The Deviant vol.1
Michael, un fumettista che si sta documentando per la sua prossima opera, sta intervistando Randall Olsen, da diversi anni in carcere accusato di essere un serial killer che, vestito da Babbo Natale, ha seminato il terrore negli anni ’70. Uno dei nodi della vicenda è che Olsen non ha mai smesso di proclamarsi, a distanza di anni, innocente. A incastrarlo è stato Paul, un agente di polizia di estrema destra che, con il viso deturpato da un colpo d’ascia ricevuto dopo aver cercato di fermare la fuga dell’assassino, si è recato a casa di Randall per indagini e ha trovato prove che, a detta sua, lo incastrerebbero anche se la sua colpa, forse, è solo di essere omosessuale, proprio come Michael.
Non è forse casuale la vittoria del premio Eisner, uno dei più prestigiosi al mondo nel campo dei fumetti, come miglior sceneggiatore da parte di James Tynion IV per quello che a oggi è il suo lavoro più famoso e celebrato, Something is killing the children. L’autore presenta infatti una scrittura solida, capace di articolare trame dai meccanismi ben congegnati che scattano nei tempi giusti e questa sua nuova opera, The Deviant, è qui a dimostrarlo. Il primo volume è infatti un arco narrativo che l’autore impiega ottimamente per costruire le premesse della vicenda posizionando sulla scacchiera tutti i pezzi senza però mai appesantire eccessivamente la narrazione con flashback lunghi quanto inutili che servono a far vedere la bravura a scrivere i personaggi ma al tempo stesso ammazzano il ritmo della narrazione. In The Deviant i momenti di approfondimento della caratterizzazione dei protagonisti sono inseriti in maniera funzionale nel flusso della storia senza compromettere la fruibilità di una lettura che resta sempre scorrevole senza mai incepparsi per andare recuperare informazioni posizionate male. Pur ricco di personaggi funzionali e credibili, il lavoro di Tynion è solidamente plot driven e incuriosisce il lettore che vuole capire dove l’autore sta andando a parare. Certo, il soggetto non è forse dei più originali ma i thriller a tema serial killer sono ormai più un genere a sé stante che un soggetto vero e proprio e in ogni caso il lettore vi si approccia tendenzialmente consapevole dei trope che andrà a incontrare.
Il tratto di Joshua Hixson è dal canto proprio consapevole del proprio ruolo ancillare, subordinato a una scrittura chiaramente pensata per prendersi il centro della scena. A livello visuale, The Deviant è comunque un’opera di buona qualità, dal gusto contemporaneo e in grado di creare in termini estetici un buon senso di familiarità con la scena di cui fa parte, non spicca perché non deve spiccare ma valorizza una sceneggiatura forte in nome di un equilibrio complessivo che in definitiva funziona. La narrazione tocca diverse tematiche sensibili, dall’ingombrante presenza di Donald Trump nel pensiero contemporaneo americano ai pregiudizi verso l’omosessualità e il diverso in generale, ma sempre con un equilibrio tale da non rendere il fumetto un predicozzo che finisce per fare il gioco di chi certe tematiche le banalizza e le svuota di significato.