Il ritorno del vecchio West

Dal cinema ai fumetti un successo che non conosce confini
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Il mondo dell’intrattenimento offre oggi una serie di soluzioni differenti in base ai gusti. Quel che è certo è che oggi c’è l’imbarazzo della scelta su quali contenuti utilizzare e di quali prodotti usufruire.

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Nei tempi più recenti è venuto fuori anche un certo tasso di nostalgia per il passato. Così il vintage si sta riprendendo la scena, in silenzio ma senza retrocedere. Della serie che i classici non passano mai di moda. È un dato di fatto, che raccoglie anche i consensi delle generazioni più giovani.

Il vintage piace alle nuove generazioni ed oggi viene riproposto in salse diverse, dalle serie tv al gioco fino alla moda. È questo anche il caso del genere western, che dopo un’epoca d’oro vissuta tra fine anni Settanta e fine anni Ottanta, oggi è tornato clamorosamente in auge in più salse, con la complicità di tutto il comparto tecnologico che vi ha girato intorno.

Il west è tornato di moda per motivi specifici: anzitutto perché c’è tutta una narrativa alle sue spalle che oggi risulta essere accattivante e ben guidata da logiche di narrazione ben studiate ed incastrate. Non è un caso che Red Dead Redemption, capolavoro di Rockstar uscito nel 2010 e poi nel 2018, sia considerato uno dei titoli più azzeccati di sempre. Possiamo affermare che il gaming ha incoronato il western anche come un libro tutto da scoprire, nelle sue ambientazioni favolose e ad oggi – purtroppo – anacronistiche perché cancellate proprio da quel progresso che ha deciso di rispolverare il vecchio e selvaggio West.

Il western è stato anzitutto un genere cinematografico, che in Italia si conosce bene per il celebre “Spaghetti Western”. Ma oltre a spopolare nel gaming, il genere è arrivato a teatro e poi nei fumetti. Capolavori come Tex e Zagor, cartoni di Marvel e DC Comics, sono oggi considerati un must con cui fare i conti quando si scende sul campo del West. La già citata Rockstar ha fatto poi il resto, con un capolavoro ancora oggi considerato ineguagliabile.

Parlano numeri e dati, a questo proposito. L’epoca dei cowboy, cancellati dalla storia, non è finita in altre dimensioni. E se si va indietro nel tempo il successo, si nota, parte da lontano. Uno dei giochi più famosi di tutti è “Call of Juarez”, del 2006, che porta avanti la storia di un cercatore di tesori in prima persona.

Eccolo, il punto: la capacità dei western di creare esperienze immersive ne spiega a pieno il successo in tutte le forme di intrattenimento oggi rintracciabili. Si crea empatia tra l’utente – sia esso un giocatore o un lettore – e il prodotto che ha davanti. Empatia in un mondo che parla di eroi buoni e cattivi, solitari ed emarginati, banditi e coraggiosi. Avventure adrenaliniche, di azione e mozzafiato. È un mix incredibile che non può non attecchire in un contesto – quello della società attuale – che cerca sempre più emozioni forti e distintive.