American Horror Story: Cult – Il pilota
Sebbene le tv via cavo dedichino quotidianamente ampi spazi a Trump e al suo operato, denigrando, criticando e lanciando accuse, il mondo delle serie TV era rimasto una zona franca. Fino all’avvento di American Horror Story: Cult – Il pilota. Già nel prologo scorre veloce un montaggio di scene reali tratte dalle campagne elettorali Democratica e Repubblicana che culminano nella notte dell’8 Novembre 2016, quando viene reso pubblico lo scioccante risultato. La lesbica restauratrice Ally Mayfair Richards (l’attrice icona di AHS Sarah Paulson, già premiata per ruoli in stagioni precedenti) immediatamente è presa da un attacco di ira mista a panico, incapace di accettare il risultato. Contemporaneamente, in un sotterraneo, davanti a uno schermo gigante qualcuno sta esultando per i risultati: si tratta del paranoico Kai (Evan Peters, altro attore culto di questa serie, sempre perfetto nella parte), che subito si reca da sua sorella Winter (Billie Lourd) gongolando: lei aveva votato per Hilary. Kai è un dichiarato razzista che, data la sua condizione mentale, esterna il suo odio attraverso gesti clamorosi quali, ad esempio, riempire un preservativo di urina e gettarlo addosso a un gruppo di ispanici; nelle sue sembianze stravaganti e a tratti raccapriccianti, Kai rassomiglia a un clown squallido e impoverito, e la sua figura viene ad aggiungersi alle numerose immagini claunesche che imperversano nella vicenda a causa di una accertata fobia di Ally la quale è colta da attacchi di panico paralizzanti alla vista di un clown, anche se spesso i clown risultano solo frutto della sua immaginazione.
Il riferimento costante qui, più che alle sembianze di Trump (che pure potrebbero rivendicare tratti da pagliaccio), è ai numerosi clown che si sono visti in film ed eventi dell’ultimo anno negli USA, e un omaggio probabilmente al film It tratto da Stephen King e diretto da Andrés Muschietti. E la fobia per i clown di cui è vittima Ally diventa lo strumento per riportare alla luce una bella parte del repertorio di AHS: il Freak Show di AHS 4, John Carrol Lynch nel ruolo del grottesco clown serial-killer senza mascella (riuscitissimo), il clown Twist che vedremo in azione in una scena generata dagli incubi di Ally, la migliore della prima puntata. Altri clown odiosi, di diverso aspetto, più simile a quello di umani orribilmente mascherati e dagli sguardi maliziosi, che brandiscono coltelli, che spesso vengono colti durante animaleschi atti sessuali, ma che ogni volta si rivelano non reali, popolano le scene.
Quando poi la donna, in seguito a una rassicurante visita psichiatrica, deciderà di tornare al lavoro dopo una fase di riposo, si creerà l’occasione per far entrare in contatto i mondi di Kai ed Ally: la ricerca di una babysitter per il figlio di Ally e di sua moglie farà cadere la scelta, in seguito a una approfondita intervista, proprio su Winter, sorella di Kai. American Horror Story: Cult si differenzia dalle stagioni precedenti, sempre schierate in maniera abbastanza evidente dalla parte delle minoranze e dei più deboli, incluse le streghe e i matti, presentandosi come uno show delle pari opportunità: la reazione irrazionale dei liberali è tanto feroce quanto quella del demente solitario seguace di Trump. Un’equità troppo lontana dalla realtà e dall’arte dove non si presenta mai cosi bilanciata, soprattutto quando nel mondo si svolge un horror-show reale che immediatamente e continuamente rischia di rendere irrilevante qualsiasi incubo rappresentato dai pur sempre ottimi Ryan Murphy e Brad Falchuk.