Intervista a Leigh Whannel
Parla il regista del nuovo Insidious 3
Il regista, sceneggiatore e attore del nuovo Insidious 3, l’australiano Leigh Whannel, ci svela la formula del successo della serie e ci racconta la sua idea di quel che rappresenta il metafisico Altrove.
Ciao Leigh. Finalmente riusciamo ad intervistarti. Ho già fatto interviste con quasi tutto il cast di Insidious 3 e quindi…..
(ironico)….e quindi adesso volevi intervistare qualcuno di veramente potente, vero?
Mi spiace deluderti, Leigh; per quello dovremmo parlare col tuo produttore, Jason Blum
(scoppia a ridere) ora non è qui, ma se vi accontentate di me….
Direi di sì… Scherzi a parte, Insidious 3 è il tuo debutto ufficiale da regista, anche se tu hai ideato la serie. Com’è stato lavorare per la prima volta senza il tuo amico di vecchissima data James Wan? Immagino che tu abbia sentito un bel fardello sulle tue spalle.
In effetti, i primi giorni di riprese ero molto nervoso e sentivo un pesante fardello di responsabilità sulle mie spalle, ma poi la preoccupazione è passata e ho capito che, dopo Insidious 3, vorrei dirigere molti altri film. Del resto, è giusto che James abbia seguito la sua strada con Fast and Furious 7 e abbia avuto il successo che meritava; e poi per me la regia era un approdo quasi naturale. Spero di essere stato all’altezza e di aver confezionato un film che diverta, emozioni e spaventi in egual misura.
Beh, adesso, secondo gli standard francesi, sei un autore a tutto tondo, perché sei lo sceneggiatore, il regista e partecipi anche come attore (nel ruolo di Specs) a Insidious 3. Questo controllo totale sul film ti ha spinto a muoverti in direzioni diverse o sei rimasto fedele alla formula vincente della serie?
Sai, Insidious non ha mai rappresentato per me una formula, bensì una storia abbastanza universale che si può dipanare in tante direzioni, sia a livello di narrazione che di atmosfera. Detto questo, ho cercato di dare a Insidious 3 un tono diverso dai suoi predecessori più sporco e realistico, specialmente dal punto di vista della fotografia. Per ottenere ciò, ho preso come ispirazione Seven, che considero un capolavoro, e la meravigliosa fotografia di Darius Kondji. A quel punto ho detto al mio direttore della fotografia, Brian Pearson, di avere Seven come costante riferimento. E devo dire che Brian ha fatto un lavoro eccezionale, di cui sono molto fiero. Nel film non c’è traccia di colori sgargianti, facce bianche o contrasti cromatici troppo marcati tra il nostro mondo e l’Altrove. Tutto il film è immerso in un’atmosfera più sporca, realistica e spaventosa.
Già che ci siamo, ti vorrei chiedere cosa rappresenta per te l’Altrove. È una specie di Limbo per anime perse o qualcosa di più simile all’Inferno?
Per me l’Altrove è un luogo che non rientra in nessuno di questi canoni tradizionali. Io l’ho sempre immaginato come una specie di discarica per scorie di malvagità, popolato da entità che hanno commesso cose terribili e che non hanno più alcun barlume di umanità. L’Altrove è come una spugna che assorbe la malvagità quotidiana e la ricicla per tenere in vita la sua terrificante popolazione. Per questo, chi ci finisce intrappolato, magari inconsapevolmente, non può uscirne del tutto incolume. Insomma, non è certo un bel posto da visitare.
…tranne che per noi, che da spettatori affamati di macabro, ci torniamo sempre volentieri.
Beh, certo…Non voglio rovinarvi la sorpresa, ma ti garantisco che l’Altrove di Insidious 3 sarà un luogo ancora più spaventoso di quello che ricordavate.
Il tuo amore per il genere horror è indiscutibile. Del resto, con Saw tu e James Wan avete re-inventato il cosiddetto “serial thriller” con massicce dosi di gore, mentre con Insidious (e prima con Dead Silence), hai rinverdito il genere neo-gotico e soprannaturale. Credi che esistano ancora nuovi sentieri esplorabili per questo genere, ma soprattutto, continuerai a fare film horror o vorresti cimentarti con altri generi?
Il cinema horror è stato il mio primo amore e credo di voler continuare a rimanerci, almeno per i prossimi anni. Poi, chi lo sa? Per quanto riguarda le sue possibili evoluzioni, io credo che l’horror sia un genere che muta in continuazione, a volte ripetendosi, ma che offre sempre qualche prospettiva inusuale. Adesso vanno per la maggiore i film basati sul paranormale, ma tra cinque anni chissà quale filone sarà di moda. Come sceneggiatore, mi sono sempre sforzato di stare al passo coi tempi, magari provando ad anticiparli, però il mio entusiasmo per questo genere è sempre fortissimo.
