Marina Loi: la donna del Fantafestival 2018
Un corto e un lungo, per la scream queen di Fulci
Se non avessimo già usato lo scorso anno questo “attacco”, adesso strilleremmo “la terza volta di Marina Loi al Fantafestival”. Ma l’avevamo già detto, quindi tocca inventarsi qualcosa di diverso.Che con la Loi è facile e difficile insieme. La notizia cui aggrapparsi sono più notizie, perché “la divina” approda alla manifestazione romana con due new entries: un corto che si è pensata, progettata, organizzata e interpretata in tempi record, dal titolo Souls; e un lungo, Everybloody’s End in cui ha un cammeo che è stato definito “iconico”, e che una volta si sarebbe detto “feticistico”. Essendoci anche altre cose che bollono in pentola, abbiamo pensato bene di chiedere udienza alla Loi e di capire un po’ meglio quali e quante novità si sono messe in moto…
Nel 2017 dicevamo che erano trent’anni, ma in realtà sono trent’anni esatti nel 2018 da quando spingesti il piede per la prima volta come protagonista al Fantafestival…
Sì, per Zombi 3, estate 1988. Ma questa è cosa saputa e capita, come si dice a Roma. Dobbiamo insistere?
A little bit: io insisto solo per cercare di estorcerti qualcosa che non siano le cose che tu ricordi che diceva Bea (Beatrice Ring, ndr). ..
Io quello ricordo e te l’ho raccontato fino alla nausea. Il pubblico in sala era molto reattivo, partecipante. Si rimpallavano la battuta che io dicevo (non con la mia voce) mentre mi aggiravo per la piscina deserta a Olongapo: «C’è nessuno qui?»…. Sulla mangiata delle mie gambe, risolsero con applausi. E pure questo lo sai bene. Ma alla fine noi ci coprimmo la faccia con dei foulard, prima di defilarci a fine proiezione. Fulci non c’era o almeno io non ho presente che ci fosse… Veniamo al presente…
Una cosa sola ancora: mai capito se Zombi 3 ti piace o no?
Ho sempre avuto grande rispetto per ciò che ho fatto, sia per il film sia per Lucio. Anche quando a casa mia, in certe serate, saltava fuori la vhs del film e gli amici, vedendo la Loi senza gambe, cominciavano a ridere.
On ne badine pas avec Lucio et avec Zombi 3…
Absolument!
Sei una delle interpreti del film di Claudio Lattanzi, Everybloody’s End, di cui al Fantafestival 2018 viene presentata una clip in esclusiva… Cominciamo da questo…
Ho, nel film, un cammeo che il regista definisce “iconico”. Sono l’assistente di Giovanni Lombardo Radice e… non posso dire di più, perché la storia è blindatissima.
Si tratta di una specie di post-atomico con dei vampiri – lo dico io che ho strappato qualche confidenza a Lattanzi. Tu fai una fine allucinante, sotto agli effetti specialissimi di Sergio Stivaletti. Non è un mistero, le foto sono circolate sui social…
Eh, ma no comment…
Ma non vieni crocefissa, a un certo punto?
No comment…
Claudio Lattanzi come ti ha ingaggiato per il film? Non credo che tu all’epoca lo avessi mai incontrato o sbaglio? Anche se lavoravate più o meno negli stessi anni ai grandi film horror della metà anni Ottanta…
Claudio l’ho conosciuto proprio al Fantafestival, l’anno scorso, la sera della proiezione di The Antithesis, il film di Francesco Mirabelli in cui avevo fatto una parte e che vinse il Premio Mario Bava. Poi siamo andati a cena con Claudio, con Claudio Simonetti, Antonio Tentori, altre persone ed è uscito il discorso di un mio possibile ruolo in Everybloody’s End… Il film, per quello che posso dire dalla parte che mi riguarda, è molto affascinante. C’era una luce bellissima, “caravaggesca”, quando ho girato io… Claudio Lattanzi, peraltro, è una persona molto preparata e amabile…
Ok, passiamo a Souls. Il corto del quale sei…
Autrice e interprete…
Souls, Anime. Perché l’idea di un corto?
