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The Private Eye

Autore:
Brian K. Vaughn, Marcos Martin
Editore:
Bao Publishing

Il nostro giudizio

Nonostante uno degli appellativi con cui la fantascienza è maggiormente conosciuta sia narrativa d’anticipazione, la vera forza del genere è di leggere il presente sotto una lente – e qui ci avviciniamo di più a un’altra delle definizioni, ovvero speculative fiction – autenticamente filosofica, analizzandone dinamiche, meccanismi e, soprattutto, contraddizioni. The Private Eye, scritto da Brian K. Vaughn, è un esempio perfetto di fiction speculativa, in cui uno degli aspetti più rilevanti del mondo contemporaneo diviene il motore narrativo della storia e, al tempo stesso, il motore della riflessione dell’autore. Il fumetto in questione parla di privacy, di protezione dei dati e di gestione dell’informazione, dando una lettura estremamente lucida, per quanto spietata, del valore e dei rischi connessi a qualcosa tanto immateriale quanto incisivo e critico nei propri effetti sul reale.

Personaggi caratterizzati in maniera fredda e chirurgica, uniti a un ritmo tirato sullo sfondo di un world building plausibile e visionario al tempo stesso, mettono in scena un giallo d’azione in un contesto di distopia morbida, un caso da risolvere in un’ambientazione che non prende il lettore di petto ma si insinua sottilmente nella sua angoscia in quanto scenario tutto sommato non troppo spaventoso e, per certi versi, sensato.

Il tratto pulito ma grottesco di Marcos Martin ricorda vagamente il Chester Gould di Dick Tracy, pur con una regia e un senso della prospettiva profondamente attuali, per una realizzazione grafica che, valorizzata dal particolare formato a striscia del volume, sviluppato in orizzontale, tiene perfettamente il passo con una sceneggiatura dal sapore altamente cinematografico. Notevole.