La banda del Gobbo
Perdonatemi se approfitto di questo spazio per dedicare un personale commiato al Maestro Umberto Lenzi, purtroppo recentemente scomparso. Un commiato doveroso, da parte mia, perché se amo il cinema di genere italiano in maniera così viscerale, in fondo, è anche grazie ai film del regista, che fin da ragazzino mi incollavano davanti allo schermo, bruciandomi gli occhi. Ed è ancora più doveroso perché conoscevo Lenzi personalmente, e non dimenticherò mai le nostre chiacchierate durante le annuali edizioni del JDHF, il festival toscano di cui era protagonista assiduo, e men che meno dimenticherò le tre giornate del 2009 in cui l’ho perfino ospitato nella mia città, Catania, in occasione di un evento organizzato anche da me, che mi ha dato la possibilità di scoprire molte sfaccettature – neanche così scontate – del suo carattere difficile e controverso. In questi ultimi tempi ci sentivamo sporadicamente su facebook o tramite mail, sapeva che apprezzavo moltissimo i suoi libri e che mi sarebbe piaciuto riuscire a concretizzare un altro evento siciliano, questa volta interamente dedicato al suo ultimo romanzo… lui stesso me lo chiese ma, purtroppo, per i soliti problemi di budget non se ne fece nulla.
Gli volevo molto bene, e mi mancherà la sua irruenza, la sua passionalità, i suoi modi schietti e sinceri. Ma attenzione, non è mia intenzione beatificarlo o mistificare quanto potesse essere, in alcune circostanze, indisponente e irritante… anche io, come tutti quelli che hanno avuto modo di relazionarsi con lui, sono stato qualche volta investito dalla sua veemenza, ma conoscendolo un po’ più approfonditamente ho scoperto che dietro quella corazza burbera e focosa, si celava anche un grande signore d’altri tempi, capace di dolcezza e di assoluta classe. Lenzi era così, nel bene e nel male. Con lui se ne va uno dei pilastri del nostro cinema migliore, la vecchia guardia irriducibile (così irriducibile da non aver mai accettato le lusinghe della nuova industria televisiva italiana, preferendo dedicarsi seriamente alla letteratura piuttosto che naufragare nel limbo delle fiction tv). Ciao Maestro, la terra ti sia lieve, a noi resta il tuo cinema, ed è con la recensione dell’ennesima edizione blu ray di un tuo film che ho deciso di salutarti.
X Rated, la nota label tedesca, ci propone il debutto HD di La Banda del Gobbo, cult poliziesco del 1977 che -spero – non ha certo bisogno di presentazione, e ce lo propone pubblicando un mediabook combo blu ray e dvd, limited, con tre cover diverse disponibili, ognuna con una sua tiratura: 444 esemplari con cover A, 333 con cover B, 222 con cover C. Quello in esame, è il mediabook con la cover C, che per chi scrive è la migliore del lotto. Indubbiamente, il trasferimento HD del negativo ha una resa migliore di quanto già visto precedentemente nei numerosi dvd del film usciti nel mondo: quadro discretamente robusto, dettagliato, la visione generalmente risulta appagante e piacevole, complice anche un master audio DTS 2.0 della traccia italiana che, davvero, segna un upgrade e ci permette di gustare adeguatamente il mitico score firmato da Franco Micalizzi. Va segnalato, su questo fronte, che la traccia italiana usata nel bd è svincolata dai sottotitoli tedeschi, che si possono escludere direttamente dal menù, e come ben sapete sono rari i casi in cui è possibile fare ciò nelle edizioni X Rated, quindi direi che questo mediabook è da tenere altamente in considerazione, malgrado le riflessioni che seguono.
In verità, mi aspettavo un master con un video dall’impatto più esaltante, e invece riesce soltanto a essere sufficiente e dignitoso ma nulla di più: probabilmente lo spazio limitato del blu ray (solo 25gb), e il bitrate costantemente fluttuante tra picchi molto bassi (10 mbps), valori medi (20 mbps) e picchi alti (33 mbps), hanno castrato leggermente le potenzialità del trasferimento, impedendogli di “esplodere” in maniera più performante. Abbastanza deludente, inoltre, il comparto extra che si limita a fornire un commento audio di Oliver Noding e Pelle Felsch (ovviamente in tedesco), il trailer e una galleria fotografica. Insomma, piatto scarno, troppo scarno considerando il calibro del film in questione, che resta pur sempre un must assoluto per tutti i fan del compianto Tomas Milian, del poliziesco italiano anni 70, e in generale del cinema di Umberto Lenzi. A bilanciare, però, c’è la bellezza del packaging, la tiratura limitata, e il fatto che comunque questa è la prima edizione blu ray del film uscita nel mondo, un primato che in ogni caso è un valore aggiunto (almeno per i collezionisti più maniacali). Edizione media, ma consigliabile.