Ody-C vol.1– Verso Ithicaa
Se è vero che, in narrativa, l’assoluta originalità è per lo più una pia illusione, è altrettanto vero che ci sono strade più battute di altre, specie nella rivisitazione di classici che costituiscono il DNA di una cultura. Quando il classico in questione è l’Odissea, le riletture abbondano fino all’eccesso. Dai fratelli Coen (Fratello, dove sei?) ai cartoni animati giapponesi (Ulisse 31), la lista di chi anche solo si è ispirato a uno dei poemi cardine della letteratura occidentale è sterminata. Parrebbe dunque difficoltoso, quando non superfluo, produrre narrativa partendo dalle peregrinazioni di Ulisse senza cadere nel trito e ritrito.
Matt Fraction ci prova e, visto che l’impresa non è delle più semplici, lo fa premendo l’acceleratore nello scrivere una storia estrema, in cui le idee vengono portate al loro limite di modo da spremerne il potenziale fino all’ultima goccia. Il risultato è Ody-C, un’odissea in chiave space opera dalle atmosfere pesantemente lisergiche e ricca di scelte autoriali talvolta radicali, come la decisione di cambiare il sesso dei protagonisti trasformandoli in regine guerriere, decisione che, in termini narrativi, ha decisamente il suo impatto. Il risultato è spiazzante. Ody-C è potente, ubriacante e di certo cattura ma, rispetto ad altri lavori di Fraction, in particolar modo Sex Criminals, manca di quella particolare, immediata freschezza che caratterizza la scrittura dell’autore. Ody-C è un fumetto che chiede molto al lettore, che non lo fa entrare con semplicità nella narrazione se non con i suoi tempi e con un alto grado di concentrazione.
Il lavoro di Christian Ward ai disegni è semplicemente strabiliante. Pescando a piene mani dalla tradizione francese, l’illustratore mette in scena un trip allucinato che, ricalibrando secondo gli stilemi dei comics contemporanei la lezione di Moebius e di Druillet, proietta il lettore in uno spazio come luogo epico, pericoloso e alieno, restituendo il senso dell’Odissea come narrazione profondamente legata al viaggio, alla lontananza da casa e a tutti i rischi derivanti dall’attraversare un mondo selvaggio e per larga parte inesplorato. Le soluzioni grafiche, pur senza dimenticare le proprie radici, riescono a essere ardite e moderne, dimostrando come, in una forma narrativa ricavata dall’unione di scrittura e grafica, quest’ultima possa fare la differenza.