imbocca altre strade, ma sempre parallele. Senza mai rinnegare il passato. Anzi, i legami sono molto forti.

A cominciare dal cast: i protagonisti sono tutti capaci di trasmettere la continuità della storia. Anche la common people di New York è protagonista: le loro voci e i loro volti sono spesso sullo schermo, così come le loro opinioni riguardo la presenza/assenza dei vigilanti mascherati in città. E riguardo la novità politica della serie: Wilson Fisk candidato sindaco. Che rafforza la natura duale dell’arco narrativo: Fisk/Kingpin contro Murdock/Daredevil. Un duello rappresentato alla grande in una scena madre, quasi un omaggio a De Niro/Pacino in Heat: i due seduti in un ristorante, uno di fronte all’altro, un duello verbale nel quale odio e rispetto sono palpabili, un confronto che promette scintille. Il male e il bene che si scontrano, si mescolano, si confondono, e menano e meneranno con pari violenza. Impossibile non pensare a Trump: il motto di Fisk in campagna elettorale è Fisk Can Fix It, ma potrebbe benissimo essere Make New York Great Again.

Nei primi episodi è Matt Murdock a monopolizzare il piccolo schermo (targato Disney, non più Netflix), più che il suo alter ego mascherato. Il suo nuovo studio, i suoi collaboratori, I clienti, i processi; ma sempre con la sensazione che ogni puntata, ogni dialogo, ogni personaggio contribuiscano a rafforzare l’imminente rinascita. E dopo una breve ma incoraggiante apparizione di Frank Castle/Punisher, è l’arrivo di Muse – il terrificante serial killer/graffitaro – a spingere l’avvocato cieco verso il suo costume rosso. C’è una tensione, soprattutto emotiva ma anche legata alle dinamiche classiche del genere crime, molto forte e costante in questo graditissimo ritorno (non abbiamo citato Vanessa, la moglie di Fisk, che è un altro personaggio potentissimo, in prospettiva forse il più noir di tutti). C’è anche una consapevolezza del mondo contemporaneo e dell’America reale che rasenta la chiaroveggenza, e tutto concorre a creare una serie che può soddisfare anche gli usuali detrattori degli eroi in calzamaglia. Per i fans hardcore è tutto oro che cola: il ponte tra la serie Netflix e l’attuale è stato pensato, scritto e diretto con tanto amore e talento che di meglio non si poteva proprio fare. Choc e lacrime comprese.