Intervista a Fabio Guaglione – parola d’ordine: fantascienza
L’autore di True Love ci spiega come si fa a creare cinema denso di elementi fantastici in Italia
Fabio Guaglione è un giovane sceneggiatore italiano, che in collaborazione col suo socio Fabio Resinaro, ha vinto premi in tutto il mondo grazie ai suoi cortometraggi. Il suo film True Love è stato venduto ovunque, e attualmente è al lavoro sul thriller Mine, che vede come protagonista Armie Hammer. Ecco la nostra intervista a Fabio Guaglione.
Fin dal tuo esordio con E:d:e:n,The Silver Rope e Afterville ti sei sempre dedicato alla fantascienza, una scelta decisamente controtendenza rispetto all’intimismo che di solito domina il cinema europeo e soprattutto italiano. Puoi spiegarci perché?
Beh, i motivi sono sicuramente molteplici. Più’ che fantascienza, io e il mio socio Fabio Resinaro in generale prediligiamo storie che contengano l’elemento del fantastico. Questo perché in questo tipo di narrativa è possibile creare delle iperboli visive che racchiudono dei significati simbolici. Sono le storie che ci viene meglio raccontare, a livello impulsivo, poiché la portata emotiva del viaggio dell’eroe viene amplificata e universalizzata attraverso la codifica che la mente opera su involucri apparentemente fantascientifici, orrorifici o fabulistici. Questo è il modo in cui è possibile far parlare una storia direttamente con il tuo inconscio. Non esiste niente di più potente, per questo ci dedichiamo molto allo studio dei simboli nelle nostre sceneggiature. Perché questo personaggio ha questo dramma? Qual è la giusta forma di quel dramma? Qual è l’oggetto che risolverebbe il suo conflitto? E via così, per mesi. Applichiamo lo stesso concetto sugli storyboard. Perché questo personaggio sta andando verso sinistra? Andare verso sinistra solitamente significa tornare indietro. Èuna scena in cui il nostro personaggio sta “facendo un passo indietro” nel suo percorso? Si sta ricollegando al suo passato? E via così. Ma sto divagando. Alla grande. Un altro motivo è stato sicuramente imprenditoriale-strategico. Quando abbiamo realizzato E:d:e:n avevamo vent’anni e volevamo farci notare. Era l’epoca del successo di Santa Maradona, osannato dai produttori di allora come se fosse un film da Oscar. Noi volevamo stupire e non essere dei giovani registi qualunque. Volevamo dimostrare che la fantascienza ai massimi livelli in Italia fosse possibile e non costasse cifre impossibili. Ci siamo fatti un culo così, ma oggi siamo diventati “quelli che fanno fantascienza”. Che poi non siamo patiti di fantascienza, semplicemente ci piacciono le belle storie. Il nostro nuovo film, Mine, ad esempio, non è di fantascienza per niente. Ma è assolutamente pregno di tutto il discorso che ho fatto prima riguardo i simboli e i significati inconsci… Abbiamo lavorato moltissimo su quell’aspetto anche se pochi se ne accorgeranno. Cioè, pochi se ne accorgeranno consciamente. Last but not least, affrontare un certo tipo di genere permette la creazione di prodotti esportabili, e quindi permette la creazione di contatti con le realtà estere, e quindi permette l’interesse di finanziatori, eccetera. Ovvio che un buon prodotto può essere esportato all’estero anche se non è di fantascienza, anche se è girato in Italiano e parla di un argomento prettamente italiano. Ad esempio Gomorra. Ma anche questo successo non è un caso. Abbiamo recentemente incontrato i vertici di Cattleya e ci hanno parlato proprio del loro approccio allo sviluppo della serie, e si sono incentrati parecchio sullo sviluppo dei temi attraverso l’utilizzo dei personaggi archetipici.
