Il fantastico è politico: intervista ad Aislinn e Luca Tarenzi
In occasione di Lucca Comics & Games 2018, Stefano Tevini intervista due degli autori di punta della scena urban fantasy italiana: Aislinn e Luca Tarenzi.
D: Iniziamo con un brevissimo giro di presentazioni.
Aislinn: Sono Aislinn, scrivo urban fantasy e amo i libri.
Luca: sono Luca Tarenzi, sono uno stregone da marciapiede, quando non fingo di lavorare imbratto carte e la gente di solito mi riconosce come quel tizio con la faccia da messicano che gira sotto casa.
D: Nella vostra opera fate riferimento a un immaginario forte e radicato nella tradizione rilelaborandolo con la vostra sensibilità e il vostro lavoro di scrittori. Quali sono stati il contributo e l’impatto del fantastico sull’elaborazione politica? Quali sono le possibilità di elaborazione politica del fantastico?
Luca: Il fantastico è politico per sua definizione. Questo tanta gente non lo capisce perché il fantastico non è stato loro veicolato per quello che realmente è. Senza arrivare al fantasy, più difficile da comprendere per il pubblico medio, prendete la fantascienza, e ora ditemi che la fantascienza non è politica, ditemi che Orwell o Huxley non sono politici, ditemi che la fantascienza non serve a riflettere sulla nostra realtà. Prendi un elemento che conosciamo, cambialo e facci vedere le cose che ci stanno intorno da una prospettiva diversa. Prendi i problemi del nostro mondo e portali alle loro condizioni estreme. In tal senso il fantasy non è diverso dalla fantascienza in questo, usa soltanto un linguaggio diverso, usa simboli diversi, ma lo scopo di un simbolo è farti vedere le cose sotto una luce che non avevi visto prima. Se non è politico questo io non so cos’altro lo sia.
Aislinn: In particolar modo, per noi che scriviamo urban fantasy, scriviamo storie ambientate nel nostro mondo, i libri che amiamo sono ambientati nel nostro mondo, certo c’è l’elemento fantastico ma i nostri personaggi affrontano i problemi della gente di oggi. Penso a una bellissima saga come Libriomancer di Jim Hines, dove all’interno di una costruzione fantastica ineccepibile, con storie costruite in maniera assolutamente apprezzabile, si parla diversità, di poliamore, di politica e di moltissimi temi che hanno a che fare con il mondo di oggi.
D: Volendo fare un esempio pratico, delle figure che popolano i libri da voi scritte, provenienti dall’immaginario collettivo, indicatene una con una particolare valenza, o con un particolare impatto, in termini di elaborazione politica.
Aislinn: L’ultimo libro che ho pubblicato parla di vampiri e già questo basterebbe nel senso che il vampiro è la figura più poliedrica che possiamo trovare nel fantastico, che a seconda delle epoche è stato simbolo dei mali, dei poteri e dei desideri dell’umanità. Sicuramente una figura imprescindibile per questo discorso.
Luca: Io scrivo spesso storie che parlano di demoni o di angeli caduti. Fin dall’epoca del Paradiso Perduto di Milton l’angelo caduto è il simbolo della ribellione contro un potere tirannico, percepito come buono da gran parte della massa, e quando qualcuno si rende conto che quel potere buono non è mettendo in atto una ribellione diventa il cattivo anche se ha ragione, diventa per la pubblicistica il livello del male, anche se voleva solo fare le cose a modo suo.
D: La storia la scrivono i vincitori, insomma. Ora, in Italia è stato detto e scritto tanto sul rapporto fra letteratura fantastica e gruppi politici extraparlamentari. Andando più a fondo, storicamente qual è il rapporto fra il potere, sia a livello istituzionale sia a livello di situazioni alternative quali TAZ e quant’altro, e la narrativa fantastica?
Luca: Mi viene in mente un autore molto noto sulla scena internazionale e conosciuto anche in Italia, Terry Pratchett, autore divertente, umoristico, comico di una comicità molto intelligente, che affermava che lo scopo dell’ironia è prendere in giro chi è al potere, perché se si prende in giro qualcuno che al potere non è non si tratta più di ironia, ma di bullismo.
Aislinn: Diciamo che in Italia il fantastico è sempre purtroppo considerato roba da ragazzini, per cui libri, film e quant’altro di genere sono considerati uno svago senza profondità. Non è così, anzi, ci vuole una mente sveglia per riuscire ad apprezzare tutte le sfumature di un’opera fantastica. Meno fantastico c’è nelle nostre vite, più ci si ritrova grigi e irreggimentati.
D: Stiamo vivendo un presente che si muove in una direzione tutt’altro che rassicurante. Nazionalismi, razzismo, nuove destre, un occidente che dopo la crisi economica ha perso la sua egemonia e soffre di una profonda crisi di identità. Cosa può fare la letteratura fantastica per arginare questo movimento e cosa fate voi, nel vostro piccolo, come scrittori?
