The End
Gli abitanti di un piccolo paese sul versante spagnolo dei Pirenei vengono trovati tutti morti senza tracce di violenza. Mentre s’indaga sull’anomalia Thèodore, un ex attivista con pregressi problemi con la legge, si unisce al team di ricerca del professor Richard Frawley, considerato un eretico dalla comunità scientifica per le sue teorie visionarie che vedrebbero gli alberi come in grado di comunicare fra loro e di nascondere deliberatamente agli esseri umani un sapere millenario codificato nel loro stesso DNA. In parallelo alla ricerca del team di scienziati, Thèodore indaga sulle attività di un’industria farmaceutica attiva sul confine della riserva naturale che ospita il suo gruppo di ricerca. Presto o tardi, ogni domanda troverà la sua risposta e la soluzione all’enigma sarà catastrofica.
The End, di Zep, è un fumetto che in maniera quanto mai riduttiva viene definito un thriller ecologico. In realtà l’opera del fumettista svizzero è ben più complessa da definire, e si può per certi aspetti accomunare all’opera di un altro autore, Lukas Juliger, di vent’anni più giovane ma altrettanto lucido e moderno nella sua lettura destabilizzante e sovversiva della contemporaneità. Ambedue i fumettisti si occupano di ambiente, pur senza fare del facile ambientalismo, e di catastrofe ponendosi il problema di cosa verrà dopo dandosi risposte che non vedono l’essere umano per forza di cose al centro del campo da gioco. L’ambiente in The End è un personaggio corale, fatto di una moltitudine di entità che comunicano fra di loro, e che per scelta non comunicano con noi, e portano avanti i loro progetti e la loro idea di futuro agendo con una coordinazione collettiva che da sola, senza calcolare il resto, li pone su un altro piano come specie. Quella di Zep è una narrazione più ampia che si pone l’obiettivo di raccontare il non umano pur senza rinunciare alla nostra prospettiva e, di conseguenza, alla nostra incapacità di capirlo appieno e di instaurare un reale rapporto di comunicazione che vada oltre la capacità di captare pochi brandelli, troppo pochi e troppo tardi, di un dialogo che non ci prevede come parte in causa.
Zep depista consapevolmente il lettore non per gioco, ma proprio per far passare con efficacia ancora maggiore l’idea che l’essere umano potrebbe non essere l’unico detentore della narrazione del reale e, soprattutto, potrebbe non essere in grado di determinare il futuro per come lo vorrebbe. In tal senso The End fornisce gli elementi un po’ per volta costruendo la tensione e la consapevolezza da lontano pur riuscendo nella sua opera di destabilizzazione che dimostra apertamente di non aver bisogno di un vero e proprio effetto sorpresa e, soprattutto, senza adagiarsi su elementi facili e inflazionati che nel libro trovano il minimo spazio sindacale in virtù della loro funzione all’interno del racconto e non una vignetta di più, anche se ciò avrebbe reso il fumetto commercialmente più appetibile. The End è un esempio di come il fantastico sia uno strumento importante ed efficace per pensare la realtà contemporanea.