Intervista a Declan Shalvey
Intervista all'illustratore di Deadpool e Moon Knight
Nocturno intervista Declan Shalvey, fumettista irlandese attivo negli Stati Uniti autore, fra gli altri, di Moon Knight, Deadpool (Marvel Comics) e Injection, per (Image).
D: Buongiorno Declan, ti chiedo anzitutto di presentarti ai lettori di Nocturno.
R: Certamente. Il mio nome è Declan Shalvey e sono un illustratore irlandese. Ho collaborato a fumetti come Moon Knight, Wolverine, Injection e molti altri titoli per Marvel Comics e Image.
D: Ti chiedo un parere su Moon Knight, personaggio particolarmente interessante. Com’è stato lavorarci?
R: Incredibile, è stato incredibile, è stata la mia prima occasione di fare qualcosa di nuovo, di rivedere un personaggio e di riprogettarlo, una cosa che volevo fare da tempo. Naturalmente Warren Ellis, lo sceneggiatore della serie, mi spronava a fare sempre di meglio, ogni numero era più folle e strano del precedente.
D: L’altro lavoro per cui sei conosciuto è Injection, anche qui vorrei conoscere il tuo punto di vista in quanto il contesto è completamente differente.
R: L’esperienza si colloca all’opposto di Moon Knight, che dal canto suo era breve, sintetico e tagliente laddove Injection ha un respiro più ampio, una trama più strutturata e tematiche più complesse. Era qualcosa che volevo fare, un progetto più lungo e ambizioso, parliamo di cinquecento pagine circa contro il centinaio di Moon Knight. Tre volumi sono finiti e altri due sono da completare, un lavoro più ampio ed esteso.
D: Hai lavorato con due grandi sceneggiatori che vanno oltre il prodotto commerciale: Warren Ellis e Brian Wood. Due autori che si interessano di politica. Ti sei sentito intimidito a contatto con due autori del genere? A livello tecnico come hai trovato l’esperienza?
R: Sono un fan di Warren da quando ero ragazzo, leggevo i suoi fumetti di Excalibur e Wolverine, lavorare con lui mi ha decisamente intimidito ma lui è una persona fantastica, mi supporta e mi sprona a fare del mio meglio. Avevo lavorato con Brian in precedenza su Conan, Northlanders e The Massive. Non avevo mai lavorato con lui su un fumetto di supereroi, le atmosfere dei lavori precedenti erano molto diverse e mi sono divertito parecchio.
D: Hai lavorato sia per una major, sia per case editrici indipendenti. Cosa cambia? In cosa differiscono i progetti?
R: Le realtà più vicine alle indipendenti per cui ho lavorato, Image e Vertigo, fanno comunque riferimento alle major pur lavorando in maniera ibrida. Image paga le spese per la realizzazione dei libri, ma la convenienza di lavorare per una major, al momento sto disegnando Wolverine, è che posso limitarmi a disegnare, senza la necessità di promuovere il prodotto, che si vende da solo. Nessuno conosce prodotti come Injection quando escono, e promuoverli è faticoso. Tuttavia adoro la libertà creativa che mi dà lavorare per realtà più indipendenti. Si tratta di investire su te stesso e sulle tue creazioni. Sono due modi diversi di lavorare e li amo entrambi, mi considero molto fortunato rispetto ad autori che devono concentrare tutto su una sola delle due strade.
D: Attualmente hai il polso del mercato anglofono, specialmente quello americano. Come vanno le cose da quelle parti?
R: C’è un’atmosfera strana al momento. La politica ha preso piede e permea ogni cosa. Tutto è polarizzato, pubblico e autori sono divisi e si combattono, l’atmosfera è tesa al momento.
D: Parli delle politiche interne al mercato o della politica in senso più ampio?
R: Nel senso più ampio ma la cosa influenza il mercato.
D: Non sei il primo a dirmelo, ho parlato con Peter Kuper, che è più specificamente un vignettista politico, e mi ha detto più o meno la stessa cosa.
R: A livello di mercato le serie regolari vanno peggio mentre le graphic novel vendono bene, tuttavia una graphic novel ha tempi di realizzazione più lunghi i pagamenti arrivano dopo tanto tempo, quindi per certi versi lavorare su una serie regolare è più sostenibile anche se si guadagna meno. La sfida, per un autore, è capire dove sia più conveniente lavorare. La proposta è attualmente molto diversificata: noir, supereroi, storie d’amore, fumetti di guerra, ce n’è per tutti i gusti, e gli sceneggiatori sono incredibili. Credo che la qualità dei fumetti non sia mai stata tanto alta, abbiamo grandi sceneggiatori e illustratori bravissimi con coloristi all’altezza.
D: Lo standard è più alto ma forse mancano i capolavori, alle nuove generazioni mancano gli Alan Moore e i Grant Morrison della situazione.
R: Forse perché realizzare serie regolari di sessanta numeri non è più semplice come un tempo.
D: Forse anche perché la generazione di Warren Ellis non è più giovane…
R: Brian Wood è più giovane e ci sono altri bravi autori che stanno dando il meglio, tuttavia credo che gli editori americani pongano troppa enfasi sugli sceneggiatori a discapito dei disegnatori. Diversi sceneggiatori affermati come Ed Brubaker e Rick Remender stanno lavorando con Image su materiale di cui detengono i diritti, quindi gli editori stanno investendo sugli sceneggiatori giovani come Matthew Rosenberg e Kelly Thompson per dar loro modo di svilupparli. La scena statunitense si divide in superstar e nomi di poco peso, in mezzo non c’è nulla. I ragazzi che ho menzionato prima diventeranno grandi in futuro. I nomi di spicco vengono ancora dalla generazione di Alan Moore e Garth Ennis.
D: I più giovani vanno per i quaranta…
R: Esatto
D: Mentre Grant Morrison, che rimane uno degli autori più cool sulla scena, ha passato i cinquant’anni…
R: Vero, ma ci sono nuove voci che stanno emergendo e di cui sentiremo parlare.
D: Qual è il futuro dei fumetti e qual è il tuo futuro? Cosa bolle in pentola?
R: A breve terminerò il mio lavoro con la Marvel, poi voglio finire gli ultimi due volumi di Injection per dedicarmi al fumetto che sto sceneggiando per Image, dopodiché non lo so. Sono molto fortunato perché ho tante opzioni davanti. Posso lavorare come autore completo o con uno sceneggiatore, posso disegnare ancora supereroi o realizzare fumetti creator owned, ma prima di tutto voglio rispettare le scadenze con Injection.