Black Science
Ci sono successi che non ti spieghi, se non per i nomi coinvolti nel progetto. Certo, nel caso del fumetto Black Science non si parla di piccoli calibri, Rick Remender ai testi, marchio Image Comics ma, insomma, si poteva davvero fare di meglio. I precedenti ci sono, parliamo dello sceneggiatore di una run di X-Force (Marvel) fra le migliori di sempre. Eppure, davvero, questa volta non ci siamo.
Black Science è un pastiche fantascientifico le cui atmosfere sono un omaggio più che scoperto alla narrativa pulp, in cui Remender sembra voler riprendere i ritmi tirati e le atmosfere nervose della sopracitata X-Force, che a mio avviso si ritrova anche in certe scelte del colorista, svincolandole dai limiti imposti da una major come la Marvel in favore di una maggior anarchia narrativa. Il risultato, tuttavia, è inconsistente. A una caratterizzazione frettolosa dei personaggi, ai quali proprio non ci si affeziona, si aggiunge una sensazione di leggero, di poca sostanza.
Certo, la narrazione è scorrevole ma alla fine non lascia granché e l’idea di fondo, diciamocelo, è inflazionata. Il citazionismo, il retrò, l’omaggio, la strizzata d’occhio ci vengono riproposti quotidianamente in tutte le salse, e il rischio è di perdersi nella marea di opere referenziali che appestano il fumetto contemporaneo. Qualcuno parla di un ripensamento, di una rilettura della fantascienza, ma in realtà l’opera non va oltre il dare una mano di vernice ai cliché del genere. Buona la prova di Matteo Scalera ai disegni, solido il segno grafico e buona la padronanza della regia, ma anche qui nulla di eccezionale, un buon risultato che tuttavia sa di già visto. Black Science sta avendo un buon successo e davvero non capisco perché, il prodotto è banale e non si distingue in niente, una produzione entro gli standard di una casa editrice di primaria importanza, certo, ma meno di così da una realtà come Image non è nemmeno lecito aspettarsi.