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A Quiet Place – Giorno 1

2024
Titolo Originale:
A Quiet Place: Day One
REGIA:
Michael Sarnoski
CAST:
Lupita Nyong'o (Sam)
Joseph Quinn (Eric)
Alex Wolff (Reuben)

Il nostro giudizio

La scansione temporale in numero di giorni, a partire da quello dell’invasione aliena, definisce l’andamento narrativo della saga di A Quiet Place fin dal primo film del 2018, in cui si iniziava dal giorno 89, in cui la famiglia Abbott perdeva il figlioletto più piccolo in modo orribile. Si saltava poi direttamente al giorno 472, a partire dal quale si assisteva agli eventi che culminavano in un bel finale al cardiopalma, lasciato volutamente in sospeso, pur con la consapevolezza di aver trovato finalmente il punto debole delle letali creature cieche, ma dall’udito iper-sensibile. In realtà, se parliamo di Giorno 1, lo avevamo già visto nell’incipit di A Quiet Place 2, nel quale avevamo assistito all’inizio dell’invasione, proprio nel paesino della provincia americana in cui si svolgevano il primo. Risalire all’inizio dell’invasione, dunque, non è affatto una novità per la saga che ha visto alla regia dei primi due capitoli John Krasinski (anche sceneggiatore insieme con gli ideatori del soggetto originale Bryan Woods e Scott Beck), poiché ne avevamo avuto un ottimo assaggio nei primi concitati 12 minuti di A Quiet Place 2. Ciò che cambia in questo terzo capitolo è solo l’ambientazione: dalla campagna si passa alla metropoli per eccellenza, ovvero New York, con i suoi perenni 90 decibel di inquinamento acustico, come viene rilevato dalla didascalia iniziale. Il problema di questo terzo capitolo prequel è tutto qua: rispetto ai primi due il meccanismo narrativo non cambia affatto, ma aumenta solo il numero di vittime, nonché la quantità di creature aliene. Non se ne erano mai viste così tante nei primi due film. Verrebbe da pensare che anche Cameron aumentò il numero di xenomorfi nel sequel di Alien, ma un qualsiasi paragone di A Quiet Place: giorno uno con uno dei migliori sequel della storia del cinema provocherebbe in chiunque, come anche in chi scrive, una sonora risata.

Ciò che manca in questo nuovo capitolo, visto che tutto si ripete uguale, con i personaggi che devono stare in assoluto silenzio ma, puntualmente, una minima disattenzione provoca il disastro, è un’espansione della mitologia delle creature aliene, di cui sappiamo ancora ben poco. In Aliens Cameron si era chiesto da dove provenissero tutte quelle uova intraviste nell’astronave aliena del cult di Ridley Scott e la sua risposta, geniale nella sua semplicità, fu la Regina Madre, da contrapporre tra l’altro al personaggio di Ripley, diventata anch’essa madre (almeno in modo vicario) in Aliens. In Giorno uno invece John Krasinski (qui coinvolto solo come autore del soggetto) e Michael Sarnoski (autore del valido Pig con l’icona Cage), regista e sceneggiatore, non si sono presi la briga di inventarsi qualcosa di nuovo e approfondire magari il background delle creature dal super-udito che, nel look, rimandano moltissimo ai demo-gorgoni di Stranger Things (ricordiamo che il primo capitolo uscì nel 2018, quando la Stranger Things-mania era al suo apice). Si sono limitati invece a riprodurre pedissequamente l’ormai oliato meccanismo narrativo dei primi due film, cui abbiamo accennato prima, senza apportare modifiche: silenzio, tensione, salvezza apparente, rumorino inevitabile, fuga e poi, se qualcuno rimane vivo, si ricomincia. Ormai la metafora della civiltà assordante, in cui c’è bisogno di silenzio interiore, è stata ampiamente consunta e masticata dai primi due capitoli.

Ciò che in parte salva e tiene a galla A Quiet Place: Giorno Uno sono le interpretazioni, frutto di un indovinato casting, di Lupita Nyong’o e Joseph Quinn (guarda caso proveniente dalla quarta stagione del già citato Stranger Things). La vincitrice dell’oscar per 12 anni schiavo si butta anima e corpo nel ruolo di Sam, malata di cancro allo stadio terminale, che non ha nulla da perdere e che ci tiene a mangiare un’ultima pizza in una famosa pizzeria di Harlem, quartiere dove è cresciuta. Impossibile non empatizzare con lei, come pure con Eric, il giovane studente inglese di giurisprudenza, cui il talento di Quinn dona una fragilità ed uno spessore umano reali e palpabili. L’empatia che si viene a creare man mano tra i due personaggi costituisce l’architettura emotiva su cui regge tutto Giorno uno. Non dimentichiamo lo strategico gatto Frodo, vera terza star del film, la cui muta e credibile interpretazione supera quella di moltissimi felini filmici (Jones di Alien ne sarebbe fiero). Ma questo terzetto di interpreti purtroppo non basta a riscattare A Quiet Place: Giorno uno, che non aggiunge assolutamente nulla di nuovo, laddove avrebbe potuto invece espandere la mitologia aliena, nonché aggiornare l’usurato meccanismo narrativo in tantissimi modi. Peccato.