Grizzlyshark
A volte basta poco, per andare a segno. Un po’ di sana ignoranza, per esempio. Se l’obiettivo è farsi delle grasse risate senza andare oltre non occorre aggiungere granché. Umorismo di grana grossa, quel trash consapevole e arguto à la B-Movie dopo che il genere è stato sdoganato e via, l’essenziale c’è, per portare a casa la giornata serve poco altro.
Questo, più o meno, è il succo di Grizzlyshark, l’esilarante fumetto opera del duo Ryan Ottley e Ivan Plasencia. Ottley, già al lavoro su Invincible, il best seller supereroistico di Robert Kirkman, non è nuovo ai toni leggeri e un tantino svagati dei primi numeri della serie ma qui, diciamocelo, cambia radicalmente passo a partire dalla premessa nonsense che sta alla base di Grizzlyshark: lo scambio di ruoli fra i due animali che danno il titolo al fumetto. Proprio così, qui gli squali prendono il posto degli orsi nei boschi e i grizzly infestano le acque del mare. Il risultato è un frontale fra una pellicola della Troma e un film della Asylum in overdose di speed.
Il volume è una mitraglia di battute caciarone e situazioni assurde che fanno spaccare dal ridere, tutto costruito intorno a una premessa tanto semplice quanto funzionale al ritmo veloce e scorrevole di una trama tanto minimale quanto completa nella sua semplicità che, per filare liscio come l’olio, non ha bisogno di grande struttura né di complessità. Una serie di gag tenute insieme da un filo sottile ma solido quanto basta, ovvero molto poco, con alcuni momenti memorabili, che non spoilero ma che se ci penso ho ancora il mal di pancia dal ridere.