Little Monsters
Nel futuro gli esseri umani sono riusciti, dopo diversi tentativi, ad autodistruggersi. Il futuro dopo la catastrofe è costruito sulle macerie di una civiltà fra cui sopravvivono esseri che da sempre si muovono nell’ombra: i vampiri. Nella fattispecie un gruppo di ragazzi e bambini che, in attesa che i loro maestri che li hanno resi immortali, tornino da loro come tempo prima hanno promesso. Quest’attesa dura anni, in un equilibrio statico fatto di giochi per passare il tempo e caccia ai topi per nutrirsi. Ma qualcosa cambierà, qualcuno si affaccerà tra le rovine e molte cose, dopo, saranno diverse.
Jeff Lemire è uno sceneggiatore versatile che si destreggia senza perdere un colpo tra generi diversi tra loro come il noir, la fantascienza, i supereroi e tanto altro, pur conservando costantemente la propria caratteristica voce, il suo peculiare storytelling fatto di una costruzione character driven che tratteggia i protagonisti delle storie con un tocco di grande delicatezza anche quando si tratta delle persone più indurite dagli eventi (perché anche i villain di Lemire non sono mai bidimensionali e cattivi per il solo gusto di esserlo). Little Monsters non fa eccezione. A ogni protagonista è dedicata la cura necessaria a fare in modo che il lettore se ne interessi, che rende il suo destino una motivazione per seguire la storia che, per quanto minimale è un motore che funziona bene proprio in quanto prodotto mai forzato delle interazioni dei protagonisti. Le storie di vampiri sono un genere inflazionato ma Lemire riesce a dare una sua interpretazione fresca non limitandosi ad aggiungere l’ingrediente post apocalittico (questo già in tanti, Matheson su tutti, l’avevano fatto in passato), ma raccontando in maniera toccante i drammi interiori senza mai scadere nella sceneggiata.
Dustin Nguyen, dal canto suo, seppur già bravo all’esordio qui cresce come illustratore e lo fa lavorando per sottrazione, con un tratto sì cartoonesco ma anche pulito, più essenziale del solito. A riprova del fatto che il suo lavoro è solido sta anche il bianco e nero che lo lascia più esposto all’occhio del lettore, privo di quella colorazione pittorica di cui di solito Nguyen beneficia, senza evidenziare difetti gravi o debolezze che inficiano la resa di tavole che, pur senza cercare di stupire a tutti i costi, si rivelano perfettamente funzionali alla narrazione con un livello di dettaglio sufficientemente alto da caratterizzare i singoli protagonisti pur senza sporcare o rendere confuse le illustrazioni. Come tutti i lavori di Jeff Lemire, Little Monsters è un’opera costruita più sull’esecuzione che su un’idea originale o stupefacente, un fumetto che arriva al lettore muovendosi sui muscoli della qualità che solo un narratore consumato è in grado di costruirsi in una carriera prolifica ma non solo per numero di opere pubblicate. Ciò che rende trasversale Little Monsters è la capacità di parlare con eleganza e al tempo stesso con efficacia di tematiche trasversali quali la crescita come tradimento dei sogni dell’infanzia, un processo qui reso in tutta la sua dolorosità pur senza scadere nel nichilismo da bar.