La piccola cineteca degli orrori: Uccelli 2
Uno dei sequel più ignobili della storia del cinema
Sgombriamo subito il campo da eventuali equivoci: nonostante titolo e intenzioni, questo scalcinato horrorino in puzzo di eco-vengeance non ha nulla di che spartire, né per sbaglio né tantomeno alla lontana, con l’immortale capolavoro targato Hitchcock. Non basta infatti andare a zonzo ai quattro venti facendosi chiamare Uccelli 2 – sottotitolo La paura, tanto per rincarare la dose – per farla in barba all’ignaro spettatore. Anche perché, diciamoci la verità, il buon René Cardona Jr. somiglia a Sir Hitch tanto quanto Chuck Norris a un gondoliere veneziano. Figlio unigenito di ben poca arte di quel mitico René Cardona Sr che, dalle calde polveri del suo assolato Messico, a cavallo fra gli anni ’60 e ’70 ci ha deliziati con autentiche perle di sputo e carta pesta come Korang – La terrificante bestia umana, La terrificante notte dei robot assassini e l’ultra scultissimo Batwoman: la donna invincibile che fece la (s)fortuna della conturbante starlette milanese Maura Monti, il nostro ha scelto di seguire obbedientemente le poco ispirate orme paterne, gettandosi a capofitto in una sequela di produzioni sempre pericolosamente al limite della serie Z che tra folk horror di bassissima lega (Il triangolo delle Bermude), incasinatissime spy stories (7 assassine con le labbra di velluto, La notte dei mille gatti), disaster movie all’acqua di rose (Cyclone) e persino un ennesimo ignobile plagio del celeberrimo squalo spielberghiano (Tintoreta) non hanno mancato di trascinare sempre più nel baratro una carriera nata e cresciuta sotto una stella decisamente poco splendente. Con delle premesse del genere non stupisce affatto che nel 1987 il buon René Jr., prima di dare il definitivo colpo di grazia alla propria già irrimediabilmente compromessa credibilità con quella innominabile follia di Terminator all’inferno, avesse ben pensato di cavalcare, fuori tempo massimo, la moda già all’epoca stantia dell’ecologismo su grande schermo con protagonisti animali più o meno assassini resi tali a causa dall’incuria ambientale dello stramaledetto homo sapiens, scegliendo di resuscitare per l’occasione i voraci volatili killer partoriti oltre ventisette anni addietro da Sir Alfred in persona.
Ma attenzione, perché, come nella miglior tradizione cardoniana, al posto degli inquietanti corvacci hitchockiani dal finissimo intelletto e dalla spietata crudeltà, ecco qui gettati letteralmente in faccia all’obiettivo un mal assortito stormo di cardellini, cicogne, piccioni e, udite udite, persino qualche bel tacchino. Si avete capito bene: tacchini assassini! E come se non bastasse, a differenza dei gracchianti spargi morte alati del cult del 1960 che, da bravi figli di una gran poiana, in nome della più genuina par condicio non si facevano alcun problema a becchettare ogni tipo di entità respirante e urlante, il gruppetto di improbabili volatili messi in scena in questo bislacco Uccelli 2 appare a sorpresa politicamente correttissimo, preferendo risparmiare vecchi, bambini e generici acciaccati per riversare la propria furia omicida solo su adulti sani, vaccinati e ovviamente muniti di Green Pass e con doppio tampone negativo. A contrastare questa non ben specificata rivolta a suon di becchi e piume le cui motivazioni si perdono nei soliti buchi neri di sceneggiatura – Inquinamento? Radiazioni cosmiche? Improvvisa coscienza collettiva? Le scommesse sono ancora aperte… – troviamo una coppia di giornalisti che hanno i faccioni imbambolati della Michelle Johnson della serie tv Dallas e, strano ma vero, di un pezzo da novanta come Christopher Atkins, entrambi finiti nel gorgo di questa folle avventura cinematografica a costo sotto zero a causa di qualche insondabile mistero planetario, entrambi decisamente poco convinti e convincenti nel resistere agli stucchevoli attacchi in slow motion di un branco di pennuti che causerebbero un orgasmo multiplo a un John Woo primissima maniera e nulla più. Ma attenzione, perché in questo folle baraccone (s)conosciuto nel mondo anche come Breaks: The Movie, Breaks: The Birds 2 e Evil Birds non mancano infatti numerose goffe strizzatine d’occhio ad alcune delle più iconiche sequenze del cult hitchockiano, come il gruppo di paesani riuniti all’interno di una tavola calda mentre fuori la frullante Apocalisse ha luogo, la povera protagonista che, al riparo di una cabina telefonica, viene attaccata da uno stormo di pennuti assatanati e, ultima ma non meno importante, la sfigatissima signorina ridotta a brandelli da una miriade di uccelletti fuoriusciti dalla cappa del camino.
Il tutto messo in scena con la grazia di un elefante bianco in una cristalleria e con un budget di poco inferiore al costo di una confezione di plum-cake da discount, tra interminabili dialoghi volti ad esternare le pedanti filosofiche masturbazioni mentali dei personaggi, scene di massa degne di un disaster movie di casa Asylum e un montaggio che, nel dover reggere la titanica durata di un’ora e quaranta minuti, allunga impudentemente il brodo con un’interminabile sequela di ralenty che farebbero gridar pietà persino ad uno come Zack Snyder. Lo score di Stelvio Cipriani fa quel che può per salvare la baracca, dimostrando tuttavia come i pochi baiocchi sborsati da quell’Angelo Iacono che con il buon Argento dimostrò ben altra lungimiranza non sono stati minimamente sufficienti per infondere voglia e coraggio a coloro che presero parte a questo disastro annunciato. E serve a ben poco il tentativo di buttarla sullo spettacolare con una tutto sommato riuscita sequenza di assalto a un convoglio ferroviario pieno di marmocchi urlanti ad opera dei soliti meschini uccellacci scagazzanti, poiché, comunque la si voglia mettere, questo ignobile film non avrebbe meritato di vedere la luce nemmeno in un universo alternativo dominato dal Male in persona. E se per caso un giorno, rovistando negli oscuri ed illegali meandri della rete oppure fiutando in qualche sopravvissuta videoteca di seconda categoria vi dovesse capitare per caso tra le mani una sdrucita VHS dal titolo Birds of Prey, state pur tranquilli che Harley Quinn e la sua combriccola stavolta non c’entrano affatto, ma si tratta piuttosto ancora una volta del pennuto spiritello del buon Cardona Jr. che, sotto ennesime mentite spoglie, tenta di fregarvi direttamente dall’Aldilà.