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Revolution – Stagione 1

2012
Titolo Originale:
Revolution
CAST:
Tracy Spiridakos (Charlie Matheson)
Graham Rogers (Danny Matheson)
Billy Burke (Miles Matheson)

Il nostro giudizio

Revolution Stagione 1 è una serie tv del 2012, andata in onda per la prima volta in Italia nel 2013, ideata da Eric Kripke.

Dopo Lost, J.J. Abrams raramente ne ha azzeccata una, almeno in Tv. Okay, c’è Fringe, che, tra alti e bassi, è arrivato a un’ultima stagione amatissima dai fan. L’anno scorso J.J. ci ha proposto Alcatraz, che partiva con buone premesse, un’isola e Jorge “Hurley” Garcia, ma si è rivelato un procedurale ripetitivo ed è stato chiuso seduta stante. Quest’anno è la volta di Revolution e, se ci fidassimo solo degli ascolti Usa (tra i migliori ratings broadcast di quest’autunno), diremmo che le cose vanno meglio. Sbagliato. Anche qui, le premesse allettanti c’erano tutte: Abrams produce, ma lo showrunner è Eric Kripke, il papà di Supernatural, una serie con un sacco di frecce al proprio arco.

L’ambientazione post-apocalittica di Revolution scaturisce da un “what if” allettante – cosa succederebbe se l’umanità intera si ritrovasse all’improvviso senza corrente elettrica? – e permette, idealmente, sviluppi molteplici e interessanti. Ma i passi falsi e le scelte sciagurate sono così tanti da abbandonare allo sconforto anche lo spettatore meglio disposto. Tra una fotografia smarmellata che neanche Duccio Patanè e una protagonista cagna che neanche Corinna di Boris, tra un leader in grado di sgominare da solo decine di comparse armate e la solita cospirazione misteriosa in sottofondo, il mondo futuribile di Revolution annega ogni scintilla d’interesse in una luce dorata da spot, malcelando un patriottismo stucchevole e un buonismo irritante.

E nel tentativo di accaparrarsi più pubblico possibile (i teenager con l’eroina in stile Hunger Games, l’uomo di casa con le scene action, la madre di famiglia con le sequenze strappalacrime) Revolution si impegola nella noia di sceneggiature allo stesso tempo prevedibili e inverosimili. Si salva solo Giancarlo Esposito (Breaking Bad) nel ruolo di un ambiguo cattivo, ma è troppo poco.