Cuore di Ossidiana
Khraen non è più l’uomo di un tempo, questo lo sa, anche se chi era in precedenza non se lo ricorda. Non subito, per lo meno, ma poi recupera schegge di ossidiana che scavano la sua carne e si vanno a infilare nel suo cuore. A quel punto i ricordi iniziano a scorrere. Immagini di un tempo antico, e di una grande guerra tra maestri di magia dotati di grandi poteri. E Khraen, a quanto pare, non faceva propriamente la parte del buono. O forse sì, perché se è vero che l’etica può essere piegata, è altrettanto vero che la Storia la scrivono i vincitori e sono loro a decidere chi è il nemico da sconfiggere. Quale sia quindi la verità, Khraen non lo sa. Non del tutto, non subito, ma quel che sa è che si trova nelle schegge di ossidiana da ricollocare nel suo cuore.
Cuore di Ossidiana, dello scrittore canadese Michael Fletcher, fa parte di Badlands, un progetto targato Letterelettriche finalizzato a portare in Italia alcuni dei nomi più interessanti sulla scena internazionale del grimdark fantasy e di altre possibili declinazioni del fantasy più cupo e violento. Si potrebbe definire il lavoro di Fletcher come derivativo, ma forse il termine non è il più corretto. Certo, Cuore di Ossidiana ricorda per diversi aspetti Elric di Melnibonè, uno dei personaggi più celebri di Michael Moorcock, soprattutto con il procedere della trama e lo sviluppo progressivo del protagonista che nel corso della storia cambia parecchio man mano che recupera quei frammenti di sé stesso che si trovano dispersi. Anche l’atmosfera è parecchio moorcockiana mentre lo stile e l’estetica si discostano dalla poetica del creatore del campione eterno. Il primo è senza dubbio più asciutto. Non che Moorcock sia propriamente un virtuoso della parola ma la scrittura di Fletcher è davvero asciutta, frutto di un lavoro di lima piuttosto metodico sugli elementi superflui. Quanto all’estetica, Fletcher è più spartano, gli manca tutta quella componente psichedelica che fa della saga del Campione Eterno in tutte le sue sfaccettature una creatura del suo tempo. Ciò che Cuore di Ossidiana mette felicemente a frutto del lavoro di Moorcock è la trasformazione progressiva del protagonista, l’evoluzione a spirale discendente che lo trasforma da un personaggio sperduto con cui è più semplice empatizzare a una figura inquietante che ha sempre meno remore a legarsi con forze sinistre e più grandi di lui per ottenere ciò che vuole, pagandone il prezzo e portandosi i segni delle sue scelte nella psiche.
Certo il percorso di Khraen non è lineare. Il suo sé presente non è un guscio vuoto, ha le sue motivazioni e interagisce con la sua versione passata che va via via recuperando man mano che sulla sua strada incontra esseri spezzati come lui, tanto spietati quanto feriti nei cui confronti si sente da un lato una certa vicinanza e dall’altro la voglia di tenerli a distanza perché, in ogni caso, immedesimarsi nella loro storia e nella loro sofferenza comporta comunque maneggiare scelte non sempre semplici da digerire. Nel suo insieme Cuore di Ossidiana è un buon fantasy adatto per lo più ai lettori forti del genere, magari non il miglior libro con cui iniziare ma senza dubbio da recuperare una volta ferrati