Intervista a Rodo Sayagues Mendez
Los Angeles, 2013
Prima di approdare negli Stati Uniti grazie alla Ghost House Pictures di Sam Raimi con il reboot della Casa, lo sceneggiatore Rodo Sayagues Mendez era già lo stretto collaboratore e amico fraterno del regista Fede Alvarez. Insieme avevano infatti mosso i primi passi con i corti El cojonudo e, soprattutto, Panic Attack che ha semplicemente rivoluzionato la loro vita.
Puoi dirci qualcosa dei vostri lavori uruguagi?
In Uruguay ho lavorato attivamente come scrittore e regista sin dal 2004. Ho cominciato a lavorare con Fede Alvarez a una serie di progetti fra cui video musicali, cortometraggi e la sceneggiatura di un film intitolato Corned Beef che ci ha fatto ottenere una borsa di studio al Binger Film Institute in Olanda. Abbiamo passato lì sei mesi ma alla fine non siamo riusciti a finanziare il progetto. Questo lavoro però ci ha aiutato a capire davvero cosa voglia dire scrivere un film. È stato un periodo molto produttivo, abbiamo buttato giù molte altre idee per dei film, anzi, stiamo ancora lavorando su alcune di quelle idee. Subito dopo abbiamo girato un corto intitolato El Cojonudo che ci ha fatto vincere parecchi premi sia locali che internazionali. Poi ho cominciato a girare degli spot pubblicitari a tempo pieno, finché Fede non ha realizzato Panic Attack e le nostre vite sono cambiate.
Come siete stati scelti da Raimi, come vi ha scoperti e cosa gli ha fatto pensare che sareste stati le persone giuste per lavorare sul remake di La casa?
Appena dopo la sua uscita, Panic Attack è diventato rapidamente un fenomeno virale. In soli due giorni è stato visto su YouTube da quattro milioni di persone. Ne hanno parlato i telegiornali di tutto il mondo. Ovviamente il fenomeno è giunto alle orecchie di Hollywood e fra tutte le proposte che abbiamo ricevuto, quella di Sam era la più allettante. Io e Fede siamo sempre stati suoi fan. Insomma, non c’è stata davvero gara… Ci ha fatto un’offerta che non potevamo rifiutare. Inizialmente l’idea era quella di realizzare un film di fantascienza con lui, ma poi abbiamo pensato che non era il momento giusto per un film di quel tipo e Sam ha pensato di offrirci il rifacimento della Casa. Un giorno ci ha chiamato e ci ha chiesto se volevamo farne qualcosa… Certo che sì! Stiamo comunque ancora lavorando al nostro progetto sci-fi. È difficile dire perché Sam abbia offerto La casa proprio a noi, si dovrebbe chiedere direttamente a lui, ma immagino che si sia fidato di noi.
È stato difficile rimaneggiare il copione di un tale classico?
Fare un film è molto faticoso. In questo caso alcune cose sono state facili, altre difficili. La cosa facile è stata la consapevolezza di lavorare con una storia di comprovato successo. Tuttavia, pur non dovendoci preoccupare della storia, abbiamo dovuto pensare a un valido motivo per rifare questo film. Alla fine abbiamo deciso che non volevamo realizzare un remake inquadratura per inquadratura ma dovevamo costruire una nuova storia, con personaggi diversi, mantenendo però lo stesso concetto di fondo. Volevamo un progetto su cui valesse davvero la pena di lavorare. C’è poi il senso di responsabilità. Ci è capitato tante volte di sentirci quasi presi in giro da alcuni remake e sapevamo perfettamente quanto i fan amino il film originale. Probabilmente, partendo noi stessi dalla posizione di fan, abbiamo avuto sin dall’inizio una chiara idea di quali errori evitare.
Qual è il vostro rapporto con le pellicole originali?
Sia io che Fede abbiamo visto i tre film originali quando eravamo bambini. Ash era il nostro eroe. Ma la cosa che ricordiamo di più, e che abbiamo voluto riprodurre nel nostro remake, era la diversità e la tensione del primo film che faceva davvero una paura tremenda.
Quanto sono durate le riprese?Vi siete trasferiti subito a Los Angeles per cominciare?
Abbiamo scritto il film a casa nostra in Uruguay e poi l’abbiamo girato in tre mesi in Nuova Zelanda.
Quanto è durato il casting?
Finire il casting è stata una vera impresa. Abbiamo fatto provini in giro per il mondo: Stati Uniti, Nuova Zelanda, Australia… Sappiamo quanto sia importante avere gli attori giusti per fare un film di successo e penso che alla fine siamo riusciti a ottenere quello che avevamo in mente.
Perché la scelta di una protagonista donna? Idea vostra o la consapevolezza di non poter trovare un sostituto di Bruce Campbell?
L’idea era già nella prima versione del trattamento. Tuttavia, non direi che abbiamo trasformato il personaggio di Ash in una donna. Tutti i personaggi sono nuovi. I nostri protagonisti sono un fratello e una sorella e la loro relazione è il motore della storia.
A proposito di Diablo Cody, che tipo di rapporto lavorativo avete instaurato?
Diablo si è unita al progetto dopo che avevamo scritto la seconda versione della sceneggiatura. Volevamo qualcuno che ci aiutasse coi dialoghi e lei ha fatto proprio questo. È stato un vero privilegio poter collaborare con la vincitrice di un Oscar che ha saputo aggiungere ai nostri dialoghi degli spunti molto interessanti.
Avete deciso fin da subito di tenervi su toni seri o c’era l’intenzione di una qualche comicità, magari slapstick?
Sì. Abbiamo voluto sin dall’inizio che il tono del film fosse drammatico, pauroso e molto oscuro. In ogni caso, gli avvenimenti nel film sono così surreali che è stato impossibile evitare qualche momento comico. Non lo chiamerei umorismo però. Il fatto è che il film è così veloce, isterico e folle che chi lo guarda si ritrova costretto a urlare, piangere o ridere un po’… e io preferisco che si rida.
E invece, la decisione di evitare effetti speciali digitali?
Secondo me a volte gli effetti speciali hanno l’effetto d’interrompere la fantasia che si ritrova nei film. Il pubblico non è stupido, sa bene cos’è vero e cosa non lo è. Se sa già in partenza che quello che sta vedendo è una creazione interamente fatta al computer, come può avere paura? Per questo motivo abbiamo voluto un approccio da vecchia scuola. Ci sono soltanto effetti realizzati a mano.
Come vedete il film in prospettiva di giudizio di pubblico e critica?
Spero ovviamente che amino il film! Tutti potranno farsi l’opinione che vogliono, ma quello che posso dirti è che questo film ha un cuore. Lo sostiene una passione enorme per il cinema. Ci sono cose in questo film che non sono mai state viste prima. Sarà per molti aspetti una novità assoluta.
Avete pensato a un sequel, anche slegato dal primo?
Dovranno essere i nostri produttori a decidere una cosa del genere, in ogni caso credo sia troppo presto per parlarne.
Avete già altri progetti in mente in America o in Uruguay?
Sì, abbiamo lavorato e stiamo lavorando su una serie di progetti tutti basati in America e a Hollywood, ma purtroppo non posso rivelare nulla in proposito in questo momento.