Brutale: mi è venuto in mente perché volevo partecipare al Fantafestival. E siccome quando io mi metto in testa una cosa, poi la faccio, ho organizzato questo corto… Che, in realtà, è quasi un medio perché dura circa mezz’ora. Ho trovato un gruppo di lavoro e ho organizzato il tutto a tempo di record. L’idea è partita dall’attrice protagonista, che è Luisanna Ciuti. Volevo fare una cosa con lei a tutti i costi…
Anche perché vi assomigliate in maniera incredibile…
Sì, siamo l’eidolos l’una dell’altra…
Eidolon, casomai… Tuo padre, celebre grecista, qui ti avrebbe bacchettato…
Giusto… Comunque, l’idea iniziale è nata da questo. Quindi, mi è venuta in mente una storia. In principio, si trattava di una trama che coinvolgeva noi due, me e Luisanna. Poi, però, il corto ha avuto diverse evoluzioni, perché avevo la possibilità di avere sul set anche un’altra attrice emergente molto brava, Elena Ferrantini. Si è aggiunto anche Alessandro Sardelli, attor giovane in grande lancio…
Sì, lui è stato Pelosi nella Macchinazione, il film su Pasolini…
In più, ho avuto due cammei eccezionali: quello di Margherita Carlini che è una criminologa sensibile e bravissima che mi ha aiutato come consulente e ha fatto questo ruolo, molto intenso. Ed Ercole Rocchetti, giornalista di Chi l’ha visto? che interpreta se stesso. Il direttore della fotografia è Bruno Cascio, David di Donatello. E il regista è Michele Digeronimo. Leonello Fontana è, invece, il prezioso produttore di Souls.
Il corto tocca temi caldi in questo momento: l’abuso sulle donne e tutto quello che si lega al #Metoo…
Posso dire che Souls è evoluto e cresciuto con la partecipazione un po’ di tutti. Tu stesso sai come si è sviluppato questo progetto, sei uno dei primi con i quali ho parlato dell’idea…
Sì, è vero…
Ho avuto la collaborazione di Luisanna e di Elena, in fase di elaborazione del soggetto ed essendo persone sensibili, intelligenti e preparate, hanno messo molto anche loro nella scrittura finale, oltre alla recitazione, perché ogni attore, naturalmente, è come se scrivesse una parte del film. Però, in questo caso, loro hanno partecipato anche prima, alla genesi di Souls. Quindi, confrontandomi con tutte le persone e dovendo gestire una serie di problemi tecnici, quello che all’inizio doveva essere un horror vero e proprio si è trasformato più in un fantasy e in qualcosa di molto più intimista. Quello che posso aggiungere è che sì, Souls è diventato anche un corto contro la violenza sulle donne e, soprattutto, è diventato un corto contro la violenza sulle donne ma dal punto di vista delle donne, mentre in genere ci si concentra più sul “predatore”, sul “serial killer”. Ma in questo caso abbiamo voluto mettere in evidenza la donna, la sua condizione quando si trova a soggiacere a una violenza. Perché ogni donna reagisce in maniera differente. Si tratta di un tema che spero di esplorare anche in un lungo, perchè scrivendo Souls abbiamo dovuto lasciare fuori un sacco di argomenti, di approfondimenti che erano importanti ma che in un corto ci sarebbe stati stretti.
Tu hai un ruolo centrale come interprete, nel corto…
Direi che la protagonista è Luisanna, è Elena, è Alessandro… in realtà, non c’è un vero protagonista. Souls è un film dove ognuno ha un suo ruolo ben preciso, quindi davvero non saprei dire chi sia il protagonista. La storia la portano avanti tutti…
Abbiamo anche una terza novità che ti riguarda: Interplay. Di cosa si tratta? Io non so nulla, non mi hai mai detto niente…
Interplay è una webserie, coprodotta con l’Inghilterra, e che si sviluppa tra Roma e Londra. Io sono anche nella serie inglese, ma in questa italiana, che è una specie di spin-off, sono la protagonista. L’ha girata Flaminia Graziadei, e tra l’altro questa serie l’avevo annunciata solo su Nocturno ed è stata fatta… quindi Nocturno porta fortuna. Il tema è la ricerca dell’amore in rete, mettendo anche in evidenza quali possono essere i pericoli del Web. Però è in forma comedy e io ho un ruolo anche divertente. La vedrete presto, abbiamo finito di girarla da poco, quindi l’uscita è imminente, penso all’inizio del prossimo anno…
Perciò adesso, visto che portiamo fortuna, devi darci qualche altra anteprima esclusiva…
Con una parte del cast di Souls, sto studiando di fare una cosa che si intitolerà Instasex, sempre a proposito di quel tipo di rapporti che si creano in Rete. Sarà una sit-com. In sintesi, tanto horror e un po’ di sesso, ma solo virtuale…
Tu eri approdata su Nocturno, ormai quasi dieci anni fa, parlando di un film che avevi scritto e che cercavi di produrre, Zombi Queens…
Sì, è vero. Era uno dei progetti horror al quale ho lavorato e che ho dovuto accantonare in attesa di tempi propizi. Per fare cinema e soprattutto il cinema che vorrei fare, cioè cinema di genere o cinema sociale che poi non è detto non si possano anche incontrare, bisogna concentrarsi completamente, essere totalmente lì, perché è come dirigere un’orchestra. E quindi ci vuole molta applicazione. In Italia, lo sai meglio di me, fare cinema di genere a un certo livello è difficilissimo. Lo sai perché hai scritto più di un film ispirandoti a me, che sono la tua “Musa”… E tutti lo devono sapere, che sono la tua “Musa”…
Certamente…