La donna morta
La donna morta dello scrittore e critico letterario spagnolo Manuel Rico è la traduzione italiana di uno dei suoi romanzi più amati, dal titolo La mujer muerta; l’opera è ambientata tra la città di Madrid e un immaginario villaggio di nome Cerbal nel 1986, e copre un arco narrativo di circa quattro anni. L’autore propone una lucida riflessione sul tempo e sul suo rapporto con l’essere umano; il tempo è qui visto anche nella sua accezione più intima e soggettiva: è infatti percepito in modo diverso dal protagonista dell’opera, che perde di vista la realtà per tuffarsi in una dimensione in cui i piani temporali si intersecano. Gonzalo Porta è un pittore cinquantenne; da un anno è stato colpito da una severa depressione che gli impedisce di dipingere: egli non trova più sollievo nella sua arte e i suoi quadri, di natura astratta, non riescono più ad emozionarlo. Inoltre, la scena artistica di Madrid è per lui soffocante e tende ormai a ripudiarla; consapevole che il suo disagio stia peggiorando, decide quindi di allontanarsi temporaneamente dalla città.
La scelta del luogo in cui vuole rifugiarsi, però, non è condivisa da sua moglie Berta e dagli amici più stretti: Gonzalo è infatti ossessionato dall’idea di andare a Cerbal, un villaggio semidisabitato e appena accennato sulle cartine geografiche, che aveva visitato con suo padre quando era un ragazzino. Gonzalo e Berta, alla fine, si trasferiscono: la donna farà avanti e indietro perché il suo lavoro in una casa editrice è a Madrid, e necessita della sua presenza; ella è frustrata dalla testardaggine del marito ma cerca comunque di stargli vicino, sperando in una sua ripresa. Ed effettivamente, col trascorrere dei giorni, Gonzalo sembra stare meglio; ricomincia anche a dipingere ma non sono più i quadri informali di un tempo: ora è il realismo ad interessargli, come era accaduto vent’anni prima, con i suoi primi lavori.
I suoi dipinti, però, non parlano del suo presente ma di un tempo lontano: «Lentamente ed efficacemente, la sensazione di assistere all’irruzione di un mondo sommerso e frammentario si impadronì di lui: scene espropriate di una città che non esisteva più, volti che il tempo ha sepolto, strade scomparse sotto i viali della post-modernità, messaggi di un’esistenza precaria, di quella di una Madrid ancora attanagliata dall’ultimo respiro del dopoguerra, sembravano risvegliarsi da un lunghissimo sonno. Li sentiva suoi e, allo stesso tempo, lontani». È solo l’inizio di un viaggio condotto sul sottile filo tra lucidità e follia, raccontato magistralmente da un autore che sa dipingere dei mondi interiori suggestivi e inquietanti.
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