L’odore inconfondibile dei mondo movies
Storia di un’educazione alla visione estrema. Dai mondo-movies italiani sulle televisioni private, alle Facce della morte in vhs. E oltre…
Storia di un’educazione alla visione estrema. Dai mondo movies italiani sulle televisioni private, alle Facce della morte in vhs. E oltre…
Quando penso al trattamento ricevuto dai mondo-movies, in questi anni di riscoperta del cinema di genere, mi viene tristezza e mi sento decisamente fuori posto in un ambiente che rivendica a ogni piè sospinto la libertà di espressione, ma crea steccati che ne guidano sovente scelte e gusti. Credo che la mia storia personale influisca non poco in questo: io sono cresciuto guardando Mondo cane di Gualtiero Jacopetti. Il primo e il secondo, quello che all’estero è conosciuto come “Mondo Pazzo”. In tenera (!?) età passavo il pomeriggio a godere della assoluta deregulation nella quale sguazzavano le private e mi ritrovavo, un giorno sì e uno no, a seguire il commento di Jacopetti mentre le immagini scorrevano e mia madre preparava la merenda. L’alternativa nei giorni dispari era Tommy, la rock opera degli Who. L’emittente era una delle coraggiose e anarchiche reti private meridionali, responsabile di aver svezzato la generazione locale ai misteri del sesso proponendo ogni sabato, in tarda serata, un film porno con i titoli di testa e di coda rigorosamente tagliati. Il primo film visto dopo aver acquistato il video lettore fu (non a caso!) Cannibal Holocaust, che, per me cresciuto a pane, marmellata e Mondo cane, ebbe il suo significato. A voler guardare indietro con disincanto ricordo che i film ai tempi, più che vederli, io me li bevevo; stavo tutto il pomeriggio a bocca aperta e non mi ponevo il problema che potesse trattarsi di ricostruzioni. Tanta ingenuità fu spazzata dalla visione del film di Deodato, primo sentore a farmi intuire quanto sporco fosse il “mondo dei mondo”. Si parla di una decina di anni fa almeno, e ricordo ai lettori che, allora, oltre alle gloriose edizioni Domo dei due film di Jacopetti, e alcuni (già ai tempi introvabili) sexy mondo, poco o nulla era reperibile sul territorio italiano. Niente edizioni nei negozi import, che tenevano al massimo le video musicali, niente passaggi su Retequattro o altro.
La Universal Video, con scelta inspiegabile (quale altro Paese oltre all’Italia può vantare una label che pubblica il sequel di un film mai edito in video e mette il numero 2 in copertina?), editò nel 1984 il secondo volume di una serie importante ai fini del nostro discorso. I video-scouts ricorderanno senz’altro l’edizione nazionale di Le facce della morte n. 2, inguainata in una copertina gialla “shocking and true”. Visionato con una certa difficoltà il contenuto e passato attraverso lo spettro di emozioni che caratterizzano le scelte degli audaci curiosi, invece di fuggire a gambe levate, mi sono buttato a capofitto nella “storia”. In questi anni ho potuto quindi constatare come parlare di mondo-movies in termini di filone cinematografico sia limitativo, se intenzionati ad analizzare il fenomeno nella sua completezza. I “mondo” sono stati sì, in passato, la materializzazione su 35 millimetri dell’exploitation pura e totale, ma quello che oggi viene diffuso sotto questa etichetta, in video o dvd che sia, ha tanto a che fare con le “sale puzzolenti” quanto con un TG e con Freud. L’entrata in scena della morte in maniera così sensazionalistica e al tempo stesso la nonchalance mostrata nella serie del fantomatico Le Cilaire nel confrontarsi con il controverso argomento, fece capire che c’era in giro un bel po’ di gente che stava cercando la “real thing”. E gente mica da ridere. Leggete, ad esempio, l’intervista rilasciata da Frank Henenlotter a ReSearch per il volume Incredibly Strange Films e troverete diverse dichiarazioni esplicite in proposito.
