It: la figura di Pennywise, il divoratore di bambini
Un approfondimento in attesa del secondo capitolo
27 anni dopo, Pennywise il clown danzante, torna nella cittadina di Derry a seminare terrore e a mettere a dura prova la sopravvivenza dei Perdenti, oggi cresciuti e adulti. Il gruppo, nonostante l’apparente vittoria, riuscirà nuovamente a tener testa a questa entità malefica?
Dopo l’eclatante successo dell’omonimo remake della miniserie del 1990 It, la Warner Bros, il 5 settembre, è di nuovo pronta a bissare il risultato trionfante di appena due anni prima. Sotto la guida meticolosa di Andrès Muschietti e con la conferma dell’appoggio di Bill Skarsgård per il ruolo del pagliaccio malvagio, il nuovo cast si compone delle celebri star James McAvoy, Jessica Chastain e Jay Ryan nei panni rispettivamente di Bill, Beverly e Ben. Tornando alla trama, ogni membro del club dei Perdenti, nel lasso di tempo tra l’apparente sconfitta di Pennywise e il suo ritorno, ha intrapreso una nuova vita costellata di successi e coronamento di sogni, ad eccezione della tossicodipendenza di Mike e del suicidio di Stan. Dal trailer si evince senza indugio una partenza in medias res dei nuovi accadimenti con Beverly che dopo essere stata contattata da Mike, divenuto il bibliotecario della cittadina, torna a Derry, curiosa di sapere com’è cambiata l’atmosfera e la gente che ha lasciato per un’appagante carriera da fashion designer a Chicago. Eppure il male sembra tornare sotto nuove forme, sinistre e minacciose, perché come si suole dire nessun muro protegge dalla vera paura.
It – Capitolo 1
Il problema più evidente nella versione del 2017/2019 è l’eccessivo (e ridondante) uso di CGI, la quale risultando fin troppo artificiosa, non impressiona positivamente bensì rende tutta la visione fin troppo patinata e sterile. A causa di questa problematica, il nuovo clown non funziona, poiché nonostante Bill Skarsgård svolga un lavoro egregio, il pesante trucco e la poca naturalezza che l’accompagna non spaventa a causa di una irrealtà fin troppo evidente; inoltre Muschietti , nel primo capitolo, lo relega a poche comparse riempiendo due ore e mezza di pellicola con le vicende dei personaggi, totalmente superflue e prolisse. L’eccessiva lunghezza del film viene percepita parecchio vista la totale mancanza di suspence che dovrebbe aleggiare nell’aria prima di ogni entrata in scena del principale antagonista, la quale viene anticipata dal classico (e qui fin troppo abusato) jumpscare. La recitazione, invece, nonostante venga spesso intralciata da una sceneggiatura poco lineare e dalle battute a tratti banali, risulta pertinente ai toni di un classico teen horror.
Come è nato It?
Tutto è cominciato appena 4 anni dopo l’uscita del romanzo IT del 1986 scritto dall’illustre Stephen King, quando la ABC decise di comprarne i diritti per produrre una miniserie televisiva (inizialmente composta di tre atti poi ridimensionati a due) diretta da Tommy Lee Wallace, collega e amico di lunga data di John Carpenter per il quale aveva girato Halloween III – Il signore della notte. Il progetto dello sceneggiatore Lawrence Cohen si era posto l’obiettivo di condensare il più possibile la trama, eliminando le parti ritenute “ridondanti” e di secondaria importanza come, ad esempio, le sottotrame inerenti alle vite adulte dei personaggi principali. Difatti, egli mantenne e conservò la centralità della figura di Pennywise come lo era nel romanzo. Wallace e Cohen si occuparono del casting, arrivando a concordare unanimemente su ogni scelta eccetto proprio quella del ruolo del clown, per il quale furono provinati Malcolm McDowell, Roddy McDowall e infine Tim Curry che fu selezionato e preferito agli altri due in quanto fresco di consensi positivi dal musical The Rocky Horror Picture Show. Il risultato finale fu che la versione cinematografica del libro ottenne un successo così fragoroso, tale da annoverarla tra i cosiddetti classici mentre l’interpretazione di Tim Curry di Pennywise fu così impressionante che entrò nell’immaginario collettivo dei personaggi più spaventosi di sempre.
Differenze tra le due versioni cinematografiche
La versione cinematografica del 2017, alla quale la Warner Bros cominciò a lavorare sin dal 2009, vide prima della sua realizzazione cambi di regia, sceneggiatura e di cast, segno di una profonda vocazione alle ricerca della perfezione, in quanto conscia di “riprodurre” un cult. A seguito dei licenziamenti dal progetto di David Kajganich e Cary Fukanaga, la sceneggiatura venne nuovamente riscritta e la regia affidata ad Andrès Muschietti, reduce del successo de La madre. Le differenze che intercorrono tra le due pellicole sono sostanziali, si può infatti parlare della nuova versione come non di un remake, bensì di una interpretazione differente rispetto al primo adattamento. In primo luogo, la nuova sceneggiatura scritta a quattro mani da Cary Fukanaga e Gary Daubermann (Annabelle 3) sposta l’asse temporale dagli anni 1954-1990 a un periodo che oscilla tra il 1984 e il 2016 (eccellente operazione di mercato così da rendere la seconda parte più moderna possibile, pertanto più accattivante per il giovane pubblico). Successivamente, la figura di Pennywise subisce una notevole rivisitazione nell’aspetto fisico: Tim Curry (l’attore del vecchio It) esibiva un trucco pesante e costumi classici da clown come i capelli rossi e abiti di colori sgargianti; al contrario a Bill Skarsgård viene affidato un makeup molto particolare nel quale viene mantenuto il bianco del viso ma la parrucca è di colore arancione e meno folta, gli abiti sono invece ispirati all’abbigliamento tipico rinascimentale e vittoriano.