Snowpiercer
2013
Snowpiercer è un film del 2013, diretto da Bong Joon Ho.
Un affare di Stato, la faccenda di Snowpiercer. Un vero e proprio legal thriller con protagonista Bong Joon Ho e Harvey Weinstein. Quest’ultimo, temutissimo dagli amanti del cinema orientale di tutto il mondo, dati i suoi trascorsi con Tsui Hark, ossia film acquistati e bloccati senza alcun motivo comprensibile ai comuni mortali, senza contare i tagli inflitti a Grandmasters di Wong Kar-wai che, a dire il vero, tagli o non tagli, resta comunque un bel rompicapo, anche se ciò non giustifica l’intervento d’autorità (sul quale WKW non ha avuto molto da dire, quasi sollevato che qualcuno gli togliesse le castagne dal fuoco del montaggio). Motivo per cui la notizia che Snowpiercer fosse stato “preso” – acquisito è il termine da Weinstein – ha gettato in uno stato di prostrazione i fan di Bong, convinti ormai che il film non lo avrebbero visto mai. Non è un caso che all’altezza del festival di Locarno, intorno a una tavola di pezzi di critici USA, di cui taceremo il nome, il film di cui si chiedevano più informazioni era proprio Snowpiercer. Insieme a quello di German, ma questa è un’altra storia. Insomma, il critico della testata USA par excellence rivela d’aver visto il film, anche se marchiato da un watermark alto quanto una casa. Bastano poche parole per capire che probabilmente si tratta di una delle cose da vedere a tutti i costi.
Fastforward. Fervono i preparativi per l’organizzazione della selezione dell’ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma. Snowpiercer è uno dei titoli più desiderati. Ma c’è un ostacolo. Avete indovinato. Harvey Weinstein. Che questa volta si frega da solo. Senza entrare in troppi dettagli, pare che una delle clausole del contratto con i sudcoreani sia l’impegno di Weinstein di far uscire il film negli USA entro agosto 2013, per poi permettere ai distributori europei di distribuirlo nei propri territori. Ovviamente Snowpiercer ad agosto non esce negli USA. Teoricamente, tana libera tutti. E così è stato. Per una volta Harvey non ce l’ha fatta. Via libera, dunque, per il film a Roma. L’evento, perché di questo si tratta, è accolto con gaudio dai cinefili che affollano le sale e l’incontro con John Hurt giunto nell’urbe per accompagnare il film.
Tratto dalla bande dessinée transalpina Le Transperceneige di Jacques Lob (sceneggiatura) e Jean-Marc Rochette (disegni), completata da Benjamin Legrand quando Lob ha passato la mano e pubblicata da Casterman, il film di Bong Joon Ho conserva gli elementi di base del fumetto ma reinventa buona parte dell‘arco narrativo. Ma sulla filologia comparata torneremo. Post-apocalisse. L’umanità sopravvissuta viaggia su un treno che non si ferma mai divisa in vagoni secondo la propria appartenenza di classe. Poveri in fondo, ricchi in testa. Un’idea di quelle che potevano venire in mente a Luigi Zampa: semplice semplice, efficace efficace. Inevitabilmente un fantasma inizia ad aggirarsi per il treno che non si ferma mai: il fantasma del comunismo. Quindi inizia il processo per arrivare in testa al treno, ma ogni rivoluzione cova la propria controrivoluzione.
Bong sfrutta al minimo la verosimiglianza digitale. Le lande innevate sono fumettose il giusto e gli interpreti tutti in palla. Occhio, però. Quello visto a Roma è il director’s cut di Bong, non quello che rischia di finire sotto le mani di Harvey mani di forbice ma che ci auguriamo vivamente resti l’unica versione disponibile.
Peccato che Tony Rains, esperto di cinema asiatico cui dobbiamo tra l’altro i meravigliosi commenti contenuti nel box blu-ray della Eureka! dedicato a Mizoguchi, in un suo articolo per Sight & Sound non abbia menzionato che l’unica proiezione del film nella versione voluta dal regista sia stata propria quella di Roma (ma se è per questo nemmeno alcuni dei maggiori quotidiani nazionali hanno dedicato al film l’attenzione che avrebbe meritato, quindi…).
Interpretato da un cast all-star che comprende Chris “Capitan America” Evans, il già citato John Hurt, Tilda Swinton, Alison “The Newsroom” Pill, Jamie Bell, Ewen Bremner, il fido Song Kang-ho e un mefistofelico Ed Harris, il film, probabilmente il più importante mai realizzato da Bong, è un geniale trattato post-moderno sulla lotta di classe e un capolavoro di stilizzazione.