L’Opera secondo Argento
Qualcuno definisce Opera, e forse non a torto, l’ultimo grande film di Dario Argento. E grande lo fu per diversi aspetti, non ultimo il costo sostenuto per produrlo, per scene come quelle che impiegano i corvi sono servite cifre tutt’altro che trascurabili. Di sicuro è un film complesso, che nasce sotto una stella che pare non essere favorevole visto che le sue origini si devono, in un certo senso, alla mancata regia di Dario Argento allo Sferisterio di Macerata. Nel 1985 il maestro si era infatti visto proporre un incarico come regista teatrale di una versione tutta sua di Rigoletto per poi vedersela revocare in favore di una scelta ben più conservatrice ma più rassicurante dettata un po’ dalle circostanze e un po’ da quell’atteggiamento pavido e timoroso del potere che caratterizza la cultura in Italia, specie quando si rapporta con le istituzioni. E se un ostacolo ha ispirato la realizzazione di Opera, pellicola ambientata nel mondo della lirica che del mai nato Rigoletto Argentiano si porta dietro certamente qualcosa, numerose altre difficoltà, tra cui un aspro contrasto con la censura che fece arrabbiare Argento e rese di culto una scena con un corvo che tiene un occhio nel becco, hanno caratterizzato questa grande creatura del maestro.
Quali siano queste difficoltà, insieme ad altri approfondimenti e curiosità su Opera, lo si può scoprire leggendo il saggio di Fabio Giovannini, L’Opera secondo Argento edito da Shatter. Così come altre opere trattate in precedenza su queste pagine, non ultimo il libro sulla saga di Predator, Shatter fissa l’asticella su buoni standard che rendono i singoli libri strumenti di approfondimento interessanti per gli appassionati oltre che per eventuali studenti di cinema che vogliano appoggiarsi a una fonte d’informazioni estremamente concreta e conscia del fatto che di volumi prettamente teorici il mercato è già saturo.
Un libro quindi costruito soprattutto sui fatti, quello di Giovannini, corredato da interviste e approfondimenti puntuali e concreti, una forma mentis nocturniana supportata dal fatto di poter ancora parlare, o di averlo potuto fare in passato, con alcune delle figure che hanno partecipato in prima persona alla realizzazione del film, non ultimo Argento stesso che porta al lettore una prospettiva molteplice, sia dal punto di vista dell’artista che da quello di chi il film l’ha vissuto e per questo ha tanto raccontarne. Quello di Shatter è un modo di fare approfondimento per certi aspetti anti accademico ma proprio per questo importante in quanto offre un controcanto rispetto a una critica a volte troppo teorica e staccata dai processi e dalle dinamiche di quella che è una vera e propria industria, legata a concreti meccanismi produttivi quanto e forse più che ad astratte intenzionalità artistiche, certamente importanti ma in ultima istanza costrette a cedere il passo nello scontro con la realtà quotidiana, si veda appunto l’episodio con la censura che su Argento e sul suo lavoro ha avuto un impatto concreto e decisivo. L’Opera secondo Argento è uno strumento utile per gli addetti ai lavori e un approfondimento che getta uno sguardo realistico e anticonvenzionale sul cinema come attività umana.