Cannibal Holocaust: un film che reclamava le sue vittime
Ruggero Deodato messo di fronte al tema degli animali massacrati in Cannibal Holocaust.
«Ogni volta che muore un bambino, è come se morisse l’ultimo fiore della Terra», diceva Geroge Hilton in una scena madre di Mio caro assassino di Tonino Valeri. E’ una frase che viene in mente – il cinema soprattutto quello italiano degli anni Settanta/Ottanta si può spiegare solo con altro cinema – guardando gli eccidi animali che si compiono in Cannibal Holocaust, un film che ha riazzerato il contatore e non soltanto del genere italiano, ma del genere nella sua accezione più universale di gioco al massacro. Si può giocare con i fanti e si devono lasciare stare i santi? I bambini e gli animali, che equipariamo ai (nostri) figli della Terra? Ruggero Deodato racconta in questo stralcio della lunghissima intervista – realizzata e montata con quella rozzezza e spartanità che si addice perfettamente al film di cui stiamo parlando, Cannibal Holocaust, che non potrebbe essere stata registrata in un salottino elegante con l’HD, ma è giusto che abbia la cialtroneria di fondo di qualcosa di rubato e di casuale – finita all’interno del Blu-Ray italiano del film, che la lungimiranza della Cecchi Gori entertainment ha finalmente pubblicato lo scorso anno, il suo modo di vedere a proposito del macello semovente che era diventato la troupe del film in quel di Leticia, quando tutti – tranne Deodato – strafattissimi di coca si piazzavano davanti agli specchi e avevano paura di precipitarci dentro. Potevano fermarsi davanti a qualcosa? Tartarughe decapottate, il topo muschiato sventrato con uno stiletto, il maialino sparato da Barbareschi Luca, poi politico di destra, e tutta quella serie di sedimenti da abbattoir che il film si porta dietro, come una sirma sanguinosa che ben si confà a un abito tagliato addosso alle misure della Morte. Ruggero difende probabilmente l’indifendibile: la fame, la sarta che non mangiava carne da settimane. Li hanno uccisi non per nutrirsene ma perché il film lo reclamava. Ci sono delle cose che devono succedere e ci sono degli uomini che le devono lasciar succedere. Poi piangiamo pure l’ultimo fiore della Terra e le cartilagini della povera tartaruga decapottata. Il mondo e soprattutto il cinema non sono posti facili dove vivere.