La forza della contaminazione fra i linguaggi dei media, in particolar modo il circolo virtuoso creatosi fra fumetti, cinema e serie tv, ha portato in dono alla scrittura per immagini una grande forza di sintesi. In particolar modo nella caratterizzazione efficace dei personaggi in uno spazio di manovra minimale, per una narrazione orientata all’azione, allo sviluppo della trama e all’high concept che non rinunci, tuttavia, a protagonisti forti e incisivi. In tal senso i personaggi di Extremity, nuova opera di Daniel Warren Johnson, con una linea editoriale sempre più interessante come Skybound, ci sono tutti.

A livello di trama le dinamiche sono semplici, si tratta per lo più di una storia di vendetta, e l’ambientazione fantasy futuristica, in un contesto barbarico, risulta visionaria e accattivante. Il tutto è funzionale allo sviluppo dei protagonisti, che partono da archi del personaggio piuttosto classici per approfondire le conseguenze, sia in termini di ripercussioni pratiche sia in termini di evoluzione interiore, di un percorso comune che lega un capoclan e i suoi figli alla ricerca della vendetta per la moglie e madre, uccisa da un clan rivale. Il ritmo dinamico e improntato all’azione si combina adeguatamente con un approfondimento psicologico che, nel proprio essere diretto, non eccede nella semplificazione, riuscendo a reggere più che bene una trama che, altrimenti, avrebbe rischiato di essere banale.

Il segno grafico è ipercinetico, ricco di scene ad alto impatto, contestualizzate in tavole che non temono di osare in termini di regia pur restando solide nella costruzione. Con Extremity l’autore va al punto in maniera diretta e senza fronzoli, raccontando quel che si prefigge di raccontare senza girare troppo intorno all’argomento ma, nel contempo, senza tagliare la scrittura con l’accetta.