Il giocatore di Dostoevskij
La storia, la trama e il valore dell’opera
Quello del gioco è un tema che spesso e volentieri ha influenzato la letteratura e il cinema. Ancora oggi le produzioni al riguardo si sprecano. Ancora oggi le produzioni al riguardo si sprecano, mentre un tempo era più complicato affrontare un argomento che in certi casi veniva visto come un tabù. Nel Terzo Millennio non fa notizia sapere di un torneo internazionale di poker o del blackjack che si può giocare online, ma c’è stata un’epoca in cui il gioco è stato persino bandito, anche in Italia. Tra tutte le opere che hanno interessato e descritto le tipiche vicende del tavolo verde, la più famosa è indubbiamente Il Giocatore, romanzo di Fëdor Dostoevskij. Un testo che viene considerato una pietra miliare della letteratura mondiale già solo per le modalità di realizzazione: l’autore lo dettò per intero alla compagna Anna Grigor’evna Snitkina, in soli 27 giorni.
Era il 1866 e lo scrittore russo era attanagliato dai debiti di gioco. Mentre era già impegnato con la stesura di Delitto e castigo, Dostoevskij promise a se stesso e agli editori che avrebbe sfornato quanto prima un nuovo romanzo, così da potersi aiutare nel risanare la propria condizione economica. Il Giocatore è stato scritto quindi di getto e, paradossalmente, è divenuto un capolavoro nel giro di poco tempo. La presentazione minuziosa della realtà del gioco d’azzardo risulta attuale ancora oggi. Il buon Fëdor aveva inquadrato infatti tutti i personaggi del settore: dai ricconi che non avevano paura di perdere, ai meno abbienti, passando per i truffatori professionisti. I frequentatori delle sale rivelavano caratteri e stili comportamentali diversi persino a seconda della nazionalità.
Dostoevskij aveva perso al gioco 3.000 rubli che gli erano stati prestati dal suo editore proprio come anticipo del romanzo. Fu in Germania, nel casinò di Wiesbaden, che lo scrittore si ridusse praticamente al lastrico. Se entro il 1° novembre del 1866 non avesse consegnato il nuovo testo al suo editore, questi gli avrebbe negato ogni guadagno successivo. Grazie all’aiuto della futura moglie, l’autore fece appena in tempo: il romanzo fu depositato infatti alle 22:00 del 31 ottobre. Il resto è storia: Il Giocatore è diventato un bestseller e oggi Dostoevskij viene omaggiato anche da Woody Allen nei suoi film. A 140 anni dalla sua scomparsa, il valore paradigmatico dello scrittore continua ad essere indiscusso.
Considerando i freschi trascorsi nelle sale da gioco, non sorprende che Dostoevskij abbia inserito qualche riferimento autobiografico nella trama, ambientata infatti proprio in terra tedesca, in una città dove il casinò pullula puntualmente di avventori. Aleksej Ivànovic ricopre il ruolo di educatore in una singolare famiglia di cui fa parte anche Polina Aleksàndrovna, della quale è dichiaratamente innamorato, al pari di Mr. Astley, mentre la ragazza ha occhi solo per il marchese francese des Grieux. Aleksej ne combina di cotte e di crude pur di attirare le attenzioni della giovane, aiutandola anche economicamente attraverso le sue vincite al gioco.
Buona parte della trama ruota intorno alla figura della “baboulinka”, ossia la nonnina Antonida Vasil’evna, della quale tutti i personaggi aspettano di fatto il decesso, in modo tale che con l’eredità si possa risollevare la situazione della famiglia di Polina. L’anziana signora, però, si ritroverà all’improvviso a giocare fianco a fianco con Aleksej, sperperando quello che sarebbe dovuto essere il suo lascito. Ne consegue una serie di intrecci che vedono il marchese des Grieux fuggire in Francia e la povera Polina scappare con Mr. Astley, senza rendersi conto dell’impegno di Aleksej nei suoi confronti. Nel finale, però, Aleksej ha l’occasione di poter scegliere se riunirsi con Polina o se continuare a giocare…