Fantasceneggiati
I saggi non pedanti, non avvoltolati ombelicalmente sul dato ragionieristico sono molto simpatici, perché il procedere randomico, se uno lo sa governare bene, cancella il senso di lezioncina che gli studi più rigorosi spesso portano con sé. Fantasceneggiati di Leopoldo Santovincenzo, Carlo Modesti Pauer e la collaborazione di Marcello Rossi è uno di questi viaggi, a percorsi e tappe piuttosto libere nel territorio – come recita il sottotitolo del volume edito da Elara – della “sci-fi e del giallo magico nelle produzioni Rai, dal 1954 al 1987. Suona subito la campanella dell’attenzione e scatta il riflesso condizionato dei titoli che balzano alla mente: A come Andromeda, Extra, ESP, Le uova fatali, Il segno del comando, Ritratto di donna velata eccetera eccetera. E gli autori, Santovincenzo e Pauer, infatti, subito dopo la prefazione di Ugo Gregoretti, introducono il loro lavoro dicendo che è stata soprattutto la questione anagrafica a spingerli all’impresa, essendo gli sceneggiati televisivi che abbiamo citato, quelli che hanno lasciato l’impronta nel materiale malleabile della loro psiche di adolescenti.
Fantasceneggiati si struttura in tre parti. La prima delle quali prende in considerazione una certa cultura o temperie fantascientifica italiana a partire dagli anni Cinquanta. Premettevo che il giro preso è largo e stimolante, perché si comincia affrontando il tema degli ufo e dei contattisti e dei loro riflessi sul costume italiano, e quindi anche sulla televisione per giungere in capo a cinque capitoli ad abbordare tutto lo scibile dei fantasceneggiati nel loro prodursi attraverso varie fasi (le origini appunto, la maturità, il post-riforma, il fenomeno Blasetti e l’inizio del declino). Ogni periodo viene posto in intima relazione con la condizione politica contemporanea, perché la tv più di ogni altra cosa va studiata come specchio del proprio tempo. Il capitolo sui Caroselli e sulla fantacomicità regalano varie chicche, dalle origini del pianeta Papalla alla città del futuro che Mario Bava costruì per la pubblicità della Mobil. Lo stesso approccio largo vale anche per la seconda parte del libro dedicata al giallo magico e al romanticismo nero tra il 1969 e il 1985.
E qui va ammesso che nonostante il sottoscritto possa considerarsi un addetto ai lavori, la lettura di Fantasceneggiati gli ha dischiuso informazioni su un’insospettata quantità di sceneggiati gotici, specie tra la fine degli anni Settanta e il decennio successivo, che ora verrebbe subito voglia di recuperare. Tipo, tanto per dirne una, la miniserie in 4 puntate Nella città vampira. Drammi gotici, trasmessa nel 1978. La terza parte del volume, infine, scheda dettagliatamente, con cast e trama diffusa, tutto ciò che, tra opere di fantascienza e mistery, è stato citato nel libro. Certo, se va trovata la magagna, qualche giudizio non è per nulla condivisibile, ad esempio la bocciatura di Voci notturne, su cui non è possibile intavolare discussioni di sorta e che va preso apoditticamente per quel capolavoro che è. Ma globalmente si tratta di un volume con i fiocchi, ben scritto, ben argomentato e soprattutto brillante nel legare i fenomeni televisivi alla realtà e alla vita.