La canicola
Che La Canicola, fumetto noir francese pubblicato in Italia da Coconino, sia un volume di un certo livello si evince già dal team creativo. Se, infatti, metà di esso è composta da un decano della bande dessinée come Baru, autore di capolavori come Gli anni Sputnik e L’Autorue du Soleil, ai testi troviamo Jean Vautrin, pseudonimo di Jean Herman, affermato scrittore e regista che, dopo aver fatto da assistente a Roberto Rossellini, ha firmato pellicole come Due Sporche Carogne, con Alain Delon e Charles Bronson. Non di solo pedigree, tuttavia, vive il volume qui recensito. La Canicola, infatti, è un noir di alta qualità, raffinato e senza speranza, una vicenda nera che oscilla tra un certo cinismo à la Scerbanenco, la fisicità concreta e carnale di Izzo e il finale senza scampo di Avere vent’anni.
La vicenda prende il via con un bandito in fuga che, rifugiatosi in un piccolo paese di campagna armato e con una borsa di soldi, manda in corto circuito gli equilibri gretti e retrogradi su cui si regge la comunità che incontra, accelerandone le dinamiche più becere fino alle estreme conseguenze. Personaggi gretti al limite del fastidioso, resi graficamente con un tratto caricaturale ai limiti del grottesco, si muovono a un ritmo adrenalinico che quasi stride con lo sfondo torrido e afoso, a tratti le pagine sembrano emanare fisicamente il calore di un sole che brucia e che fiacca, in una discesa verticale verso un epilogo distruttivo quasi annunciato ma non per questo meno forte nel prendere il lettore allo stomaco. La Canicola è un noir di razza, un libro che si legge tutto d’un fiato e che ti lascia sporco e sudaticcio, una storia densa e veloce, che racconta tanto senza mai risparmiarsi.