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F1 – Il film

2025
Titolo Originale:
F1: The Movie
REGIA:
Joseph Kosinski
CAST:
Brad Pitt (Sonny Hayes); Javier Bardem

Il nostro giudizio

F1 – Il film è un film del 2025 diretto da Joseph Kosinski.

Le onde dell’oceano si infrangono in primo piano sulla battigia, mentre la luce dorata e arancione del tramonto (alba?) ammanta tutto di una morbida patina che ben conosciamo. Potrebbe essere l’attacco di Top Gun, se non fosse che le immagini del mare sono inframmezzate da altre, di qualità analogica, riprese dal cockpit di una macchina di Formula 1 degli anni 90. Un incipit che, con la scritta “prodotto da Jerry Bruckheimer”, sa di velivoli lanciati a folle velocità (non importa se nell’aria o per terra), corpi sudati in esposizione e competizione a mille, insomma siamo nel campo da gioco di Tony Scott. E considerando che Joseph Kosinski ha già firmato, 3 anni fa, il sequel di Top Gun, tutto torna. Se 50 anni fa, il ruolo di Sonny Hayes, promessa non mantenuta della Formula Uno che torna in pista per un ultimo riscatto, sarebbe stato affidato al carisma sdrucito di Steve McQueen, oggi l’unico che può portarne il vessillo con dignità forse è proprio Brad Pitt. Cruise, nonostante i suoi Giorni di tuono, ha la faccia troppo pulita. La trama è basica, l’abbiamo già riassunta prima: come ulteriore elemento tipico va aggiunta la competizione tra il pilota esperto e indomito ma spericolato, e il giovane pilota pivellino moderno, preso dai follower e da Tik Tok. Non può mancare Inoltre la storia d’amore, in questo caso con l’ingegnere che progetta le modifiche dell’auto, Kate, interpretata dalla Kerry Condon degli irlandesi The Banshees of Inisherin e In the Land of Saints and Sinners.

Se dunque ci ritroviamo tra i più classici archetipi narrativi dei film sulle auto da corsa, la particolarità è l’attenzione accurata alle strategie che un team di formula 1, non in voga come la Ferrari o la Red Bull, deve mettere in atto per poter raggranellare qualche punto. Tali strategie includono le modifiche al setup dell’auto, la giusta programmazione dei cambi di ruota ai pit stop, le tipologie di ruote da montare (slick, intermedie o da bagnato), nonché tutta una serie di trucchetti, al limite del regolamento, con cui Hayes riesce a favorire il proprio compagno di squadra e a far portare a casa i punti al proprio Team. La consulenza sul set del campione di Formula 1 Lewis Hamilton è palese per l’acribia con cui tutti questi dettagli sono stati accuratamente riportati nel film. Non basta infatti andare veloce, infischiandosene del proprio compagno di squadra e del destino del proprio Team. Occorre mettere in atto machiavelliche strategie per far guadagnare quei pochi punti indispensabili a far rimanere a galla il team a APXGP. In tutto questo ci si mettono di mezzo anche avidi investitori che non vedono l’ora di far affondare il team per lucrare sulla vendita. Non manca infine il vecchio collega, Ruben, interpretato da Javier Bardem, che funge da classico richiamo all’avventura per il nostro (almeno all’inizio) riluttante protagonista.

Buttati tutti questi elementi sul piatto, per lo più canonici, è chiaro che il pezzo forte di F1 sono le riprese in pista: la macchina da presa incollata all’asfalto, le soggettive dai cockpit, le improvvise panoramiche a schiaffo che trasformano le soggettive intensi primissimi piani a trecento chilometri orari, le inquadrature a filo di ruota, i fluidi di movimenti di macchina che vanno incontro ai bolidi lanciati sulla pista a folle velocità. L’apparato visivo garantisce una spettacolarità esaltante, forse più fredda rispetto alle altrettanto spettacolari riprese di Rush di Ron Howard e di Ford vs Ferrari di Mangold, ovvero i riferimenti più belli e recenti nel campo dei film sulle auto da corsa. È come se nei due film citati, oltre alle macchine, ci sia anche il cuore lanciato sulla pista in quelle riprese a 300 all’ora; qui invece si percepisce un maggiore studio a tavolino di punti di vista, prospettive spettacolari e punti di fuga da cardiopalma, laddove gli altri due film davano invece la sensazione di qualcosa che potesse affidarsi anche alla realtà che bussa alla porta del set, sebbene chiaramente c’è stata per forza anche lì una programmazione accurata delle riprese. Si tratta solo di sensazioni per chi, come scrive, adora le riprese di corse d’auto che trasudano olio e asfalto bollente. La colonna sonora varia dal vintage dei Led Zeppelin e dei Queen a brani più attuali che commentano fin troppo le azioni delle auto e gli eventi che coinvolgono le persone. Avremmo gradito qualche brano da playlist in meno e qualche rumore di motori in più. Notevole e congruo invece lo score originale di Hans Zimmer, con quelle sfumature elettroniche vagamente anni 80-90, che si coniugano perfettamente alle immagini. In conclusione F1 è uno spettacolo divertente e godibilissimo, che non vuole e sa di non essere più di ciò che vuole offrire: pura adrenalina su quattro ruote, sostenuta dal carisma spavaldo e ottimamente stagionato di un Brad Pitt che, a questo punto della sua carriera, può permettersi qualunque cosa.