Il sistema Facebook
E la ricompensa per gli infami
Il sistema Facebook e la ricompensa per gli infami
Come forse non tutti sanno, questa settimana la nostra pagina facebook è stata oscurata. Sono state segnalate delle foto che non rispondevano ai requisiti della “decenza” sul social network e a causa del reiterarsi di episodi simili, le forze che governano questo mondo virtuale hanno sentenziato l’eliminazione. E va bene, lo accettiamo, anche perché non è in nostro potere fare nulla contro questa decisione/condanna. Amen. Ne abbiamo aperta un’altra, di pagina e invitiamo tutti coloro che sono interessati ad andarla a cercare e a mettere un mi piace. Vorremmo però prenderci questi dieci minuti di tempo per spiegare come funziona il meccanismo che ci ha stritolati. Perché crediamo sia istruttivo, oltre che interessante. L’iter è il seguente: voi pubblicate sulla vostra pagina una foto di, mettiamo, Ushi Digart, presa da un film di Russ Meyer e vi premurate di censurarla mettendo due pecette nere sui seni, proprio perché conoscete l’idiosincrasia di Facebook per questa parte del corpo femminile e, più specificamente, per il capezzolo. Il capezzolo, per Fb, è l’escrescenza in cui si concentra l’essenza del turpe, la sintesi finale di ogni oscenità. Il culo qualche volta può anche passare, ma il capezzolo non passa, mai. Ora: Facebook è sì la versione aggiornata ai nostri anni del Grande Fratello, ma non ha né potrebbe in alcun modo avere, materialmente, la possibilità di monitorare le bacheche e le pagine di tutti i suoi utenti alla caccia del proibito. Ha stabilito, allora, il sistema della segnalazione. Che funziona esattamente come in altri contesti e in altre epoche funzionava la delazione. Qualcuno vede un’immagine che è stata pubblicata e che giudica oscena, l’Ushi Digart della situazione, pigia un bottoncino e invia alle intelligenze anonime e onnicreanti di Fb la segnalazione/delazione. Il Social interviene, verifica e se è il caso elimina l’immagine e commina la pena.
La pena, certo. Cominciano con il bloccarvi l’account per 24 ore (non potete postare né sulla vostra né sulle altrui bacheche e non potete usare Messenger) e, nel caso di una pagina, risponde chi ha caricato quell’immagine, amministratore o editor che sia, quindi il blocco colpisce lui. Se sei recidivo, cioè se ti hanno segnalato più di una volta per pubblicazione di immagini “oscene”, le pene vanno crescendo: il blocco passa da 24 ore a tre giorni, quindi a una settimana, un mese e oltre. E le conseguenze per una pagina che sia stata segnalata più volte arrivano, come è successo nel nostro caso, all’oscuramente, preludio della cancellazione. Diciamo preludio perché esiste, nel regolamento di Fb, una sorta di istituto-farsa che si chiama “appello”, in virtù del quale, quando sei sull’orlo dell’abisso, premi un bottoncino e invii ai superiori sconosciuti un appello, tipo supplica, per rivedere la decisione che è stata presa di cancellarti. E qui non si capisce bene il senso della cosa: perché, se hanno ormai stabilito di eliminarti, se ormai la tua testa deve cadere, sulla base di cosa sarebbero disponibili a rivedere la decisione? Forse perché ti hanno umiliato portandoti a supplicarli? Il loro discorso è: “Se tu pensi che la tua pagina sia stata oscurata per errore eccetera eccetera, allora invia questo appello”. Attenzione, però: l’appello non è un testo che si scrive liberamente e in cui si espongono le proprie ragioni, ma una richiesta standard di rivedere la condanna, previa totale pulizia dei contenuti della pagina. Cioè, l’appello se lo fanno loro da soli. Se la cantano e se la suonano, insomma.
In questa farsa/tragedia (tragedia forse è troppo, anche se la pagina aveva ormai diversi anni di vita e un bell’archivio di notizie, sebbene su fb conti solo l’oggi e lo ieri non esista, tantomeno l’altro ieri), Nocturno è piombato grazie ai segnalatori. Cioè ai delatori, agli infami. Quelli che quando vanno in galera, come ci insegnano i noir, fanno la fine peggiore. Gli infami – non l’avevo ancora detto ma lo dico adesso – godono del totale anonimato e della totale impunità su Fb, e quindi tu non hai diritto, a differenza di quel che accade ancora nella realtà atomica, grazie a dio, di sapere nome e cognome di chi ti ha denunciato. Fa specie che nessuno si indigni per questa pratica. Fa specie e preoccupa, perché a rifletterci un attimo ci si rende conto di che cosa potrebbe generare portata alle estreme conseguenze. La segnalazione è uno strumento di attacco perfetto contro gli avversari, e nel nostro caso ha dimostrato di assolvere perfettamente a questa funzione. Chi segnala Uschi Digart, o la pancia scoperta di Asia Argento o il petto velato da collane di Rosalba Neri in una foto anni Settanta o una copertina di Nocturno prima serie, non è certo il vecchio bacchettone e censore che si trova casualmente a passare sulla nostra pagina. Ovvio. I segnalatori sono i bastardi che conosciamo bene e che sono i più fedeli tra quanti seguono e monitorano tutte le nostre iniziative dal lontano 1994. Sono quelli che ci stanno attaccati come sanguisughe e che non abbiamo nemmeno la possibilità di definire avversari, poiché ciò almeno implicherebbe uno scontro, seppure scorretto, tra persone che fanno qualcosa di simile, mentre invece lo scontro, qui, è tra Nocturno e il nulla, da scrivere rigorosamente con la n minuscola. Benissimo. 1 a zero per loro. Però noi a questo nulla, diciamo, evangelicamente: Estote parati. Che tradotto in romano, significa: State in campana…