Definirei il tuo primo lungometraggio, True Love, come un thriller fantascientifico. Si tratta di un prodotto estremamente interessante: praticamente, da una sola location e tre attori tu e Fabio Resinaro avete prodotto un film angosciante e profondo. Puoi parlarci della sua genesi?
True Love nasce alla fine del 2009. Io e il mio socio stavamo sviluppando da più di un anno dei progetti per una major americana, ma capimmo che i tempi che ci avrebbero eventualmente portato alle riprese sarebbero stati infiniti, e le possibilità sempre più esili. Negli USA si sviluppano molte sceneggiatura, ma se ne producono un centesimo. Noi volevamo girare un film, non svilupparlo.
Quindi ci siamo detti: «Scriviamo qualcosa che possiamo girare trovando pochi soldi». True Love diventò quindi la risposta alla domanda: «Qual è la storia più figa che possiamo raccontare con il budget più piccolo possibile?». E così ci venne l’idea di un paio di attori chiusi in un cubo, e di immagini rubate da cellulari, videocamere di sorveglianza, webcam… Non siamo mai stati fan del fare le cose “a basso budget”, bensì del lavorare per creare un concept che sia esso stesso contenuto nei costi nel suo DNA. Questo permette di spendere poco ma di non sacrificare la qualità. A dire il vero, il concept di True Love a Resinaro non piaceva, sosteneva che non ci fosse nessuna storia da raccontare. Lo presi come un buon segno, non gli piacque nemmeno il concept di Afterville, sempre per lo stesso motivo: niente alieni, un conto alla rovescia alla fine del quale non si sa cosa succede… dov’è la storia? Ma per me la storia era proprio lì. Capire cosa avrebbero fatto i personaggi durante gli ultimi minuti di un conto alla rovescia verso il destino. Afterville divenne un successo internazionale nell’ambito dei cortometraggi. Per cui mi misi a scrivere la sceneggiatura di True Love amplificando ciò che avevo fatto in Afterville (cortometraggio scritto in una notte): avrei scavato dentro l’animo dei protagonisti di True Love senza fermarmi mai, arrivando alla loro essenza. Dopo due mesi di pre-produzione eravamo pronti per partire verso Los Angeles… ma per una serie di problematiche con quella piccola casa di produzione indipendente americana, il film venne annullato. Passai una delle notti peggiori della mia vita. Poi mi ricordai che Fausto Brizzi, sceneggiatore/regista/produttore di commedie di successo, mi disse molto tempo prima di chiamarlo un giorno che avessimo avuto bisogno. Mi ero tenuto il “bonus” di quella telefonata per anni. Era arrivato il momento. La Wildside, società di cui Fausto è socio, decise di produrre il film in meno di 5 ore. Io non avevo ancora disfatto le valigie. Partimmo e nell’estate del 2010 girammo il film tra Los Angeles e Zelo Buon Persico (provincia di Lodi). Fu durissimo lavorare su ogni singolo frame del film e ogni singola nota della colonna sonora cercando di ottenere la qualità che avevamo in mente, con quel budget strettissimo. Ci abbiamo quasi rimesso la salute.
Il film è uscito nel 2012 ed è stato venduto e distribuito in più di 40 paesi.
Ultimamente su Facebook, hai parlato più volte della nuova ondata di autori italiani attivi nel cinema di genere, usando l’espressione “A storm is coming”? Credi si preannuncino cambiamenti così grossi per il nostro cinema?