Luca: Si può far vedere quel che sta succedendo. Si può strappare quel velo, quella cortina fumogena che il potere vuole calarci sugli occhi. Si può fare in modo che quando la disinformazione indica l’uccellino l’attenzione torni sulla mano che fa il gioco di prestigio. Questa storia ce l’ha già raccontata Tolkien, nel Signore degli Anelli, la storia di un tiranno che riusciva a rendere tutto uguale a se stesso, che spargeva per il mondo legioni di mostri spaventosi non in quanto mostri ma in quanto tutti uguali, con una sola voce, che rispondevano a un solo comando e facevano solo quanto veniva loro detto.
Aislinn: Il fantastico è la letteratura del diverso per eccellenza, quindi ci è capitato spesso di trattare di questi temi. Quello che possiamo fare è proprio raccontare questo mondo così come lo vediamo, è uno dei nostri doveri principali, quello che raccontiamo non è mai semplicemente un volo di fantasia, è sempre profondamente radicato nella realtà che vediamo davanti ai nostri occhi, ma anche nelle opere tanto disprezzate o sopravvalutate come quelle per bambini, anche Harry Potter ci parlava di questo quando raccontava di Voldemort che voleva il sangue puro.
D: Abbiamo, nel mondo della tecnologia ad altissimo livello, ricercatori che stanno lavorando a veri e propri miracoli, come la possibilità di guidare un’automobile con i soli movimenti degli occhi per chi non è più in grado di muoversi, o come il dispositivo che pulisce gli oceani aspirando acqua e rifiuti. Dall’altra parte abbiamo invenzioni come i telefoni cellulari, che la fantascienza l’hanno superata in maniera eclatante. La narrativa d’anticipazione ha quindi ancora senso?
Luca: Ha un senso diverso da quello che aveva nella tradizione. Ritorno al Futuro era ambientato nel 2015 ma noi ancora non abbiamo auto volanti o micro pizze liofilizzate che diventano enormi con una goccia d’acqua, d’altro canto internet e gli smartphone non li aveva previsti quasi nessuno. Possiamo dire che la narrativa fantastica è andata in una direzione sbagliata, non per quello che aveva da raccontare ma nel prevedere gli sviluppi della tecnologia perché si è focalizzata molto su quel che desideravamo fare senza considerare una delle spinte fondamentali dell’essere umano: la comunicazione, è lì che ci siamo espansi sul serio, nel mettere tutto in un’unica rete di comunicazioni. Se sia un bene o un male non saprei dirlo, l’unico filone che è riuscito a prevederlo sta tornando di moda: la fantascienza trans umanistica.
Aislinn: Un’eccellenza in tal senso è Black Mirror, che ci mostra un futuro non lontano e inimmaginabile quanto un futuro che se non è domani è dopodomani, partendo da quel che si sta sviluppando, anche se non è ancora alla portata di tutti, per raccontarci storie assolutamente verosimili, quello è un modello da prendere.
Luca: Tenete conto che alcuni sviluppi presentati qualche anno fa, quando è stata trasmessa la prima stagione di Black Mirror, come fantascienza, oggi si sono verificati, nell’arco di due o tre anni al massimo.
D: L’intelligenza artificiale, in tal senso, non riattualizza forse le tre leggi della robotica di Asimov?
Luca: Parzialmente. Yuval Harari nel suo ultimo libro, 21 lezioni per il XXI Secolo, afferma che in realtà abbiamo frainteso l’intelligenza artificiale. Nel nostro immaginario i riferimenti sono Terminator e Matrix: le macchine prendono coscienza e ci fanno fuori tutti quanti. Oggi le macchine sono molto più intelligenti di noi ma non sono vicine ad avere autocoscienza. Nel futuro il problema non saranno tanto le macchine che pensano al posto nostro quanto un gruppetto di persone armato di potentissimi algoritmi contro tutti gli altri.
Aislinn: A quello servono le storie di fantastico, a insegnare alle persone quell’empatia verso il diverso, ad aiutare a mettersi nei panni di altre persone. Questo si vede meno in un paese come il nostro, disabituato alla lettura, al cinema e al teatro, la magia è quella: riuscire a farti provare cose che non avresti mai potuto immaginare.
D: Tornando a quello che abbiamo davanti agli occhi: cosplayer, giocatori, fumettari, gente che il fantastico passa dal toccarlo di striscio all’esserci dentro fino al collo. In riferimento alle potenzialità evidenziate in questa conversazione, cosa è veramente passato a queste persone e quali potenzialità queste persone hanno?
Luca: C’è un grande potere e un grande pericolo. Sono del ’76, ho 42 anni. Quand’ero ragazzino io il fantastico era per pochi, assolutamente di frangia, parliamo degli anni precedenti allo sbarco del fantastico a Hollywood, prima dei blockbusteroni sui fumetti della Marvel. Il fantastico che si faceva quando ero ragazzino io sono film di serie B penosi a vedersi diventati cult dell’underground. In un certo senso si può pensare che i nerd abbiano vinto, però questo going mainstream del fantastico è pericoloso perché la massa ne coglie solo gli aspetti più superficiali e una forza che io spero non ci sia, ma temo ci sia, in grado di strumentalizzare questi simboli, perché si tratta semplicemente di manipolare simboli per veicolare delle conoscenze, possa assorbire tutto questo e togliere al fantastico quel significato eversivo che sta nel far vedere le cose come mai erano state viste prima e trasformare il fantastico stesso in un nuovo linguaggio di regime più adatto alla nostra epoca, e questo è molto pericoloso.