Beh, credo che tu sia stato fin troppo modesto: Saw è stato il vero apripista per quello che poi sarebbe stato etichettato come Torture Porn, mentre con Insidious sei stato trai primi ad intuire che il filone paranormale sarebbe tornato in auge. E ogni serie che hai creato ha incassato moltissimo, tanto che sospetto che a Hollywood qualcuno voglia clonarti, visto che sei una specie di Gallina dalle Uova d’Oro.
(ride di gusto) che ci provino….Ti ringrazio per queste doti da precursore che mi attribuisci, ma io la vedo solamente in termini di intuito del momento. Del resto, saprai anche che il primo Saw ha avuto una gestazione abbastanza travagliata e che è rimasto congelato per circa due anni.
Già… poi però gli attentati dell’11 Settembre hanno cambiato tutto. È una teoria abbastanza diffusa che le grandi tragedie o gli eventi più sconvolgenti abbiano creato nel pubblico un inconsapevole bisogno di esorcizzare le proprie paure nel genere che meglio si prestava per farlo, ovvero l’horror.
Sono d’accordo con questa teoria, anche perché, come dici tu, il cinema horror è un’eccellente valvola di sfogo per le nostre ansie o paure, che siano gli attentati terroristici o le mille e i rischi che corriamo quotidianamente. E ogni cambiamento implica un’evoluzione delle nostre paure. Poi, ovviamente, ci abituiamo a convivere con queste paure, fino a rimanere quasi indifferenti a cose che prima ci sconvolgevano. Ed è proprio questo che continua ad affascinarmi del genere: la sua continua mutevolezza ed il suo bisogno costante di rinnovamento a seconda delle emergenze sociali che viviamo.
Durante la mia intervista con la simpaticissima Lin Shaye (che interpreta di nuovo la medium Elise, ndr), le ho chiesto un suo parere di te come regista. A parte gli immancabili elogi, la cosa più divertente è stata quando mi ha rivelato che tu le davi in continuazione input sul suo personaggio e mille descrizioni sulla natura delle entità soprannaturali che popolano l’Altrove, come se si trattasse di un luogo reale, fino a quando non si è arresa e ti ha detto: «Ok, Leigh, mi arrendo…sono solo un’attrice. Devo solo sapere a memoria le battute».
(ride)… ha ragione. Spesso mi dimentico che sono un attore anche io, ma a volte mi lascio trasportare dal mio entusiasmo per questa o quella idea. Trovandomi per la prima volta nei panni da regista, ho cercato di coinvolgere tutti, dal cast fino alla troupe, nelle folli idee che mi frullavano per la testa. Del resto sono fatto così, sono un’entusiasta di natura, che tende a condividere tutto e a cercare stimoli da tutti quelli che lavorano con me. Molti registi sono convinti di poter ottenere quello che vogliono con metodi dittatoriali o urlando in continuazione. Io credo di essere l’opposto. Se durante le riprese l’operatore mi chiedeva che tipo di lente volevo usare per una data scena, io gli rispondevo “tu quale useresti?”. E lo stesso è successo con gli attori, il cui contributo è sempre prezioso per me. Sembra di dire un’ovvietà, ma a me piace veramente creare sul set un clima piacevole e di massima collaborazione. E quando i suggerimenti del cast o della troupe coincidono con le mie idee sono doppiamente felice.
In effetti, gli attori che ho intervistato hanno tutti concordato che lavorare con te è come far parte di una famiglia unita. Specialmente Lin Shaye, che era felicissima che questo terzo capitolo di Insidious narrasse delle origini del personaggio d Elise, come se si trattasse di un super-eroe.
A parte il fatto che Lin è una delle persone più deliziose con cui abbia mai lavorato, credo che abbia azzeccato in pieno l’analogia con i super-eroi. In fondo Elise è come un super-eroe, perché è dotata di poteri soprannaturali e li utilizza per combattere il male. Trattandosi di un prequel, in Insidious 3 troviamo Elise in una fase in cui ancora sta imparando ad usare questi suoi poteri. E ti garantisco che la sua performance nel film è da rimanere a bocca aperta.
Come ultima domanda, vorrei chiederti se, come altri registi, anche tu hai qualche progetto che vorresti realizzare ma che è talmente folle o esagerato che nessuno sano di mente oserebbe produrre.
(ride) Bella domanda. In effetti ho in mente un progetto che è piuttosto folle, o almeno abbastanza difficile da realizzare. L’idea è quella di far finire una band Heavy Metal all’Inferno e di fargli vivere avventure che superino ogni immaginazione. Per ora non ho trovato nessuno che volesse finanziarla.
Hai provato con qualche produttore scandinavo? Magari in Norvegia, dove le band di Metal satanico vanno ancora per la maggiore.
Beh, in effetti potrebbe essere un buon suggerimento. Se ci riesco, sarete i primi a saperlo.