99 Lune
2023
99 Lune è un film del 2022, diretto da Jan Gassmann.
Siamo in Svizzera. Bigna è una bella ragazza di ventotto anni che lavora come scienziata, specializzata in prevenzione del sisma. Un giorno esce da lavoro, si reca nel parcheggio a prendere la macchina e viene aggredita da uno sconosciuto mascherato, con il quale intrattiene un feroce rapporto sessuale. Non è il principio di un thriller né una sequenza di stupro, ma una pratica erotica rigorosamente concordata: perché a Bigna piace essere presa brutalmente, nella classica simulazione di un’aggressione che poi sfocia in un esaltante facesitting senza penetrazione. Una botta e via. Inizia così 99 Lune, il film di Jan Gassmann dal 29 giugno nelle sale italiane, dopo il passaggio al Festival di Cannes 2022 dove si porta dietro la fama di “film scandalo”. Un’etichetta stupida come tante, naturalmente: il film è molto di più e altro. Prima di tutto, la premessa rimesta nella nuova sessualità di oggi, anzi ormai già di ieri, quella delle app: gli incontri con sconosciuti che sostituiscono il rapporto convenzionale, la relazione a lungo termine, la storia d’amore. Il concetto viene posto per poi metterlo in dubbio. Bigna infatti incontra Frank, trentatré anni, con una vita molto più irregolare, dedito al clubbing e al consumo di droghe. Qui iniziano i problemi: Bigna risulta magneticamente attratta da Frank e avverte l’esigenza di rivederlo.
Il regista scandisce la storia attraverso le novantanove lune del titolo, ovvero con una cronologia che si dispiega per ellissi, saltando da un tempo all’altro, lasciando volutamente dei vuoti da colmare: perdiamo i protagonisti e li ritroviamo dopo un periodo, passate poche o tante lune, con gli inevitabili cambiamenti avvenuti nel corso delle loro vite. Per esempio, a un certo momento Bigna sposa un suo collega. Ritrovare Frank in veste di cameriere a un ricevimento sarà uno shock, subito seguito da una copula consumata nel retro dell’auto. Ecco allora affiorare uno dei punti del film: che differenza c’è tra sesso e amore? Si può vivere di solo sesso, scansando scientificamente il sentimento? 99 Lune ha il coraggio di tratteggiare una giovane donna, splendidamente interpretata da Valentina Di Pace, che ha fatto una scelta, quella di espletare una sessualità considerata “estrema” con ignoti, trovando così soddisfazione senza bisogno di altro. Una scelta non solo legittima, ma che si nutre di gusti precisi e pratiche preferite, come il cunnilingus.
L’altro polo della coppia, anch’egli un ottimo Dominik Fellmann, spacca il suo guscio e la rincorre, trovandola a più riprese nelle due ore di racconto. Ogni nuovo incontro coincide con una sessione di sesso pirotecnica. Lui vuole una relazione più convenzionale, lei non ne vuole sapere. Ed ecco l’altro nervo che il film tocca, questo più ambiguo e sfuggente: una storia di sesso deve per forza diventare una storia d’amore? Cioè Bigna e Frank si amano e sono destinati a stare insieme? La risposta è difficile. Da una parte la loro chimica scatta automatica, a distanza di anni e di cambiamenti, come una famiglia o un figlio, tra loro esiste una calamita irresistibile. Dall’altra parte però ci sono certe metà che evidentemente non combaciano, perché nate su basi diverse, perché i pezzi del puzzle non si incastrano e vogliono cose differenti, sempre in contropiede l’uno sull’altro. Il centro di tutto, forse, sta in ciò che dice il regista Jan Gassmann: “Per me l’amore è una sorta di potere anarchico in una società profondamente influenzata da principi economici”. Non so l’amore, ma l’anarchia del sesso viene qui adeguatamente rappresentata: senza falsi tabù, con potenti sequenze dei rapporti, comprese alcune inquadrature di pene e vagina. D’altronde il pene e la vagina esistono, è ridicolo nasconderli sempre dietro una dissolvenza.