Anche io dopo aver visto Le Facce mi misi a caccia. Non disponendo però della 42esima, ricorsi ai collaudati canali postali sondando a testa bassa ogni terreno dal quale potesse arrivare documentarismo deviato. I primi colpi bassi arrivarono dall’ambiente industrial: la video della First transmission del Tempio Della Gioventù Psichica (T.O.P.Y) con i meninos de rua operati per inserire elettrodi (che a distanza di anni giudico adesso un falso clamoroso), e Despair degli Spk con gli abusi praticati sui cadaveri e il silenzio di sottofondo da riempire a piacere con la propria “musica”. Poi le cassette fatte in casa con i montaggi di notiziari sudamericani più truci della parodia dei Brujeria. Quindi l’insperato aprirsi al mio portafogli del mercato giapponese, con le sue infinite edizioni di vecchi mondo e le altrettanto infinite collane dedicate, nell’ordine a: donne morte, bambini morti, incidenti d’auto e via morendo. Una volta gettata la rete, come sempre accade, le cose sono venute da sé. Ho visionato video di profanazioni di cimiteri en direct, maltrattamenti umani ai limiti dell’indicibile, violazioni di obitori e, ovviamente, quantità industriali di pornografia borderline: “la più grande dilatazione anale del mondo, la donna con il cazzo clitoride, ecc.”. In questo settore i canali ufficiali si sono anzi rivelati fonte di inattesi “mondo-thrills”. Pensate, ad esempio, all’infame Squarcio, una session SM di terz’ordine contenente una delle scene gore (ma gore vero…) più impressionanti mai circolate liberamente in Italia.
Ho compreso allora che i mondo movies sono molto più che dei film: sono un format. Il più ingiustificabile ma al tempo stesso il più facilmente commerciabile. Perché ognuno ha una particolare curiosità che vorrebbe soddisfatta e molti sono disposti a pagare per qualcuno che venda la “conoscenza” anche in veste di semplice rappresentazione. Voglio allora ricordare ai lettori un (affatto divertente) aneddoto. Tramite comuni amici un giovane ingegnere, di stanza a Milano per motivi professionali, seppe della mia passione per questi fantomatici “documentari forti” e mi chiese di essere guidato nella scoperta di un genere cinematografico a lui ignoto, ma dal quale si sentiva attratto. Gli dedicai qualche ora spiegando cosa fossero i mondo e dopo la visione dei film di Jacopetti gli proposi una compilation giapponese di newsreel mozzafiato. Se voleva conoscere, era giusto che sapesse tutto. Il tipo, sgranati gli occhi, seguì qualche minuto, quindi corse in bagno e si inginocchiò a vomitare sulla tazza. Costernato dalla reazione, porsi le mie scuse (e un rotolo di carta igienica) ricevendo la seguente dichiarazione: «No…scusami tu…è la prima volta che mi succede. Fammi vedere qualcos’altro. Voglio capire quali sono i miei limiti». Ai tempi seguii l’invito perché per me era un cliente di copie. Se voleva comprare per vomitare affari suoi. Oggi gli darei un calcio in culo e lo inviterei a riprendersi. Poi gli chiederei di uscire da casa mia.
L’aspetto più divertente del tutto è stato dunque l’essere considerato da “amici” ed occasionali swapper un fornitore di chissà quale materiale deviato (e suppongo che la mia contingenza con il mondo della pornografia abbia aiutato non poco in questo equivoco). Insomma, l’80 per cento della gente con la quale sono entrato in minima confidenza si è sentita in libertà (a volte urtandomi non poco) di rivelarmi le peggiori abiezioni ponderate, i più sordidi desideri sessuali repressi e quindi di chiedermi (ve lo immaginavate, no?) se possedevo uno snuff. Ebbene sì, cari lettori, è questa la “real thing” di cui parla Henenlotter ed è questo quello che ha spinto tutti noi sulla strada della curiosità più malata. Una semplice domanda: “quanto si arriverà oltre?”. L’interrogativo è rimasto sempre senza risposta. Certo, ho potuto visionare alcuni Spezial Video che mi hanno fatto stare male e mi sono sorbito gli ormai periodici instant-movie sul tema, ma circa gli snuff sono sempre rimasto con un palmo di naso, cedendo collane giapponesi di autopsie e incidenti ed ottenendo in cambio le più intime confessioni. Giusto un paio di mesi fa ho assistito alla morte di un uomo per la seconda volta in vita mia. Disteso sul letto, dopo una giornata massacrante, vengo svegliato da un botto indicibile. Il silenzio surreale a seguire era giusta anticamera a quanto ho visto una volta in balcone: un cittadino ceco di 37 anni spiaccicato in cortile dopo un volo di sette piani. Faceva freddo, ma la puzza era inconfondibile.
(Originariamente apparso in Nocturno book nr. 23, 2001)