Predator – Guida alla Saga Crossmediale
Non siamo soli nell’universo, ma non è una bella notizia. Una razza di cacciatori dallo spazio profondo, gli Yautja, alieni antropomorfi con un volto mostruoso coperto da una maschera e armi avveniristiche, visitano periodicamente il nostro pianeta per misurarsi con esemplari della nostra razza che soddisfano i loro parametri guadagnandosi il titolo di combattente. Negli anni le cacce degli Yautja si sono moltiplicate e i loro metodi sono diventati iconici: lame volanti, cannoni al plasma montati su spalla e lunghi artigli da polso sono entrati nell’inconscio di milioni di spettatori che, da quel primo scontro fra un cacciatore alieno e un mercenario interpretato da Arnold Schwarzenegger, non hanno più abbandonato una delle saghe più amate del cinema mondiale d’azione: Predator.
Shatter Edizioni prosegue la sua linea editoriale che prende in esame miti e protagonisti del cinema degli ultimi decenni con un libro che prende in esame il franchise creato da John McTiernan sul finire degli anni ’80. L’analisi che un gruppo di autori coordinati da Fabio Zanello fa della saga si focalizza sull’evoluzione di un marchio discontinuo ma sempre molto amato ricostruendo il processo che ha trasformato il villain di un riuscitissimo prodotto del periodo d’oro dei film action in una presenza stabile nell’immaginario collettivo di un fandom che ne segue i movimenti da anni, in tutte le sue forme. E la presenza multiforme di Predator sul mercato è uno dei punti interessanti, ma anche dei punti deboli, di Predator – Guida alla Saga Crossmediale. Se gli interventi dedicati alle varie incarnazioni cinematografiche del franchise, ivi compresi i cross over che i fan hanno aspettato per molti anni con la saga di Alien, sono esaustivi e dedicano il giusto spazio a un’analisi molto focalizzata, la sezione dedicata ai fumetti è un po’ troppo scarna senza contare mentre una sezione sui videogames, che soprattutto per quanto riguarda i crossover con gli xenomorfi sono stati un importante punto di riferimento per il franchise, brillano per la loro assenza, il che per un libro che fa una dichiarazione d’intenti piuttosto chiara per quanto riguarda l’aspetto crossmediale del prodotto Predator è una mancanza piuttosto pesante.
Ed è un peccato, perché se il resto del libro fosse stato tirato via, se l’operazione fosse stata povera di potenziale fin da subito, allora si sarebbe potuto liquidare il progetto in due parole, ma quel che traspare dagli interventi sul Predator cinematografico è che si poteva fare meglio e quindi si doveva. Proprio sulla crossmedialità, che compare nel titolo, il progetto risulta monco di una parte non trascurabile. Tuttavia, chi legge il libro per aprire un discorso da integrare successivamente con altri testi può trovare un primo testo solido su cui sviluppare la propria ricerca.