R.i.p. – Best of 1985-2004
Ridotto all’essenziale, il fumetto è raccontare attraverso immagini in sequenza. L’utilizzo del termine arte sequenziale, coniato da Will Eisner, sta a indicare la fattispecie del fumetto come mezzo narrativo, il suo grado zero raggiungibile togliendo il resto. In questa direzione si muove la ricerca dello svizzero Thomas Ott il quale, nella sua ventennale produzione di short stories, in parte raccolte nel volume R.i.p. – Best of 1985-2004, elimina il più possibile l’elemento testuale visibile, baloon e didascalie, una sorta di fumetto in purezza, un distillato che, lungi dal risultare spoglio o eccessivamente spartano, arriva al lettore con tutta la potenza del più essenziale less is more.
Brevi, fulminanti escursioni nei territori del noir, dell’horror o del surreale più puro, i racconti di Thomas Ott si muovono sui binari sinistri dell’inquietudine mettendo in scena in poche pagine, talvolta una sola, situazioni sinistre dalle atmosfere opprimenti in grado di colpire con rapidità e durezza in uno spazio estremamente risicato grazie a un segno grafico nervoso e graffiante dove domina un nero pesantissimo inquadrato in una prospettiva vertiginosa.
L’edizione, a cura di Logos, una editore che di rado si muove nel mondo del fumetto, è un oggetto elegante e discreto.