Brindille vol.1 – I cacciatori di ombre
Si può dire che, nel fumetto, l’illustrazione abbia, per essere realmente efficace, una funzione estesa. Una buona mano, un tratto piacevole da guardare, non è infatti sufficiente a fare di un illustratore un fumettista. Il vero senso, infatti, sta nel ritmo e nella regia, strumenti cardine per trasmettere il senso profondo del narrare per immagini: il movimento, il trucco di rendere lo scorrere del tempo, fenomeno dinamico, attraverso un medium di base statico come una serie di vignette su un supporto per leggerle.
Senza entrare nel merito dei fondamenti filosofici della questione, si potrebbe azzardare che l’essenza del fumetto stia nella “closure”, lo spazio bianco tra una vignetta e l’altra, ma qui davvero andiamo troppo a fondo. All’atto pratico, un esempio davvero notevole di utilizzo di ritmo e regia ce lo porta Federico Bertolucci che, disegnando la sceneggiatura di Frederic Brrèmaud, mette in scena Brindille, un fantasy avventuroso che contamina felicemente l’attenzione al dettaglio del fumetto francese con uno storytelling dinamico di respiro internazionale.
Il lavoro di Brrèmaud è efficace nel modernizzare un genere tanto battuto, in ogni medium, da risultare quasi inflazionato, ma a fare la differenza è proprio Bertolucci. Il ritmo è dosato sapientemente, dopo un incipit da applausi che arpiona l’attenzione del lettore in tempo zero, i tempi del racconto sono dosati alla perfezione nel raccontare la storia dandole il respiro epico che cercavano gli autori. Anche il tratto è davvero di livello, un disegno cartoonesco che riesce a essere cupo, adrenalinico o drammatico a seconda del bisogno in una versatilità che non perde mai un colpo in termini di resa. Se anche in fase di sceneggiatura si fosse osato un pelo di più sarebbe un capolavoro.