ABCs of Death 1 e 2
Gli ABCs of Death, parte prima e seconda, sono dei collage di ventisei cortometraggi di cinque minuti ciascuno, realizzati con cinquemila dollari e massima libertà espressiva. Ogni regista, selezionato da Ant Timpson e Tim League sulla base di esperienza certificata nel genere horror, si arrabatta con una diversa lettera dell’alfabeto, dalla quale dovrà cavare la più intima essenza del degrado. Nel primo della serie si comincia con un A is for Apocalypse di Nacho Vigalondo: una donna tenta di far fuori il marito con il veleno, ma purtroppo il vecchiaccio è duro a tirare le cuoia e nel frattempo il mondo sta per finire. Così la povera signora risolve il problema alla radice, mutilando prima le dita dell’uomo, quindi tagliandogli la gola e infine ustionandolo a padellate di olio bollente. In C is for Cycle di Ernesto Diaz Espinoza un tizio penetra ogni giorno in un universo parallelo, dove deve uccidere se stesso e sbarazzarsi del cadavere. Perché? Boh, così va il mondo. In R is for Removed di Srdjan Spasojevic (quello di A Serbian Film), seguiamo la vicenda di un prigioniero scuoiato vivo per fabbricare pellicola 35mm. La morte di un vampiro in soggettiva con piano-sequenza di Ben Wheatley non ha paragoni, mentre ben quattro sono i racconti ambientati al cesso: in K is for Klutz di Anders Morgenthaler, una tipa viene assassinata dallo stronzo che ha appena partorito, in T is for Toilet di Lee Hardcastle, un bambino affronta la fase anale sognando la famiglia divorata dal proprio gabinetto, in M for Miscarriage di Ti West, una donna intasa lo scarico dopo avervi gettato il proprio bambino abortito e in E for Exterminate di Angela Bettis, un tizio viene infettato da un ragno killer mentre si trova nella stanza più segreta di casa.
Menzione d’onore agli indonesiani: in L is for Libido, Timo Tjahjanto inscena la morte di due uomini costretti a una gara di masturbazione ossessiva. Chi eiacula per primo potrà rimanere in vita, ma soltanto per essere reclutato in un ulteriore round in cui dovrà eccitarsi dinnanzi a donne senza arti e scene di pedofilia rigorosamente live. Nel secondo ABCs of Death abbiamo una nuova squadra di registi, tanto agguerrita quanto la precedente. In C is for Capital Punishment, Julian Gilbey affonda le mani nello squallore della provincia americana, dove alcuni boscaioli ignoranti tagliano la testa a un presunto sequestratore che si scoprirà innocente. In D is for Deloused, Robert Morgan realizza un inquietante stop-motion pieno di alieni raccapriccianti, insetti e budella sparse. In K is for Knell, Kristina Bouzyte immagina la fine del mondo attraverso un orribile liquido nero capace di possedere le persone con i suoi tentacoli. In Z is for Zygote di Chris Nash, abbiamo una donna che non si decide a partorire: il bambino cresce fino a raggiungere i tredici anni, e la poveraccia se ne va in giro per casa con una pancia gigante, tutta sformata e gelatinosa. Un giorno il figlioletto si rompe le scatole e divora la mamma dall’interno, indossando la sua pelle come un comodo abito femminile. Hajime Ohata dirige invece O is for Ochlocracy, dove una donna è condannata a morte da una corte di zombi putrefatti che però hanno acquisito intelligenza umana grazie a un vaccino. Il suo crimime? Aver spappolato un po’ di cervelli marci durante l’epidemia.
Il cofanetto della Koch è molto curato, tanto da far sfilare in pompa magna un vasto corredo di extra che oggi come oggi buona parte delle edizioni home video manco si sogna: il primo ABCs of Death vanta contenuti per la bellezza di 128’, con speciali, making of, scene tagliate assolutamente inedite, interviste e dietro le quinte. Per il secondo siamo sui 78’, con provini e storyboard in aggiunta agli speciali già menzionati.