Trattando di temi sui quali la società è altamente sensibilizzata, anche riuscendo a non essere retorici, il rischio è di dar vita a un’opera didascalica, in cui raccontare una storia passa in secondo piano rispetto a parlare di un argomento scottante. Razzismo, diversità sessuale, disabilità e molti altri hot topics, danno alla storia un valore aggiunto in termini etici ma, allo stesso tempo, il risultato potrebbe essere un’opera, per così dire, più importante che bella.

Sembra esserne ben conscio Paul Jenkins che, con il suo Alters vol.1 – Storia di Chalice, non perde mai di vista quel che è il suo core business: il suo titolo, infatti, è anzitutto una storia di supereroi. Certo, la protagonista è una trans che si trova a far fronte a tutti i problemi reali e quotidiani che una persona nella sua condizione può avere, la società e i rapporti con la famiglia in primis, ma è anche una supereroina, e come tale si ritrova ad affrontare supercriminali, rapportarsi con i colleghi supereroi e gestire un’ulteriore identità segreta. La lezione è, mutatis mutandis, quella di Stan Lee e del suo Peter Parker, un personaggio profondamente umano e figlio dei propri tempi ma, al tempo stesso, un prodotto leggero e godibile della cultura pop dei propri anni. Con Alters Jenkins schiva alla grande, e per fortuna, il melodramma fine a sé stesso, la scrittura sopra le righe per strappare emozioni facili e va per la sua strada, scrivendo un fumetto conscio di avere come obiettivo principale l’intrattenimento.

Questo, tuttavia, è anche il punto debole di Alters che, nel proprio essere semplice e godibile, non va oltre, si limita a fare il proprio lavoro senza offrire spunti memorabili. Diverte ma non sconvolge, si fa leggere volentieri ma non di più. Graficamente, il fumetto non fa eccezione. Solido ma non eccezionale, il tratto di Leila Leiz porta egregiamente a casa il fumetto senza impressionare. Nell’insieme, in ogni caso, intrattenimento fresco, divertente e al passo con i tempi.