La Fille de Dracula
Girato velocemente da Jess Franco nel 1972, La Fille de Dracula (aka Daughter of Dracula) è una sorta di remake “al femminile” di La Mano de un Hombre Muerto (aka Le Sadique Baron Von Klaus, 1962) e compone, con Dracula Contra Frankenstein (aka Dracula Prisonnier de Frankenstein, 1971) e La Maldición de Frankenstein (aka Les Expériences Érotiques de Frankenstein, 1972), un’ideale trilogia cinematografica che centrifuga e riformula secondo la particolare visione del Maestro spagnolo – e il suo amore per il cinema muto ed espressionista, ma anche per i fumetti – i classici monster movie della Universal e della coeva Hammer. Dei tre film citati, probabilmente, La Fille è quello linguisticamente meno “estremo”, ma il precedente, sublime, Vampyros Lesbos (1970) ha già aperto la strada per sovvertire completamente i topoi dei film di vampiri; e innestare certe bizzarre intuizioni nella trama di La Mano de un Hombre Muerto produce, comunque, un risultato intrigante ed esteticamente molto affascinante.
Nel film del 62 avevamo il Barone Von Klaus spinto all’omicidio seriale da un avo sadico, qui troviamo invece Luisa Karlstein (interpretata dalla bellissima Britt Nichols, già attrice per Franco in altre pellicole ma in questo caso, per una volta, protagonista assoluta) che dopo aver ricevuto dalla madre morente, la Baronessa Karlstein (Carmen Carbonel), una chiave segreta, scopre nei sotterranei del palazzo famigliare l’origine della sua sventurata discendenza: chiuso dentro una bara, Dracula (che ha il volto dell’immenso Howard Vernon) ha bisogno di sangue e adesso per nutrirsi potrà contare anche sull’aiuto di Luisa, immediatamente vampirizzata e soggiogata dal Conte. La neo vampira, dedita anche e soprattutto all’amore saffico, gli fornirà vittime sempre calde mentre le indagini dell’ispettore Ptuschko (Alberto Dalbés), in cerca di spiegazioni logiche, non porteranno a nulla; solo il giornalista Charlie (Fernando Bilbao) e l’intendente Jefferson (Jess Franco in uno dei suoi impareggiabili ruoli da attore) riusciranno a capire che dietro quelle orribili morti si cela l’ombra sovrannaturale di una spietata vampira.
Gia’ da diversi anni l’americana Redemption porta avanti una collection blu ray dedicata al grande cinema di Jess Franco che ci ha permesso di gustare in HD alcuni tra i titoli più imprescindibili della sterminata filmografia del regista. L’elenco sarebbe lungo, ma basterà citare film come Christina, Princesse de L’érotisme (aka I Desideri erotici di Christine, 1971) pubblicato in HD nella versione più o meno coincidente con la director’s cut, o Les Demons nella versione integrale francese (1972), per capire che la Redemption è una tappa home video obbligatoria per ogni fan di Tio Jess. Come da tradizione, la label non si occupa di restauri ma ci propone ottimi trasferimenti 2K dei negativi così come sono, nudi e crudi, segni del tempo compresi. La scelta di mantenere un assetto grindhouse, comunque, anche se potrebbe indisporre non significa che i master pubblicati siano eccessivamente rovinati, e anche nel caso di La Fille de Dracula, pur rilevando spuntinature, graffi sporadici e qualche deterioramento dei materiali, la fruizione risulta soddisfacente se non, addirittura, entusiasmante.
Confrontando, per esempio, questo nuovo master HD con quello del vecchio dvd Redemption/Salvation uscito in Inghilterra anni or sono, la qualità superiore del blu ray emerge inequivocabilmente. E poi, lasciatemelo dire: le tracce del tempo impresse sulla pellicola, quando si mantengono su livelli accettabili senza inficiare concretamente la visione, aggiungono fascino autentico. Dopo tutto, se il cinema è la morte al lavoro sugli attori, è giusto anche poter essere testimoni del deperimento fisico del suo supporto principale: c’è qualcosa di molto romantico in tutto ciò. Certamente ben vengano i restauri, quando sono possibili, ma la copia graffiata ha il suo sacrosanto perché (se trasferita correttamente).
Il nuovo blu ray di La Fille de Dracula propone, dunque, un master robusto, dai colori ben calibrati che rendono giustizia alla fotografia evocativa del film, con un ottimo dettaglio e grana fine, naturale; la traccia LPCM 2.0 francese è piacevole da ascoltare e sono disponibili sottotitoli opzionali in inglese. Il comparto extra è purtroppo scarno ma va comunque tenuto in considerazione: troviamo il trailer cinematografico e il commento audio dell’immancabile Tim Lucas, interessante e brillante come sempre. A seguire, alcune sequenze alternative trasferite in HD per un totale di 3 minuti e 19 secondi: questi reperti hanno la loro importanza, almeno filologicamente, ma si tratta di varianti soft che tagliano drasticamente le sequenze più belle del film, cioè le scene lesbo tra Britt Nichols e Anne Libert che Francesco Cesari, nell’indispensabile Nocturno Dossier dedicato al regista (Succubus 2), giustamente descriveva come “le più straordinarie che Franco abbia girato, non solo per la bellezza delle attrici, ma soprattutto per l’autentica fisicità che trasmettono“. E come dargli torto? Effettivamente, sommate alla magnifica scena della “consegna della chiave”, segnano il vero valore poetico del film. Tagliarle è un po’ come strappare e buttare via il cuore pulsante dell’opera: non si fa!