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Algos

2021
Titolo Originale:
Algos
REGIA:
Luigi Di Noi, Chiara Lecciso e Frank Leone
CAST:
Laura Edwige Coccioli

Il nostro giudizio

“Mi parlava come se fossi nuda…

Sentivo la sua voce dentro…

Ci vogliamo bene”.

In una stanza quasi buia, seduta sul divano di colore nero, una giovane donna, parla con tono pacato del suo amore. L’improvviso inserimento di un flashback, che la vede correre lungo uno stretto corridoio, insinua però un dubbio, confermato dalla scena successiva, nella quale, mentre riprende il suo racconto, lentamente, con le dita sposta i lunghi capelli castani dal volto, ed evidenzia una lacerazione allo zigomo sinistro. Poi, continua a parlare del suo amore, e a guardarci, dritti negli occhi… e noi lì, irretiti spettatori, ormai testimoni di questa storia che ci porta ad entrare nella sua sofferenza e ad osservarla increduli, mentre è nella doccia, e l’acqua scorre ma non lava, pur strofinando in maniera ossessiva, sempre più forte, fino a lacerarsi la pelle, nel tentativo, disperato, di cancellare le diffuse ecchimosi dal corpo. Lei è nuda, come nudo è il suo dolore, che da sordo, nella solitudine della stanza, qui grida disperato, per poi tornare sordo, quando, ancora seduta su quel divano, giustifica la violenza del suo compagno, attribuendola ad un momento difficile. “Ci vogliamo bene”, le ultime parole, prima del buio. Algos, è il titolo di questo cortometraggio, che dura cinque minuti, diretto da Luigi Di Noi, Chiara Lecciso Frank Leone, con Laura Edwige Coccioli (23 anni, studentessa di scienze politiche per le relazioni internazionali all’Università del Salento: studia recitazione nella scuola di Cinema a Napoli, e dopo un videoclip musicale, questa è la sua prima esperienza sul set), presentato giovedi 11 Novembre 2021, alla XXII ed. del Festival del Cinema Europeo, a Lecce, all’interno del Concorso Puglia Show, premio Unisalento.

Algos, come nome del Dio del Dolore, lo stesso che rende cieca la protagonista, inghiottita dal perverso meccanismo di questo amore malato, la quale pensa, come purtroppo avviene nella maggior parte dei casi tra le donne vittime di violenza, di poter cambiare il comportamento violento e reiterato del partner, consentendo di fatto alla realtà di intrecciarsi pericolosamente alla fantasia. L’andamento ritmico, segue una logica molto musicale, è un piano che va in crescendo, fino ad un fortissimo, e  giunto all’acme, si conclude con un piano, pianissimo. La scelta del primo piano iniziale e di quello conclusivo, sottolinea l’ingenuità della protagonista, e scava nel profondo, come le semplici parole del monologo, che si fanno mute quando a parlare è il gesto lento, o frenetico, che ci spinge verso una più dettagliata ricerca psicologica. Il tema della violenza sulle donne è, purtroppo, di attualità, l’Istat sottolinea come le violenze più gravi siano esercitate da partner, parenti o amici, una donna uccisa ogni tre giorni, il dato più sconvolgente di questo 2021 non ancora concluso. Siamo tutti coinvolti: la famiglia, dove si sviluppa la sfera emotiva; la scuola, che ha il compito di formare ed informare non solo sul tema della sessualità ma dell’affettività; i media, che riportano episodi di cronaca, ma che possono educare e sensibilizzare le nuove generazioni. Perché l’amore non è sudditanza, dipendenza, non toglie libertà, non rende schiavo il pensiero e non chiude in una stanza. L’amore non è una trappola.

Dunque, anche quella di una storia raccontata al cinema può rappresentare una strada da seguire, per partecipare a sanare questa piaga sociale, un contributo per sensibilizzare, comunicare, educare al rispetto, ad un sano rapporto, fatto di cura, di premura, di delicatezza, di sostegno reciproco. Sottolineando che le vittime non devono sentirsi sole, ma sapere di poter parlare del proprio stato, nei Centri preposti all’ascolto, alle Forze dell’Ordine e soprattutto capire quanto sia necessario farlo subito, al primo segno di violenza, perché queste “persone” non devono mai essere giustificate ma aiutate da psicologi, medici, specialisti del settore.  L’Assemblea delle Nazioni Unite, sin dal 1999, ha istituito nella data 25 Novembre, la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. “La violenza contro le donne è forse la violazione dei diritti umani più vergognosa. Essa non conosce confini né geografia, cultura o ricchezza. Fin tanto che continuerà, non potremo pretendere di aver compiuto dei reali progressi verso l’uguaglianza, lo sviluppo e la pace” (Kofi Annan).