I Senzavoce
I Senzavoce di Giuseppina Mellace e Maria Delfina Tommasini è un romanzo distopico che coinvolge con una storia accattivante e che fa anche riflettere, in quanto lancia un importante messaggio all’umanità: è arrivato il momento di lottare per il nostro pianeta e di garantire alle generazioni che verranno un futuro migliore. L’opera è ambientata alla fine del terzo millennio, dopo che le conseguenze del riscaldamento globale sono diventate drammatiche: sono scomparsi i ghiacciai e molte specie animali, quasi tutte le foreste sono state distrutte dagli incendi, le temperature sono divenute insopportabili e l’aria irrespirabile. Gli esseri umani, ormai decimati dalle malattie e dalla miseria, si sono ridotti a vivere sottoterra come topi, dove si trova ancora un po’ di refrigerio, e hanno limitato quasi del tutto i rapporti sociali: l’effetto, nel corso del tempo, è stato quello di un’atrofizzazione delle corde vocali, e quindi della perdita della voce. L’umanità della fine del terzo millennio è quindi in grado solo di emettere suoni gutturali: quelli che vengono chiamati i “senzavoce” vivono in un pianeta distrutto e senza possibilità di comunicare. Non è però stato il destino di tutti: la scienziata Urzeja, dopo aver ulteriormente aggravato la situazione della Terra con un piano aberrante, si è autoproclamata regina e ha dimostrato anche di aver conservato il dono della parola. Ciò è stato possibile grazie alle miracolose proprietà di una pianta, la pulchra herba, di cui la donna conserva gelosamente i semi: grazie ad essa ha potuto restituire la voce a sé stessa e alla sua stretta cerchia di fedelissimi, e ha offerto agli abitanti del suo regno, ridotti praticamente in schiavitù, un’opportunità di avere un briciolo di quella fortuna. Nell’opera, infatti, si racconta di una serie di prove di abilità organizzate dalla regina, a cui parteciperanno i plebei: una sorta di gioco al massacro in cui ne resterà uno, e se riuscirà a portarle l’Uovo Polimerico dell’Uccello dalle Piume di Fuoco, otterrà benessere per la sua famiglia e qualche seme della pianta miracolosa. I partecipanti ai giochi sono dei ragazzi che impariamo a conoscere e ad apprezzare nel corso del romanzo: ognuno senza niente da perdere, e con un forte desiderio di affrancarsi da quella che è a tutti gli effetti una tirannia; il potere dominante, però, ha diversi assi nella manica ma anche dei segreti da tutelare. Le autrici narrano una vicenda davvero intrigante, ricordandoci che anche la più fantasiosa storia può contenere delle tragiche e realistiche previsioni sul nostro futuro.