Il nuovo film di Ruggero Deodato
Il regista di Cannibal holocaust colpisce ancora
Cari Nocturniani, parliamo del film che ho terminato di girare sabato 26 settembre. Un film ancora senza titolo che ho atteso per tre anni della mia vita. Quattro settimane di riprese, ventuno giorni esatti. Un lavoro massacrante per un film che volevo fosse d’alta qualità. Mi sono sentito una mosca bianca agli Studios, ex De Paolis, di Daniele Taddei. Gli Studios negli ultimi anni sono occupati da lunghe fiction, Tali e Quali di Carlo Conti, e altri show per Rai e Mediaset. Io invece giravo un thriller, unico film dello stabilimento. Il manager Taddei organizzava visite guidate ogni giorno: produttori, funzionari televisivi, attori e registi, tra i quali Matteo Garrone, Gabriel Garko, Pino Insegno e stuoli di ragazzi del Centro Sperimentale, appassionati del mio genere. Devo dire che la costruzione del mio set valeva le visite, un appartamento molto intrigante e illuminato da luce lunare, completamente differente dai set stereotipati delle fiction. Il mio giovane cast mi ha dato dei risultati straordinari, e ognuno ha recitato in inglese. Ho girato in presa diretta, e il mio proposito è di evitare il non facile mercato nazionale. Spero possa competere con i thriller francesi e spagnoli di ottima fattura. Il soggetto è ispirato a uno dei tanti delitti irrisolti avvenuti in Italia negli ultimi quindici anni. Mi sono limitato a una piccola base della cronaca del tempo, e ho cambiato completamente il fatto avvenuto, stravolgendo il finale e dando sfogo alla mia fantasia.
Molti tecnici hanno rinunciato a film televisivi per seguire, così dicono loro, un regista di cult. Mi hanno seguito con grande rispetto e non si sono mai disorientati davanti alle mie soluzioni creative spesso improvvisate. Io li ho investiti con le mie frasi: «Maledetti-State rovinando il mio film-Pezzi di melma-Prendi una scusa e vattene». Queste frasi sono diventate il tormentone del film. Nel mio cast recita un attore formidabile, Ernesto Mahieux, premiato col David di Donatello e il Globo d’oro per L’imbalsamatore di Matteo Garrone. Mahieux è rimasto sorpreso dalla scelta dei giovani attori: «Sono bravissimi, talentuosi, preparatissimi e straordinari a recitare in inglese». Effettivamente mi sono commosso, ero da qualche tempo abituato ad avere nei miei cast televisivi attori scelti da casting politici. Una vergogna. Il cinema, per quel poco che si riesce ancora a fare nel nostro impoverito Paese, dà la possibilità a un regista di scegliere attori non improvvisati e di scovare talenti che non riuscirebbero mai a farsi strada senza le solite spinte. La mia protagonista aretina è un gioiello di bravura, il suo inglese è paragonabile a un perfetto britannico di nascita. Il giovane interprete, italiano anche lui, è al livello di attori gettonati e strapagati. Un americano di Harlem e una giovane attrice, cantante, ballerina, chiudono il cast con altrettanta bravura. Riuscirò con un minimo budget a competere con i film d’oltreoceano? E a soddisfare i miei fan cannibalici? I miei giovani attori sono: Carlotta Morelli, Gabriele Rossi, Edward Williams, Noemi Smorra, Roger Garth e il citato Ernesto Mahieux e – perché no – un po’ di nepotismo per un bravo cammeo interpretato da mio figlio Saverio Deodato uscito dall’Actors’ Studio londinese. E tutta la maledetta troupe che amo e che mi ha amato davvero. Mi sono uscite le lacrime alla fine del film quando mi hanno consegnato un ciak con scritti i miei improperi ricorrenti.