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Oblivion Song

Autore:
Robert Kirkman e Lorenzo De Felici
Editore:
Saldapress

Il nostro giudizio

Ci sono autori la cui riconoscibilità va oltre il genere, trascende la storia raccontata per imprimersi come un marchio che ne caratterizza l’opera nella sua totalità, un tratto distintivo che rende naturale pensare a un determinato creatore ancor prima di sapere che l’associazione è corretta. Le mutazioni corporali nell’estetica del primo Cronenberg, lo stile essenziale e misurato di Carver, la gestione dei personaggi di Robert Kirkman. Pur non essendosi mai posto in termini strettamente autoriali ma, al contrario, conscio della propria appartenenza a un modo di intendere il fumetto profondamente radicato negli aspetti più pop e di entertainment del medium, Kirkman riesce comunque a farne suo il linguaggio rielaborandolo secondo i propri stilemi, in particolar modo quell’attenzione minuziosa verso la caratterizzazione dei personaggi e la loro interazione.

The Walking Dead, il fumetto che lo ha consacrato come superstar a livello internazionale, prima che una storia dell’orrore è una storia di personaggi, di relazioni, di gruppi di persone e delle dinamiche che fra essi si sviluppano. Oblivion Song, in tal senso, non fa nulla per differenziarsi dall’opera precedente, anzi, prosegue nella medesima direzione alzando l’asticella di un’estetica che riserva al genere e alla trama un ruolo ancillare ma non in senso negativo. Se, infatti, l’ambientazione è qui suggestiva e affascinante, merito del contributo efficace del disegnatore Lorenzo De Felici, essa ha la funzione, in definitiva, di valorizzare al massimo il vero interesse di Kirkman, ovvero raccontare come diverse persone reagiscono al trauma della perdita e come il lutto può venir elaborato in uno spettro ampissimo di soluzioni che fanno capo a un ventaglio altrettanto ampio di emozioni, con un ritmo e un’intensità che vanno a prendere il meglio di The Walking Dead senza soffrirne, per ora, la ripetitività legata all’impianto soap operistico.

De Felici, altro talento italiano esportato oltre oceano, dà corpo a un mondo che alterna dimensioni aliene e inquietanti a situazioni più realistiche e mondane con uguale consistenza e in maniera parimenti convincente, dimostrandosi un artista solido e padrone di un linguaggio declinato in maniera diversa da quella del suo Paese d’origine.
Nell’insieme, uno dei migliori comics dell’ultimo periodo.