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Il cinema di Cthulhu

Autore:
Claudio Gargano
Editore:
Martin Eden

Il nostro giudizio

Ci sono libri di cinema che non sono “libri di cinema”, ma viaggi lunghi e complessi nella cultura dell’orrore, quindi dentro noi stessi, cioè nel bisogno dell’uomo di essere spaventato: sono pochi casi, ovvio, perché è più facile e comodo svolgere il compitino su un regista o su uno scrittore, timbrando il cartellino con la solita monografia di cento pagine che al massimo è riassunto del noto. Ecco perché diventa lecito lasciarsi andare a manifestazioni di entusiasmo mentre si sfoglia Il cinema di Cthulhu di Claudio Gargano, sottotitolo L’influenza di H.P. Lovecraft sull’immaginario filmico (edizioni Martin Eden, euro 25). Quella di Gargano è un’opera mondo di 744 pagine, un libro con cui bisognerà fare i conti. L’autore, critico cinematografico, docente e filmmaker, è collaboratore fisso di Nocturno e proprio sulla nostra rivista è spuntato il primo seme, anzi il primo tentacolo del suo lavoro: il dossier su Nocturno n. 246 di giugno 2023, da lui curato col titolo H.P. Lovecraft – Il Sutter Cane del terzo millennio. Da lì la creatura si è espansa e – va detto subito – non è stato un gesto semplice: da anni cullava nella testa dell’autore, che nasce come appassionato di HPL e ne diventa attento studioso, fino a renderlo un’ossessione che è la vera chiave per arrivare a un porto nuovo e inesplorato, dato che non c’è nulla di più sincero e personale di una grande ossessione.

Il libro è francamente sconcertante. Si parte da una premessa, spiegata da Davide Pulici nella prefazione: “Lovecraft è stato e continua ad essere ovunque, diffusivo di sé, infiltra qualunque meandro di tantissima parte di quel cinema che, conscio o non conscio, si abbevera alle sue fonti”. A questa segue la benedizione di Sebastiano Fusco, tra le massime autorità italiane di Lovecraft che firma il saggio introduttivo, e poi germoglia tutta la farina dal sacco di Gargano. HPL è ovunque, quindi: un’affermazione che può sembrare eccessiva o fideistica, in teoria, e che invece viene scientificamente provata, messa nero su bianco nel corso del viaggio. L’autore convoca davvero tutto il cinema di genere contemporaneo e lo passa alla lente autoptica, per sondare e capire dove e come il Solitario di Providence sparge i suoi semi, finendo per venire continuamente rielaborato, masticato, riscritto. Il libro è diviso in capitoli che sono esseri, creazioni e stati d’animo emanati da Lovecraft. Esempio: nell’incipit dedicato a Cthulhu e altre creature blasfeme, viene tirato in ballo Nope di Jordan Peele. Perché? Prima di tutto c’è la “sospensione delle leggi della Natura che costituiscono la nostra sola difesa contro gli assalti del caos e i demoni dello spazio insondabile” (ecco), poi interviene il racconto di HPL Orrore a Red Hook (1925) che racconta lo spaesamento tentacolare provato a New York. Per Gargano “il ciclo vitale di Jean Jacket, con il risucchio, la digestione, lo smaltimento degli effetti personali degli individui, totalmente spersonalizzati, richiama in qualche modo il senso di annichilimento che HPL avvertì nei confronti della nascente società massificata”. E infine anche “lo sguardo angosciato rivolto verso l’alto, al cielo e alle stelle” di Peele è molto lovecraftiano.

Ciò è solo un indizio della strategia dell’autore, che si lancia nella ricerca con capitoli ricchi e originali: Carpenter: Lovecraft nel DNA, Mutazioni (Alien, Society…), Guillermo Del Toro, Culti maledetti, Altre dimensioni e – per noi nocturniani – c’è perfino uno specchio tra Lovecraft e i nostri idoli pagani, intitolato Fulci, Avati, Argento: Lovecraft Italian Style. Col libro si può addirittura fare una specie di gioco: cercare un proprio film amato e verificare l’influenza di HPL, io l’ho fatto con The Witch… Attenzione però, anticipo una possibile obiezione. Qualcuno potrebbe pensare che la mano del maestro c’è perché la si vuole trovare, ossia che la mente di chi scrive tende a rintracciarla aprioristicamente in ogni dove: non è così, qui non c’è alcuna forzatura perché la pervasività di Lovecraft viene dimostrata. Ogni passaggio dell’analisi è convincente, lascia la sensazione che sia tutto vero. È un’inseguimento, come lo definisce lo stesso autore, e oserei dire addirittura un’indagine, nel senso proprio di detection: Gargano è il detective che indaga HPL nel contemporaneo. Ci sarebbe molto altro da dire, ma mi fermo qui perché Il cinema di Cthulhu va letto, anzi va interrogato con calma e pazienza per avere molto in cambio. Una cosa è certa: chiunque passa nella zona di Lovecraft, dagli appassionati agli studiosi, dai cinefili ai tesisti, d’ora in poi dovrà confrontarsi con questo tomo. È il Necronomicon degli studi su Lovecraft. Una nota di merito va infine all’editore Martin Eden, in grado sempre di sostenere progetti coraggiosi e fuori dal circuito, rendendosi conto di cosa ha in mano senza l’esigenza di fare cassa, un’eccellenza nell’editoria italiana di questi tempi mediocri.