Sherlock – Stagione 1
2010
Sherlock – Stagione 1 è una serie tv del 2010, andata in onda per la prima volta in Italia nel 2011, ideata da Steven Moffat e Mark Gatiss.
Sherlock è una serie – se tre episodi lunghi ciascuno come un film possono davvero essere definiti “serie”, ma meglio non contraddire gli inglesi – squisitamente british prodotta dalla BBC One. Una trasposizione all’epoca contemporanea delle vicende del notissimo detective di Baker Street, si potrebbe dire, se non fosse che, sebbene sia ambientato in una Londra del ventunesimo secolo, lo show riflette un’anima che più vittoriana non si può. A creare la serie sono Steven Moffat e Mark Gatiss, già responsabili del successo del nuovo Doctor Who, e completamente a proprio agio con il canone dei romanzi e racconti di Conan Doyle. Lo Sherlock Holmes del 2010, interpretato da Benedict Cumberbatch, è un giovane uomo, elegante e atletico, naturalmente acutissimo e geniale, e altrettanto naturalmente ai limiti del sociopatico. Vive al 221B di Baker Street e lavora (senza essere pagato, in verità) come consultant detective per Scotland Yard, aiutando l’Ispettore Lestrade a risolvere casi apparentemente insolubili. Non fuma la pipa, ma abusa di cerotti alla nicotina e possiede anche una lente d’ingrandimento, essenziale e molto chic.
Nel primo episodio di Sherlock, A Study In Pink, gradevolissima rilettura di Uno studio in rosso, conosce il suo coinquilino e futuro inseparabile compagno d’avventure, il dottor John Watson. Il quale ha il volto di Martin Freeman (già in Guida galattica per autostoppisti, e in molti altri film) e non ha nulla a che fare con il personaggio un po’ lento e bonaccione che l’immaginario collettivo associa al suo nome. Come anche in Conan Doyle, questo Watson è un medico reduce della guerra in Afghanistan, e la sua amicizia fulminea con il solitario Holmes appare naturale e giustificatissima da una grande ammirazione e dal reciproco rispetto.
Ma Sherlock merita di essere visto non solo per l’ottimo livello di recitazione, che produce appassionanti scambi tra i due protagonisti e permette a Cumberbatch di ubriacare lo spettatore con le veloci spiegazioni dei suoi ragionamenti; la regia (che in due casi è di Paul McGuigan, regista cinematografico), la fotografia e la sceneggiatura sono di altissima qualità, e regalano tre piccoli film (ogni episodio dura un’ora e venti minuti) intriganti e densi di ritmo.
I fan di Sir Arthur Conan Doyle, poi, andranno in brodo di giuggiole a riconoscere la mole di citazioni e riferimenti all’opera originale: più che un omaggio, si diceva, un rifacimento che riesce a restituire tutto lo spirito dello Sherlock letterario. E poi c’è Londra: palazzi ultramoderni, taxi e insegne luminose, certo, ma non per questo priva di vicoli fumosi e di scorci notturni. Né di comunità cinesi dedite a commerci loschi, serial killer folli e genialoidi, e, ovviamente, l’arcinemico di sempre, James Moriarty. Proprio con un cliffhanger gigantesco su quest’ultimo si conclude il terzo episodio di Sherlock: la BBC ha annunciato una seconda stagione per la prossima estate, per la gioia dei già numerosissimi fan rimasti con il fiato sospeso. Si spera che, questa volta, Gatiss e Moffat ci regalino più di tre episodi, che con questa qualità di scrittura e regia sono davvero troppo pochi.