Dea Erotica: Demetra Hampton
La carriera intermittente della leggendaria Valentina: il film “arabo” perduto, i titoli bollenti, le tavole di Crepax, la tv alimentare e la decadenza nei reality di Mediaset.
Dialogo tra Demetra Hampton e il regista Dante Marraccini, Etiopia, anno 1997/98: «Marraccini, io ho paura…»; «Perché che è successo?!»; «Ho paura, ho paura, ho paura… Devo tornare in Italia…». Marraccini lascia ripartire Demetra, con l’intesa che l’attrice girerà in un secondo tempo le scene che le restano. Il film, Un affare trasversale, è una storia di spionaggio dove vengono tirati in mezzo il traffico di armi chimiche, la ‘ndrangheta, gli arabi e un Paese fittizio, la Vallidia. Nessuno lo vedrà mai, questo Affare trasversale, del quale esiste solo un rough cut. Il perché avrebbe a che fare con la paura di Demetra: legatasi ad Addis Abeba con un ”tanghero” del posto, un musulmano, gli racconta che il film che stanno girando tratta di un conflitto con gli arabi tramite le armi chimiche. «Ma chi ti ha detto di parlare del film…» sbotta Marraccini; «Eh, poteva essere interessante…»; «Interessante un corno! Questi non scherzano! ». In Italia la Hampton non arriverà mai a completare la sua parte. Marraccini un giorno, mentre sta per chiamarla, accende la tv e sente: « Demetra Hampton si butta giù dal balcone, si stronca le caviglie. Mistero sul fatto che la chiave fosse dalla parte esterna della porta…». Dall’ospedale dove hanno ricoverato l’attrice, il regista viene informato che la Hampton «si caga sotto». Avrebbe sentito suonare il campanello, sarebbe andata per aprire vedendo che alla porta c’erano tre arabi. Le intimano di non fare più il film, di uscirne. Lei si impaurisce e scappa, si penzola da un balcone, precipitando e fratturandosi le caviglie! L’intera storia probabilmente non è vera ma è una di quelle menzogne sublimi in cui gli artefici del bis sono maestri; mi è stata narrata dallo stesso Dante Marraccini, al quale la Hampton – altrove definita dal regista «una bevitrice di vodka formidabile» – fa pervenire un ultimo, laconico messaggio: «Liquidami, Marraccini, io mi fermo qui…».
Il quadro, abbastanza largo, ha linee morbide e piene. I recettori sono ben disegnati: occhi lievemente indagatori, labbra carnose, naso dritto con punta tondeggiante (a patatina). Zigomi abbastanza larghi, guance tornite.
Disponibili e comprensivi, si distinguono per la positività verso gli altri e l’amore nei confronti della vita. Sanno di essere seducenti, ma per loro la sessualità non è mai slegata dai sentimenti. Sono l’archetipo di Venere, con uno sviluppato senso estetico e pongono particolare attenzione alla propria immagine. A dare retta ai morfopsicologi, questo è il profilo caratteriale rispondente ai tratti di Demetra Lisa Ann Hampton, confidenzialmente “Demy”, nata a Philadelphia il 15 giugno 1968, alta 1 metro e 75, former gymnast – dice IMDB – mannequin, modella, attrice. E, definitivamente, Valentina. Demetra, che porta il nome leggendario della Madre Terra all’eterna ricerca di sua figlia Core, riceve l’investitura per incarnare l’eroina cercatrice di una moderna mitologia fumettistica, la fotografa Valentina Rosselli che va errando per un mondo di stranezze, streghe e sortilegi, a scoprire la pietra filosofale del sesso. Serve l’esterno, la forma: un corpo fiorente di femminilità, in cui si avverta qualche vaghezza androgina, come nelle tavole di Crepax. Demetra quella forma la offre perfetta. Quanto al contenuto, è perfettibile. E si perfeziona, tant’è che nell’immaginario di molti, dei più, Demetra finisce per cannibalizzare dopo le due stagioni della serie televisiva la memoria della Valentina di carta.
È lanciatissima. Il cinema italiano la chiama per tre film, tra il 1990 e il 1993, in due dei quali potrebbe però anche non esserci e sarebbe uguale: Tre colonne in cronaca dei Vanzina e Saint Tropez, Saint Tropez di Castellano & Pipolo. Invece Kreola di Antonio Bonifacio è tutto su di lei, sulla sua abbronzata e rapace nudità: un erotico-esotico girato a Santo Domingo dove però Demetra era… «fuori di testa. Tutte le mattine veniva sul set e urlava, era una cosa pazzesca. Lei l’aveva fatta come una marchetta, si era presa i suoi soldi e del film non gliene poteva fregà de meno». Bonifacio dixit.
Nel 1994 si aprono per la Hampton altri scenari, internazionali stavolta. Sfreccia attraverso un episodio della serie soft-core prodotta da Zalman King, Red Shoe Diaries. Troppo poco tempo nella vita e troppe cose più importanti per mettersi a cacciare la puntata in questione e capire che faccia Demy. Entra, invece, con un bel ruolo trucido in una commedia interpretata da Corey Feldman e girata alle isole Cayman, Last Resort, un episodio spurio della serie dei National Lampoon, che oggi si guadagna l’elevazione agli altari di Youtube proprio per una sequenza in cui Demetra – che nel film è soprannominata The Annihilator ed è ostentata come femme fatale: abito lungo con spacco, sigaretta col bocchino, calze di nylon e trampoli – tenta di sedurre Feldman. “This is probably the best sequence in the otherwise unwatchable teen comedy”, commenta chi ha caricato il brano.
Un pollo grande come un elefante libera Demetra, a beccate, del reggiseno, poi le si insinua nei jeans, per portare a compimento quello che, senza ambiguità, è un cunnilingus, ben gradito. È il momento nadir, quindi dello zenith, di Chicken Park (1994) un film tv di e con Jerry Calà, del quale la Hampton è coprotagonista. Uno sciame impazzito di citazioni parodistiche: Demetra fa la dottoressa Sigourney (Alien: ovvio, no…?) e a un certo punto sul suo bollente pancino Calà mette a cuocere due uova alla coque.
È il canto, più che del cigno, del gallo, per la Hampton, che nella seconda metà dei Novanta avrà ingaggi minimali, in serie tv (Dio vede e provvede di Enrico Oldoini) o lungometraggi (Un affare trasversale di Dante Marraccini, Gabriel di Maurizio Angeloni) invisibili. Perlomeno ha vita sentimentale piena, e il suo nome continua a fare gossip: è un personaggio, ancorché in disarmo. E come tutti i personaggi in disarmo, si butta nei reality, tentando un’avventura nella Talpa che finirà dopo cinque puntate. Nel luglio del 2009, si riaffaccia in tv, intervistata da Licia Colò. Pure questo è su Youtube. Guardatela. È ancora di una bellezza piena, rotonda ma inquietante. Con una pantera tatuata sulla gamba…