L’acchiapparane
L’acchiapparane è forse l’opera che, più di tutte, sintetizza efficacemente la poetica di Jeff Lemire come autore completo. Non la migliore, fumetti come Essex County o Royal City, per citarne solo due nella sterminata produzione dell’autore canadese, sono senz’ombra di dubbio superiori sotto tutti gli aspetti, ma L’acchiapparane esprime tutti gli elementi caratteristici, sia a livello di scrittura sia a livello grafico, che identificano il fare fumetti alla maniera di Jeff Lemire. La trama è quella di un horror psicologico fortemente surreale, un percorso nella memoria di un uomo che, poco per volta, ne rivela la situazione inizialmente misteriosa al lettore. Un fumetto, quindi, costruito sull’approfondimento psicologico, la specialità di Lemire come sceneggiatore. Tutte le sue storie, nessuna esclusa, sono anzitutto e marcatamente character driven, anche quando l’azione abbonda.
Jeff Lemire è uno scrittore di personaggi e non importa se ne racconta i ricordi di una vita o un’epopea avventurosa attraverso lo spazio: il perno su cui gira tutto sono le loro motivazioni, le loro emozioni e l’evoluzione della loro interiorità. Tutto questo è estremamente presente in L’acchiapparane che, al di là della trama horror e delle atmosfere vagamente à la Cronenberg, è un percorso di ricerca in cui un uomo, prossimo alla fine, ricompone la sua vita e la sua psiche attraversando a ritroso la sua psiche e la storia della sua vita. Il tutto assume le sembianze di una fuga onirica da creature ibride fra uomo e rana, qui l’animale assume una simbologia ben precisa, all’interno di un albergo in cui il protagonista si sveglia dopo aver sognato la sua infanzia. Rispetto alla media della produzione di Jeff Lemire il ritmo è più elevato, il che rende la lettura molto rapida, con una fluidità, unita a un’atmosfera molto delicata, che lascia un grande senso di leggerezza dopo aver richiuso la copertina.
Graficamente, la scelta di mantenere un tratto leggero, che solo in alcune pagine fa uso del colore, mantiene questo senso di leggerezza onirica e delicata, un’atmosfera rarefatta che da una parte rende L’acchiapparane estremamente leggibile ma dall’altra lascia il lettore con la sensazione di una certa inconsistenza, di una storia che finisce troppo in fretta senza trasmettere proprio tutto ciò che avrebbe potuto. Il tratto di Lemire è l’autore all’ennesima potenza, con quel nervosismo che mette in luce la fragilità più profonda dei personaggi che ritrae, le loro insicurezze e, in generale, il loro lato più umano. L’acchiapparane è un libro rivolto, più che ai fan di Jeff Lemire che nel volume non troveranno nulla di nuovo rispetto a ciò che già hanno imparato ad amare dell’autore, a chi si approccia a uno dei fumettisti di punta della scena nordamericana degli ultimi anni, a chi ancora non lo conosce e vuole un assaggio fedele e attendibile di quello che troverà esplorando il suo lavoro.