Aislinn: Bisogna vedere se si riesce ad andare oltre a una manifestazione come Lucca Comics che è il nucleo centrale della nerditudine in Italia e renderla qualcosa più di un semplice circo che la gente viene a fotografare per renderle dignità pari a qualsiasi altra manifestazione culturale.
D: Siamo una generazione, forse la prima, che vive ripiegata su un immaginario nativamente commerciale. Ci hanno nutriti con un immaginario insieme alle funzioni tradizionali dell’immaginario ha anche, e soprattutto, la finalità di vendere prodotti. Tutto questo è brandizzato, è la proprietà intellettuale di qualcuno che ha il potere di interrompere l’erogazione dei prodotti stessi. Qualcuno, tuttavia, è riuscito a riappropriarsi di questo immaginario lavorando dal basso. Questa contrapposizione come la vedete? Ci si può riappropriare dell’immaginario come strumento di pensieri o esso è nelle mani dei cosiddetti padroni del vapore?
Luca: Il punto non è assolutamente “c’è speranza” o “è una buona idea”, è l’unica cosa da fare. Non ci dobbiamo nemmeno chiedere se funziona o no, dobbiamo procedere a testa bassa! Da quando l’immaginazione appartiene a ogni singolo essere umano che abbia della materia grigia pensante dentro nel suo cranio possono brandizzare quel che pare a loro, noi inventeremo cose nuove. Prenderemo cose vecchie come l’alba dei tempi e le utilizzeremo ancora, non è possibile fermarlo, non deve essere possibile fermarlo, è forse l’ultima via di uscita che ci è rimasta.
Aislinn: Infatti è quello che vediamo nel fantastico: il ritorno di figure classiche, di simboli che acquisiscono nuova vita, nuova modernità, se da domani la Marvel smette di fare film sui suoi supereroi bene, non li vedremo più, creeremo nuove cose, c’è la possibilità di diffondere quello che si fa al di là dei canali ufficiali, magari non con gli stessi risultati ma si riesce a fare molto di più rispetto a un tempo, questo potere ormai ce lo abbiamo, e dobbiamo lottare per non farcelo togliere.
Luca: Visto che abbiamo parlato di politica parliamo di religione, non è pericoloso, o meglio, lo è ma è proprio quello che vogliamo fare. Io sono laureato in storia delle religioni e per questo la gente spesso mi fa discorsi del tipo: la religione è in crisi, la nostra è una società secolarizzata, quello che appartiene allo spirituale viene marginalizzato. Io a questo punto di solito fermo i miei interlocutori e li correggo: assolutamente no, la spiritualità nella nostra epoca è fortissima, ce n’è un bisogno gigantesco, quello che viene marginalizzato sempre di più, quel che la gente non vuol più sentire è la religione organizzata, le religioni istituzionali, e come diceva prima Aislinn la risorgenza di ciò che è antico, di ciò che è pristino, l’esplosione di religiosità alternative cresce progressivamente da anni, questo è un fatto.
Aislinn: pensate solo, negli ultimi tempi, quanti teschi tradizionali messicani abbiamo visto fiorire su dolci, gadget e magliette, sulla pelle. La stessa Halloween, che tante personalità scoccia, ormai è qui e possono protestare quanto vogliono ma essa non è che la veste nuova di tradizioni che erano anche nostre, perché se ci si va a informare era pieno di tradizioni del tutto simili con tanto di travestimenti e offerte ai morti, ora ci mettiamo la zucca ma va bene, non c’è nulla di male nell’acquisire da un’altra cultura, anzi, andrebbe fatto ancora di più, è un modo per conoscersi e avere dei punti di incontro, poi ognuno è affezionato alle proprie radici e ok, io vi spiegherò le mie e voi mi spiegherete le vostre, e celebreremo tutte le feste.
Luca: Sushi e kebab a cena per tutti!
D: In effetti conservatori ed esponenti della religione organizzata stanno facendo fronte comune, non è di ieri la notizia che il senatore Pillon, della Lega, pone fra le emergenze, oltre a togliere alle donne la possibilità di abortire, la lotta alla stregoneria a scuola, e a questo punto direi buon oscurantismo a tutti.
Luca: Il fantastico, qualunque esso sia, serve a non dimenticare, e quei bastardi là fuori è proprio quello che vogliono: farci dimenticare. Non lasciateglielo fare.
Aislinn: Esattamente. Continuate a portare con orgoglio a portare i vostri costumi qui a Lucca e a parlare con orgoglio dei vostri interessi. Questa è la vostra identità e un insieme di identità così sfaccettato compone un quadro bellissimo.