Featured Image

S-VHS

2013
Titolo Originale:
S-VHS
REGIA:
Simon Barrett, Jason Eisener, Gareth Evans, Gregg Hale, Eduardo Sánchez, Timo Tjahjanto, Adam Wingard
CAST:
Lawrence Michael Levine (Larry)
Kelsy Abbott (Ayesha)
L.C. Holt (Kyle)

Il nostro giudizio

S-VHS è il secondo volume dell’antologia collettiva sul “found footage” realizzata dai maestri del “new horror” americano.

Ai veterani Adam Wingard e Simon Barrett, si aggiungono, Jason Eisener (quello di Hobo with a Shotgun), Gareth Evans (The Raid) e due che di primo pelo proprio non sono, Eduardo Sánchez e Gregg Hale, rispettivamente regista e produttore di The Blair Witch Project (1999). Il film inizia con un ragazzo e una ragazza che nottetempo si intrufolano in una appartamento (all’apparenza) disabitato e qui trovano una serie di VHS che, naturalmente, si mettono subito a guardare, incuranti che qualcuno o qualcosa nello stesso tempo stia guardando loro. Magari attraverso la web cam di un portatile. Quattro episodi, per altrettante VHS. Il più simpatico è quello di Sánchez e Hale con la falsa soggettiva di un giovane ciclista trasformato in zombi.

Adam Wingard fa “un qualcosa” su un occhio bionico capace di vedere la gente morta e Eisener la butta sulla abduzione aliena di un gruppo di marmocchi che sembrano usciti dai Goonies. Il più controverso e delirante è invece l’episodio di Evans che, coadiuvato da Timo Tjahjanto (Macabre), racconta di una troupe televisiva recatasi nella foresta indonesiana per documentare l’attività illecita di una setta clandestina e che si trova a dover affrontare il demonio in persona tra sparatorie rocambolesche e gore estremo. Insomma c’è da divertirsi e si sono divertiti un po’ tutti, almeno gli appassionati della macelleria a buon mercato e i giovani cineasti. Peccato, però, che a furia di soggettive e camera a mano il gioco sia talmente risaputo da diventare noioso se non addirittura irritante. Il franchising poteva essere per lo meno interessante se i segmenti fossero stati davvero girati in VHS: così, invece, si ha la sensazione che tutto sia uno scherzo un po’ cheap. Odio ripetermi, ma una volta di più:  «Basta giocare, ridateci i film!»