Per essere preciso, di solito dico: «Sta soffiando un vento nuovo». Le cose si stanno smuovendo dal basso, e parecchio. C’è molta gente “fuffa”, che non vale granché, e se la tira pure, che fa centinaia di visualizzazioni su Youtube. E va beh, bravi loro, ma credo che non rimarrà nulla della loro esistenza nella Storia. Ci sono però diversi talenti, magari al momento più nell’ombra, nel campo del cinema, del fumetto, della letteratura. Gente con le palle che non si arrende di fronte alle istituzioni culturali pigre e ai produttori arricchitisi con trucchi fiscali, timorosi del ricambio generazionale. I più furbi dei pesi massimi stanno iniziando a dialogare con questi talenti, cercando di utilizzarli anziché di ignorarli. E la cosa bella è che questi talenti stanno iniziando a parlarsi tra di loro, a conoscersi, a stipulare alleanze. C’è ancora un po’ la logica del lupo solitario, la paura di perdere la propria fetta della torta… ma se le alleanze vengono fondate su strategia e buon senso, la torta diventa semplicemente infinita. La tecnologia ci aiuta in questa era. Possiamo raggiungere grandi traguardi con tanta fatica, tanta sapienza, ma non tantissimi soldi. True Love è stato il “film zero” di questo tipo, il prototipo. Ora che si è dimostrato che il modello funziona sia da un punto di vista creativo che finanziario, si può lavorare sul creare uno slate di progetti analoghi. Nel futuro prossimo gli studios americani serviranno solo a produrre film da centinaia di milioni di dollari. Oltre ai film ultra-indie da uno o due milioni, nascerà’ un nuovo tipo di mercato, i blockbuster-indie. Il cambiamento è inevitabile in tutto il mondo, non solo in Italia. Semplicemente dobbiamo fare in modo che non ci voglia troppo tempo e che troppo sangue inutile venga versato. Oh, ormai le commedie al box office italiano non incassano più come una volta, il pubblico vuole altro. Ne ha fame. Non si può fondare un’industria cinematografica sperando che tutti i film incassino come Checco Zalone, che è uno. Diversi produttori hanno capito che bisogna cominciare a produrre film girati in lingua inglese, caratterizzati da un taglio internazionale. Per questo ci si stanno aprendo porte che fino a cinque anni fa erano impensabili. La crisi sta creando opportunità impensabili. Sarebbe un delitto non coglierle. Nel nostro piccolo, noi abbiamo infatti setuppato tre piccoli progetti analoghi a True Love, che produrremo collaborando con tre giovani registi italiani. La cosa che mi sembra interessante è che ci concepisco come una vera e propria generazione. Sono persone che si parlano, con cui io parlo. Non mi stupirei se tra qualche anno stessimo tutti lavorando a progetti grossi, creando una sorta di nuovo manifesto dell’entertainment italiano. Sono troppo ottimista? Mille volte meglio questo che lagnarmi di ciò che non va. Preferisco costruire quel pezzettino di ciò che va.
Puoi dirci qualcosa sui tuoi progetti futuri?
Sorrido, perché quelli più interessanti sono top secret, di quelli livello 10 Shield. Al momento abbiamo appena cominciato la postproduzione di Mine, che sarà lunga. Ma non ci occuperemo solo di quella, o ci annoiamo… In estate entreremo in preproduzione con il fanta-thriller Glitch, prodotto da Leonardo Recalcati e che vedrà un ritorno del team creativo a bordo di True Love, ovvero The Fabios + Enrico Clerico Nasino. Stiamo lavorando alla costruzione del budget per due thriller horror, Ride e Make Me Eternal. Stiamo scrivendo un libro con il giovane e completamente folle, quindi sanissimo, autore Maurizio Temporin. Probabilmente co-sceneggeremo il prossimo film di un regista italiano molto importante. Abbiamo appena cominciato a sviluppare il seguito del nostro fumetto The New World, di cui è uscito il primo volume a Lucca Comics 2014. Stiamo lavorando alla stesura di trattamenti e sceneggiature per film e serie tv. Abbiamo in ballo delle trattative per due progetti assolutamente clamorosi, che non sappiamo come andranno… Ma si parla di roba veramente grossa. Diciamo che non ci annoiamo. Ah sì, e poi c’è un progetto fumettistico / televisivo che stiamo portando avanti con una persona che conosci bene (Fabio Guaglione fa riferimento all’intervistatore, lo sceneggiatore Adriano Barone).