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1992

2015
Titolo Originale:
1992
REGIA:
Giuseppe Gagliardi
CAST:
Stefano Accorsi
Guido Caprino
Tea Falco

Il nostro giudizio

1992 è una serie tv del 2015, trasmessa da Sky Atlantic, ideata da Stefano Accorsi.

E così, mentre su Rai uno terminava la replica della biopic fiction su Domenico Modugno, con protagonista l’improponibile Beppe Fiorello, Sky (Atlantic) faceva prendere il volo, dopo un battage pubblicitario in grande stile, alle prime due puntate di 1992, serie nata da un’idea di Stefano Accorsi (sceneggiatura di Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo) e dedicata – lo dice il titolo stesso – all’annus horribilis per alcuni, mirabilis per altri, in cui nel nostro Paese deflagrò Tangentopoli. La Milano che aveva appena finito di essere da bere, Di Pietro, Chiesa, quello del pio albergo Trivulzio, i socialisti ladri e mazzettari, Borrelli, la caccia al grande cinghiale (e, buñuelianamente, un cinghiale bestia c’è davvero, affogato nelle acque della Martesana), Bettino Craxi. Chi c’era se lo ricorda. E dopo 1992 lo saprà anche chi non c’era. Gli ascolti record contano meno del fatto che l’incipit della serie non sia piaciuto né a destra né a sinistra, che sia stata sul cazzo sia al Manifesto sia a Libero. Pure allo stesso Tonino, resosi protagonista di memorabile gaffe, dichiarando che 1992 farebbe rigirare nella tomba nella Borrelli, il quale, fino a prova contraria, non è ancora passato nel mondo dei più. Tutti dati significanti: vuol dire, al di là del pregio intrinseco in termini spettacolari ed emotivi del prodotto, che siamo sulla buona strada, che siamo oltre le visioni pacificatrici. Che stando al centro dell’ovvio, ne siamo felicemente al di fuori.

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1992 è diretto da Giuseppe Gagliardi (Tatanka), è prodotto da Lorenzo Mieli, (Wildside, quella dell’ottimo In treatment versione italiana), e ha Accorsi come colui che tutto muove, ideatore e protagonista nelle vesti di Lorenzo Notte, publitalista e mediasettista, ma ex compagno, che si presenta come l’uomo con un pelo sullo stomaco alto così, capace di ipnotizzare Dell’Utri il giorno in cui convince un inserzionista recalcitrante a investire in pubblicità sul Biscione stuzzicandone gli istinti pedofili con mezzo minuto di Non è la Rai. Il che porta subito 1992 a tre stellette, anzi tre teschi, visto che siamo a Nocturno. Il procedere della trama – si evince fin dal principio – è come quei giochetti della Settima Enigmistica in cui si tratta di unire i puntini con le linee, finché se ne ricava il disegno compiuto. Molti personaggi che in un modo o nell’altro entrano in contatto l’uno con l’altro. Lorenzo – gaudente e separato dalla moglie new age (c’è una grande presa per il culo delle scuole Steineriane), con l’imprevisto di una figlia per casa: Irene Casagrande, psicanalizzata da Castellitto in In Treatment, bella faccetta, interessante e inquietante – scopa con Miriam Leone, subrette rampante nelle grazie di uno dei tanti imprenditori milanesi coinvolti in Mani pulite, tal Mainaghi, che ha fatto la telefonata per inserirla in Domenica in: «La prossima volta ti farò il pompino più bello della tua vita», ringrazia lei, che si rende protagonista, nella sequenza in cui Accorsi se la tromba in piedi, de retro, di una scena che per gli standard tv è ai limiti dell’hard. Il pubblico ringrazia. Mezzo teschio in più.

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L’amante della Leone (Miss Italia 2008, grandissima figa, niente da dire, e pure brava), interpretato da Tommaso Ragno, è sposato con Silvia Cohen (un gradito ritorno) e ha due figli, maschio e femmina. La ragazza è Tea Falco, attrice siciliana della quale chi frequenta Twitter racconta cose mirabili. Nella vicenda, lei è una inconsapevole chiave di volta del fatto che il padre finisca inquisito, perché una sera si è tirata in casa e nel letto – senza scoparci – un tizio (Domenico Diele) che in realtà è un poliziotto che lavora nel team di Di Pietro e che profitta del suo sonno per fotografare documenti compromettentissimi. Sete di giustizia? Soprattutto voglia di vendetta, perché il tizio ha l’HIV, essendo stato contagiato da sangue infetto a causa dei maneggi di gente come il Mainaghi. E con la Leone ci prova una sera anche Pietro Bosco (Guido Caprino), un reduce della guerra del Golfo (cazzo c’entra?), uno spiantato, un rugbista depresso, che ha però la “fortuna” di menare due albanesi che stanno aggredendo un vecchio leghista e la sua donna. Nel 1992 era plausibile che uno del genere, battezzato Batman, venisse illico et immediate candidato da Bossi.

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Insomma, senza unire altri puntini con altre linee, il quadro è già abbastanza chiaro, ragionando sulle sole due prime puntate delle dieci che ci intratterranno fino a maggio: qui non si vuole educare, non si vuole compiacere, non si vuole scontare o forfetizzare quanto accadde o cominciò ad accadere nel 1992, quando terminò nel sangue e nella merda – come direbbero i cretini – la Prima Repubblica e per nostra disgrazia cominciò la Seconda. 1992 ci affranca finalmente dal gioco dell’irrapresentabile, dai Fiorello-Modugno, dall’inviolabilità mediasettiana, dal savoir-faire e dall’equilibrismo. Ed è tutto sommato – da quanto si giudica nelle prime due puntate, ma il mattino fa il buongiorno – meno feroce, il quadro, di quanto avrebbe meritato la realtà. Idealizzando magari un po’ Dell’Utri che spolvera l’Elogio della pazzia di Erasmo e indugia di fronte ai maxi schermi con il tg di Italia uno che dà conto dell’ammazzamento di Salvo Lima, e l’eidolon di Berlusconi che al cesso, inquadrato solo nelle scarpe, consiglia Accorsi di pulire l’asse del water, se no chi viene dopo “penserà che sei stato tu a sporcare”.